di
Claudia Bruno
03-10-2010
Frecciarosa …non è il titolo di un fotoromanzo per signore ma il nome che Trenitalia ha scelto per la sua "campagna di sensibilizzazione sui temi della salute, dei diritti e della sicurezza delle donne". Quali donne? Quelle che viaggiano accompagnate. E noialtre storciamo il naso.
Frecciarosa …non è il titolo di un fotoromanzo per signore ma il nome che Trenitalia ha scelto per la sua "campagna di sensibilizzazione sui temi della salute, dei diritti e della sicurezza delle donne".
Consulenze gratuite in carrozza, distribuzione di materiale informativo e dolciumi, l’attivazione di un numero d’emergenza per segnalazioni di violenze e stalking, pattuglie di poliziotte per la sicurezza a bordo e in stazione. Così, leggo sul sito delle ferrovie. Tutto questo per il mese di ottobre, dedicato alla salute e alla sicurezza delle donne. Poi tutto come prima, le carrozze torneranno zucche.
Ma il marketing rosa non finisce qui e Trenitalia non perde occasione per restituire al paese un disegno impeccabile di come dovrebbe essere la 'consumatrice di rotaie ideale'. Per tutto il mese le donne potranno infatti viaggiare gratis sui treni di media e lunga percorrenza dal lunedì al sabato. Ma attenzione: questo, se e solo se accompagnate.
Accompagnate da chi? Mi sono chiesta. Da figli e mariti, almeno dal lunedì al venerdì. Per il sabato invece la questione resta un mistero, bisognerà infatti essere in due per usufruire di un biglietto gratuito, quindi se ad accompagnare la donna in questione sarà un uomo, bene, altrimenti solo una delle due potrà usufruire della promozione, oppure si divideranno il costo del biglietto.
Insomma, per farla breve, a ottobre viaggiano gratis mamme, mogli e fidanzate. Tutte le altre – lavoratrici, single, coppie di viaggiatrici, studentesse, stagiste, conferenziere, docenti, attiviste, ecc. – pagheranno il biglietto, punto.
Considerando che le donne costituiscono quasi il 40 per cento dell'utenza nei tratti di media e lunga percorrenza, e che quasi l’80 per cento di loro viaggia da sola, non è difficile interpretare la campagna delle ferrovie come un grande, imperativo, categorico invito a smetterla – una volta per tutte – di andare in giro da sole. Ecco il rosa di Trenitalia, e noialtre storciamo il naso[1].
Improvvisamente mi viene in mente quello che mi rispose l’assessore ai trasporti e alla sicurezza della mia città qualche anno fa, quando durante un’intervista gli chiesi cosa intendesse fare per rendere la stazione più vivibile per tutte quelle che, come me, tornavano a casa dal lavoro tardi, con l’ultimo treno delle 23. Una stazione alla periferia della metropoli, come ce ne sono tante in Italia. Luoghi lontani dai riflettori, a chilometri di distanza dal centro urbano, dove dopo le 20 resta solo il buio, le fabbriche desolate, il rumore di passi svelti e soli che si affrettano a raggiungere il parcheggio deserto e lontano centinaia di metri dai binari, con in mano stretto il telefono cellulare perché "non si sa mai". Strade sotto gli occhi di tutti eppure invisibili, dove a una giovane lavoratrice non resta che cercare un po’ di conforto nello sguardo di una coetanea che a lavorare ha appena iniziato e già passeggia stanca sul bordo del marciapiede.
"E che ci va a fare lei da sola in giro dopo le otto, signorina?", mi rispose l’assessore. "Se proprio deve prendere il treno a quell’ora lo prenda accompagnata". E tutto, finalmente, si tingerà di rosa...
[1] Tra le donne che hanno pubblicamente ‘storto il naso’, per ora, segnalo: Felicia Masocco de L’Unità, Valeria Gandus de Il fatto quotidiano , il blog Femminismo a Sud
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