di
Alessandra Profilio
16-11-2011
La contaminazione radioattiva prodotta dall'incidente nella centrale nucleare di Fukushima potrebbe aver coinvolto regioni molto ampie del Giappone, mettendo in pericolo la produzione di cibo in alcune province. Lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista scientifica PNAS.
Ad otto mesi di distanza dal devastante doppio cataclisma che ha messo in ginocchio il Giappone e provocato il peggior disastro nucleare dai tempi di Chernobyl, uno studio rivela che la contaminazione radioattiva prodotta dall'incidente nella centrale di Fukushima potrebbe aver coinvolto regioni molto ampie dell'arcipelago nipponico, mettendo in pericolo la produzione di cibo in alcune province.
Lo sostiene uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of National Academy of Sciences (PNAS), che ha analizzato la distribuzione e la quantità di Cesio-137 depositate nel suolo dopo l'incidente nucleare. Il Cesio-137 è un elemento che desta particolari preoccupazioni in quanto può perdurare per circa tre decenni provocando gravi danni all'agricoltura e all'allevamento.
Gli studiosi hanno riscontrato la presenza elevata di questo contaminante nella maggior parte delle regioni orientali e alcune parti del nord-est del Giappone, mentre non si sono riscontrate tracce significative nelle regioni occidentali, probabilmente perché protette da catene montuose. I risultati dello studio suggeriscono pertanto che la produzione alimentare a Fukushima e in alcune province limitrofe potrebbe essere significativamente compromessa dalla contaminazione da Cesio-137.
Gli studiosi chiedono dunque al governo giapponese di effettuare uno studio approfondito dei livelli di radioattività in tutto il Giappone, al fine di programmare al meglio le attività di bonifica. Secondo i ricercatori è inoltre necessario informare agricoltori e allevatori degli accorgimenti da adottare per evitare il rischio di contaminazione dei prodotti della terra e del bestiame.
L'11 novembre scorso, intanto, per la prima dal giorno dell'incidente il governo giapponese ha permesso ai giornalisti di visitare la centrale nucleare di Fukushima. Indossando tute speciali di protezione, una trentina tra tecnici tv, fotografi e giornalisti hanno avuto l'opportunità di ispezionare la struttura a bordo di due bus, accompagnati dal ministro per l'Emergenza nucleare, Goshi Hosono.
“Dal giorno del mio arrivo, poco dopo l'incidente, non c'é dubbio che i reattori siano stabilizzati”, ha affermato Masao Yoshida, responsabile della centrale gestita dalla Tepco. Eppure, ha avvertito Yoshida, ciò non vuol dire che “l'ambiente sia del tutto sicuro: le radiazioni restano elevate, così se si lavora qui ogni giorno, ci sono ancora pericoli”.
Il nucleare, però, non fa paura soltanto alla popolazione giapponese. Nella lista delle centrali europee a rischio è stata inserita da Greenpeace anche quella di Krsko, in Slovenia, a 130 chilometri di distanza da Trieste.
Commenti