di
Alessandra Profilio
11-05-2011
Energia rinnovabile e risparmio energetico saranno i pilastri della politica energetica del Giappone. Lo ha annunciato ieri il primo ministro giapponese Naoto Kan spiegando che, alla luce del disastro nucleare di Fukushima, il governo ha deciso di rinunciare al progetto di aumentare l'impiego dell'energia nucleare.
Energia rinnovabile e risparmio energetico saranno i pilastri della politica energetica del Paese del Sol Levante. Lo ha annunciato ieri nel corso di una conferenza stampa il primo ministro giapponese Naoto Kan spiegando che, alla luce del disastro nucleare di Fukushima, il governo ha deciso di rinunciare al progetto di aumentare l'impiego dell'energia nucleare.
Il progetto prevedeva l'apertura di altri 14 reattori nucleari per aumentare entro il 2030 dal 30 al 50% la percentuale di elettricità prodotta da centrali nucleari, affidando il 20% ad energie rinnovabili. Secondo quanto affermato dal premier nipponico la percentuale affidata alle energie rinnovabili verrà però ora rivista.
Le dichiarazioni di Naoto Kan riguardo ai piani energetici del Giappone sono state accolte positivamente da Greenpeace. Secondo l'associazione le affermazioni del premier giapponese “sono un'ulteriore dimostrazione che l'energia nucleare è definitivamente al tramonto”.
“Non abbiamo bisogno di aspettare nuovi disastri”, ha affermato Salvatore Barbera, responsabile della campagna Nucleare di Greenpeace Italia, sottolineando la necessità che i governi di tutto il mondo, seguendo l'esempio del Giappone, cambino le proprie politiche energetiche puntando sulle energie pulite e rinnovabili. Barbera ha fatto quindi riferimento alla situazione italiana definendo i progetti di Palazzo Chigi sul ritorno al nucleare “sempre più anacronistici e fuori da ogni logica”.
E mentre il Presidente del Consiglio italiano continua a vagheggiare un futuro atomico per il nostro Paese, il primo ministro giapponese decide di rinunciare al suo stipendio da premier fino alla conclusione della crisi nucleare di Fukushima, nella quale il Governo ammette di avere una grande responsabilità, come la compagnia elettrica Tepco.
Quest'ultima, a sua volta, ha chiesto aiuti economici statali al governo di Tokyo al fine di poter fare fronte ai pesantissimi indennizzi che dovrà versare per risarcire i danni provocati dalla fuoriuscita di radioattività dall'impianto di Fukushima Daiichi.
Stando alle ultime notizie dal Giappone, insomma, sembra essere arrivato il tempo dei mea culpa e dei buoni propositi per il futuro. Purtroppo però né i dietrofront del governo nipponico sul programma nucleare né i risarcimenti in denaro potranno evitare le conseguenze della più grave catastrofe atomica dai tempi di Chernobyl.