Decrescita, "che confusione"

'Decrescita', una parola che a molti non piace, un concetto ancora troppo spesso frainteso. Non è importante come la chiamiamo, scrive Paolo Ermani, Presidente PAEA, in commento ad un articolo del giornalista Furio Colombo, "l'importante è mettere in pratica, per realizzare una società dove il PIL non sia la fede a cui prostrarsi".

Decrescita,
In un recente articolo sul Fatto quotidiano si legge una analisi di Furio Colombo, giornalista e scrittore, su crescita e decrescita. Per giustificare in qualche modo il termine crescita cita la solita storia che in natura tutto cresce, anche i bambini, gli alberi, etc. Peccato che non prosegue il ragionamento logico che ci dice che in natura tutto cresce ma non all’infinito, cosa di cui invece il meccanismo della crescita economica imperante necessita. In natura non c’è nulla che cresce all’infinito, quindi il bambino cresce e muore, così come l’albero, etc. Lo stesso cancro si espande in tutto il corpo ma poi quando muore il corpo, muore anche lui, non si espande all’infinito. E il meccanismo della crescita infinita in un mondo finito è esattamente come il cancro, si espande fino alla morte del mondo e conseguentemente di sé stesso. E questo piccolo grande particolare, che capirebbe chiunque tanto è banale e lampante, è proprio quello che rende l’attuale meccanismo di crescita economica infinita in un mondo dalle risorse finite, qualcosa di folle, impossibile e suicida. Bisognerebbe distinguere fra 'crescita in natura' con regole e limiti ben precisi e 'crescita infinita' dell’economia, e le due cose mai dovrebbero essere paragonate visto che non c’entrano assolutamente nulla l’una con l’altra. Colombo cita poi chi sta nella parte salva del mondo, cioè dove la crescita produce opulenza, senza citare il fatto che questa opulenza è figlia di uno sfruttamento pesante di persone e ambiente nei vari paesi di appartenenza e ancora più pesantemente in tante altre parti del mondo, quindi se si considera il genere umano come un tutt’uno il sistema della crescita è fallimentare in toto anche da questo punto di vista. Che qualcosa non gli torni del suo stesso ragionamento sulla crescita, Colombo se ne accorge forse involontariamente, quando cita il caso delle automobili dove è evidente che non si possano vendere automobili all’infinito se non altro perché non sappiamo più dove metterle già adesso. Non piace il termine decrescita? Come la si voglia chiamare a mio avviso non è particolarmente importante, molto più importante è mettere in pratica una società della decrescita o della post-crescita, o della a-crescita, comunque una società dove il PIL (anche quello tinteggiato un po’ di verde) non sia la fede e il dio a cui prostrarsi. Colombo prosegue scrivendo di una futura e auspicabile immaginazione al potere, come se le alternative praticabili, i modi, il lavoro che va in una direzione di un mondo “bello e desiderabile” siano qualcosa di là da venire, un araba fenice, un sogno. L’Associazione PAEA ed altri soggetti simili, da anni praticano, lavorano e propongono progetti concreti che dimostrano che un’altra strada è possibile ma non abbiamo sponsor di case automobilistiche, milioni di euro dallo Stato, grandi media per poterlo sbandierare ai quattro venti e quindi lo stesso Colombo evidentemente non ne è al corrente. Nella nostra povertà di mezzi economici ma ricchezza di contenuti, continuiamo a costruire; e prima o poi volenti o nolenti si dovranno fare i conti con la realtà e allora, le analisi, le teorie, gli intellettualismi, le chiacchiere, le zuffe per il potere, lasceranno il passo ai fatti concreti. Nel frattempo consiglio a Colombo due libri: Pensare come le montagne e Ufficio di Scollocamento, dove troverà tutte le indicazioni pratiche per la realizzazione di una nuova società senza aspettare fantomatiche immaginazioni al potere.

