di
Alessandra Profilio
23-12-2011
Saranno necessari 30-40 anni per smantellare i reattori della disastrata centrale nucleare di Fukushima. Intanto il governo giapponese sta programmando il ritorno degli sfollati nell’area di Fukushima.
Saranno necessari 30-40 anni per smantellare i reattori della disastrata centrale nucleare di Fukushima. Almeno 25 anni, infatti, serviranno per recuperare il combustibile nucleare parzialmente fuso dei reattori 1, 2 e 3. I lavori richiederanno più del doppio di quanto richiesto dall'incidente del 1979 all'unità n.2 di Three Mile Island (Usa), interessato da parziale fusione.
La Tepco, società che gestisce l'impianto nucleare, ha illustrato la road map necessaria per preparare la rimozione delle barre di carburante dai tre reattori danneggiati che richiederà 10 anni, includendo l'immediata riparazione delle strutture di contenimento e lo svuotamento delle vasche del combustibile esausto nelle quali dovrebbero essere stoccate le barre recuperate.
“Dobbiamo effettuare questi lavori evitando di generare nuovi rischi”, ha sottolineato il ministro dell'Industria, Yukio Edano. Parallelamente al progressivo smantellamento della centrale le autorità dovranno occuparsi anche della decontaminazione del territorio circostante l'impianto disastrato. Intanto il governo giapponese sta programmando il ritorno degli sfollati nell’area di Fukushima.
Il governo sembra intenzionato a riaprire l’area interdetta già a partire dal prossimo aprile, creando tre nuove zone con differenti restrizioni in base al grado di contaminazione nucleare rilevato.
“Anche nella zona interdetta di 20 km ci sono luoghi in cui la radioattività è molto bassa, vicina ai normali standard internazionali – come ha dichiarato il professor Kodama Tatsuhiko, direttore del centro radioisotopi dell’Università di Tokyo – In questi aree si può prendere in considerazione il graduale ritorno della popolazione”. La popolazione giapponese, tuttavia, continua a dubitare delle rassicurazioni delle autorità circa i reali rischi collegati all'incidente nucleare.
Sono migliaia le donne che chiedono conto dell'opacità dei comunicati e dei rapporti ufficiali sulle radiazioni di Fukushima Daiichi. Proprio le mamme, infatti, sono in prima linea nei vari movimenti di base che stanno lavorando insieme per bloccare il funzionamento di tutti gli impianti nucleari in Giappone a partire dal 2012.
Nei giorni scorsi una delegazione formata da un centinaio di anti-nucleari, in maggioranza donne, si è incontrata con la Nuclear Safety Commission del Giappone ed ha chiesto ufficialmente un'indagine trasparente sugli incidenti negli impianti atomici e la chiusura definitiva di tutte le centrali nucleari.