di
Alessandra Profilio
04-07-2011
Il governo britannico avrebbe tentato di insabbiare il disastro nucleare di Fukushima avvicinando le aziende del settore per mettere a punto una strategia coordinata di pubbliche relazioni. Lo rivela il Guardian. Eppure, malgrado gli intenti del governo britannico e delle compagnie dell'energia atomica di sminuire l'entità dell'incidente, in Giappone la fine dell'incubo nucleare è ancora lontana.
Il governo britannico ha tentato di insabbiare il disastro nucleare di Fukushima avvicinando le aziende del settore per mettere a punto una strategia coordinata di pubbliche relazioni. E-mail interne ottenute dal Guardian dimostrano come soltanto due giorni dopo terremoto e tsunami dell'11 marzo, i colossi del nucleare lavorarono in coordinamento con i responsabili nel settore per assicurare che l'incidente compromettesse i loro piani per una nuova generazione di centrali in Gran Bretagna.
Eppure, malgrado gli intenti del governo britannico e delle compagnie dell'energia atomica di sminuire l'entità dell'incidente, in Giappone la fine dell'incubo nucleare appare lontana. Presso la centrale nucleare di Fukushima continuano infatti con difficoltà i lavori per la messa in sicurezza dell'impianto. I problemi riguardano in particolare il dispositivo di decontaminazione dell'acqua altamente radioattiva e derivano anche da errori umani.
L'emergenza non è però purtroppo circoscritta alla disastrata centrale. Qualche giorno fa oltre 100 famiglie della città di Data, nella prefettura di Fukushima a circa 50 km a nord-ovest dall'impianto danneggiato, è stato chiesto di abbandonare le abitazioni per evitare di essere ulteriormente esposte alle radiazioni.
Intanto il Fukushima network for saving children from radiation ha denunciato la presenza di sostanze radioattive nelle urine di 10 bambini delle elementari della prefettura di Fukushima. Come riferito in una conferenza stampa dall'organizzazione di cittadini giapponesi, "cesio radioattivo è stato trovato in tutti i campioni. I bambini, che abitano a 60 km dalla centrale di Fukushima, soffrono di esposizione interna alle radiazioni.
Dal Giappone all'Europa".
A questo si aggiunge la notizia dell'esplosione seguita da un incendio si è verificata il 2 luglio scorso nella centrale nucleare francese di Tricastin, nel sud-ovest della Francia. Ad esplodere è stato verso le 15.30 un trasformatore elettrico esterno al reattore nucleare. L'incendio si è sviluppato in poco tempo ed ha fatto salire nuvoloni di fumo che hanno preoccupato la popolazione. Le fiamme, secondo quanto sottolineato dal colosso energetico Edf, sono divampate nella “parte non nucleare dello stabilimento e non hanno alcuna conseguenza radioattiva sull'ambiente o la popolazione”.
Quello di sabato scorso non è il primo incidente che riguarda la centrale di Tricastin. Nel 2008 si verificò una preoccupante fuga di uranio e soltanto giovedì scorso l'autorità per la sicurezza nucleare francese ha ordinato a Edf di applicare nuovi requisiti di sicurezza se si vuole far operare il reattore numero 1 per i prossimi dieci anni. Un rapporto ha inoltre sottolineato che il sito “deve ancora realizzare progressi” per quanto riguarda la reazione da adottare in caso di “incendi di lunga durata”.
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