Commenti

Caro Paolo, hai tutto il mio sostegno e ti ringrazio per quello che fai e continui a fare. Non credevo che il significato del concetto di decrescita scatenasse tante ottuse resistenze. Ma forse è solo la parola che crea il primo blocco alla naturale comprensione di un diverso paradigma a cui far riferimento per soddisfare i reali e, ormai calpestati, bisogni degli esseri umani. Ho sofferto quando ti ho visto "ospite" di Ballarò. Incredibilmente non ti hanno fatto parlare tirando dritto con ridicole conclusioni, passate subito al vaglio dell'"esperta" di turno, su un concetto che non hai potuto spiegare. Non piace la parola DECRESCITA; nemmeno a Ballarò. Non si sa nemmeno a cosa faccia realmente riferimento e tanto è grande il disagio che suscita che non si vuople nemmeno sapere. Piuttosto gli si attribuisce un significato che evoca ristrettezze, sofferenza, tristezza tanto da poter essere velocemente liquidato. Ma come, tutto il mondo vuole essere felice? ...altrimenti ti avrebbero ascoltato. E' evidente che non possiamo fare affidamento sui media perchè fanno parte di un sistema che viene radicalmente messo in discussione. Possiamo cominciare solo da noi stessi. Con l'esempio. Il percorso é più lento e faticoso ma il segno che si lascia è più profondo e resisterà nel tempo. Un abbraccio, Ivana
ivana zardin, 05-04-2013 09:05
Speriamo che si riacquisti lucidita al piu presto perche stiamo andando a tutta velocita verso la fine nostra e della terra che sta diventando una immensa discarica.
Simone Mar, 05-04-2013 10:05
Grazie come sempre a Paolo Ermani che spiega come stanno le cose. Purtroppo la gente parla di decrescita senza sapere minimamente cosa significhi davvero ma soprattutto senza documentarsi sull'argomento! La cosa ancor più grave è che quando un giornalista scrive una sua opinione in merito a qualsivoglia argomento senza documentarsi ciò comporta necessariamente una ricaduta negativa della trattazione del problema sui cittadini. A cosa serve allora il giornalista e il giornalismo? è questo buon giornalismo? no. Per fortuna la rete in questo senso aiuta tanto e se un cittadino è interessato ad approfondire l'argomento può trovare una variegata informazione e poi decide e si costruisce un'opinione personale.
nicoletta_gandolfi, 05-04-2013 12:05
Ciao Paolo, sorvolo sulla (abituale) condivisione di vedute, stavolta sulla replica ad un intervento (quello di Colombo) che non ho letto, ma di cui intuisco la portata, vedendo la quantità e lo spessore delle reazioni. Mi limito ad aggiungere che, a mio parere, la Decrescita non è che - semplicemente - non piaccia perché non la si conosce, né tantomeno perché "non piace la parola usata". La Decrescita, credo, non piace perché, proprio al contrario, la si conosce benissimo! E ne si temono gli effetti, conoscendoli solo da un punto di vista "classico" (meno consumi inutili) e quindi approssimativo, ignorandone invece le esternalità realmente positive per le persone e per l'ambiente. L'asservimento incondizionato al dogma dell'accumulo (sintetizzato dalla perversa metrica del PIL), inculcato in ogni nostra elica del DNA fin dalla nascita e da oltre cent'anni, ci impedisce infatti di immaginare che una società diversa, migliore... esiste. O, almeno, potrebbe esistere! Come sostengono anche altri autorevoli commentatori e filosofi, è dal 1989 che il capitalismo - caduto il suo contrappeso storico - si è trovato davanti a sé una strada completamente spianata. Ha avuto carta bianca. Come argomenta mirabilmente Diego Fusaro, esso si è "naturalizzato" nella Storia ("Minima Mercatalia", che analogamente suggerisco a Colombo). Ciò significa che l'accumulo è diventato improvvisamente un dogma impenetrabile. Sacro e, paradossalmente, sconfinante nella stessa Natura. O così, almeno, punta a venire percepito dal pressapochismo dilagante. Dimenticandosi ovviamente che la Natura, invece, è governata da regole e leggi che fanno del "limite" un principio inalienabile. La mia previsione è che, comunque, lo spauracchio della "crescita infinita" verrà presto sostituito, nei circuiti economici e produttivi internazionali, dallo spauracchio (subdolo e ipocrita) dello "sviluppo sostenibile". Verrà inventato un nuovo indicatore (ci sta già lavorando l'Istat, in Italia), che consentirà di "camuffare" la crescita con lo spauracchio di un'espansione accettabile e indolore, per l'ambiente che ci ospita. Come sai, ho recentemente coniato un'espressione che - nonostante io ammetta per primo che possa puzzare di "slogan" - è tuttavia mutuata nientemeno che dalla filosofia esistenziale di H.D.Thoreau: "vivere low" rappresenta una pratica e un atteggiamento quotidiano, capace di respingere il consumo quale driver primario di felicità, non impedendo (anzi stimolando) la ricerca e la propulsione verso una metrica del benessere che, proprio partendo dall'antagonista storico della Decrescita (il capitalismo), ne sovverta l'interpretabilità. Con crescente stima, Andrea (www.llht.org)
Andrea Strozzi, 07-04-2013 03:07
comprendo molto bene Paolo nella scelta di non presenziare in TV. La gente non riesce a capire in pochi minuti cosa significa "decrescita" e ne ha dato prova Pallante che nella medesima trasmissione non ha avuto modo di spiegare bene i suoi concetti. Quella TV è fatta per i botta e risposta e chi, è più bravo, vince!!! E' come un quiz..... Non è una trasmissione per la vera informazione tanto che nessuno mostra mai dati, previsioni, progetti politici ed economici dettagliati e trasparenti. Ma soprattutto nessuno dei politici ha un'idea di cosa fare e questa è la tragedia! A bad plan is better than no plan. A good plan is even better
nicoletta_gandolfi, 25-04-2013 05:25
Ciao Ivana Fortunatamente non ero io a Ballarò. Per scelta ho deciso di non andare in televisione anche se mi hanno chiamato più volte e continuano a chiamarmi. Non mi interessa fare il prezzemolo in televisione al cospetto di persone e di un mezzo come quello televisivo che banalizza, riduce, distorce qualsiasi cosa fra il tempo di uno spot e l'altro. Cosa c'entri la decrescita con l'uso di questo mezzo che è il massimo diffusore del consumismo, è un mistero. Qualche mia opinione sulla televisione la puoi leggere negli articoli che ti ho linkato quei sotto o sul libro "Pensare come le montagne" dove abbiamo dedicato un intero capitolo alla "Grande sorella". http://www.ilcambiamento.it/pensare_come_montagne/televisione_vince_sempre_peggio.html http://www.ilcambiamento.it/editoriale/televisione_no_grazie_pensare_come_montagne.html http://www.ilcambiamento.it/editoriale/berlusconi_si_rialza_grazie_santoro_televisione.html
Paolo Ermani, 25-04-2013 11:25

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