Futuro sostenibile: le risposte eco-sociali alle crisi in Europa

È di recente uscito in Italia lo studio Futuro sostenibile. Le risposte eco-sociali alle crisi in Europa. La ricerca di Wolfgang Sachs e del Wuppertal Institut risponde ad una domanda sempre più drammatica: come ospitare degnamente gli abitanti della Terra senza stravolgere gli equilibri ecologici su cui si fondano l’alimentazione, il benessere e l’intera economia?

Futuro sostenibile: le risposte eco-sociali alle crisi in Europa
Da due settimane è uscita nelle librerie la versione italiana di uno studio che sta cambiando la Germania: Futuro sostenibile. Le risposte eco-sociali alle crisi in Europa. Questa nuova ricerca di Wolfgang Sachs e del Wuppertal Institut fa parte della campagna Germania capace di futuro condotta dal 1996 dal Bund (la principale organizzazione ambientalista tedesca) dalla Chiesa cattolica e, dal 2008, dalla Chiesa evangelica, per proporre riforme politiche, sociali, economiche, tecnologiche e degli stili di vita che rendano la Germania socialmente e ecologicamente sostenibile, secondo principi di equità globale. La sua prima edizione fu presentata a Berlino nel 1996 anche da Angela Merkel, all’epoca ministro dell’ambiente. La versione italiana, finanziata tra gli altri da Banca etica, Acli, Caritas, Cisl e pubblicata dalle Edizioni Ambiente, è stata adattata al nostro Paese togliendo i riferimenti alla Germania e aggiungendo riferimenti all’Italia e all’Europa, nonché note e bibliografia aggiornate al 2011. Le riforme proposte da Wolfgang Sachs e dai 30 autori dello studio potrebbero impegnare i governi di un Paese europeo per le prossime due generazioni e rispondono a una domanda sempre più drammatica: come ospitare degnamente gli abitanti della Terra senza stravolgere gli equilibri ecologici su cui si fondano l’alimentazione, il benessere e l’intera economia? “In questo momento storico – scrive Sachs – il conflitto tra ecologia e giustizia palesa la sostenibilità come vero e proprio programma di sopravvivenza, perché la drammatica alternativa è: sostenibilità o autodistruzione”. “Lungi dal servire solo alla protezione dei panda e delle balene, l’ecologia è l’unica opzione per garantire sulla Terra il diritto d’ospitalità a un numero crescente di esseri umani”. Sia la prima edizione dello studio (1996) sia la seconda (2008) hanno venduto in Germania 30.000 copie e sono state lo strumento di una campagna che ha notevolmente influenzato il dibattito nella società e la prassi politica. Sui temi dei due libri sono stati realizzati più di mille tra presentazioni, seminari, convegni, tre film televisivi, una mostra itinerante, diverse tesi di laurea e una ventina di libri e quaderni satelliti, specialmente per il lavoro nelle scuole. “Dobbiamo portare davanti agli occhi dell’opinione pubblica due ingiustizie: che i beni di questo mondo siano ripartiti in modo così sproporzionato e che quest’iniqua distribuzione non venga modificata”. Quando nel 1952 il cardinale Joseph Frings pronunciò queste parole nel discorso di fondazione di Misereor (l’organizzazione cattolica per la cooperazione allo sviluppo che ha finanziato lo studio e la campagna del 1996) forse non immaginava che sessant’anni più tardi i numeri di miliardari, di milionari, di poveri e di malnutriti avrebbero raggiunto record storici su un pianeta che già oggi potrebbe garantire nutrizione, benessere, salute e istruzione a tutti i suoi abitanti. Fedele a quella consegna, Sachs documenta l’evoluzione globale di povertà, ricchezza e diseguaglianze negli ultimi decenni, constata l’inadeguatezza delle ricette di sviluppo applicate per mezzo secolo e conclude che “voler mitigare la povertà senza mitigare la ricchezza è ipocrisia”. “Quel fuoco d’artificio di risorse che l’Europa brucia – scrive – non è ripetibile nel mondo, non di certo con un numero crescente di esseri umani. I due patrimoni, che permisero l’ascesa dell’Europa non sono più a disposizione all’infinito: i combustibili fossili destabilizzano il clima e vanno esaurendosi e per le materie prime biotiche non sono più disponibili colonie oltreoceano”. È questa la tragedia dell’attuale momento storico: l’immaginario dei Paesi emergenti s’ispira alla civiltà euro-atlantica, ma i mezzi per la sua realizzazione non sono più a disposizione. I ceti dei consumatori globali nel Nord e nel Sud, degli imprenditori e degli investitori sono chiamati a cedere alla natura e a chi sta peggio nel mondo una parte del loro potere in termini di capitale e confort. Se non lo faranno, resterà ben poco di ciò che ora rende la loro posizione così desiderabile. Il vero problema non è se vi siano risorse sufficienti, ma a chi e per che cosa esse vengono distribuite quando diventano scarse. In definitiva, una politica ambientale che non si occupi al tempo stesso di politica sociale non avrà successo. Per questo sono urgenti una nuova politica del lavoro e della partecipazione, nonché misure per la ridistribuzione dei redditi e dei patrimoni. Al tema del lavoro è dedicato un importante capitolo, la cui idea centrale è quella del "lavoro intero". "Il lavoro visibile che crea valore di mercato – sostengono gli autori – ha bisogno dell’altro, invisibile e all’apparenza privo di valore, in famiglia e nella società. Tutta l’economia di mercato è sostenuta da un’economia di cura. Il 7° Rapporto sulla famiglia del governo tedesco quantifica con 96 miliardi di ore il volume totale del lavoro svolto in questo campo nel 2001. Questo corrisponde a 1,7 volte i 56 miliardi di ore di lavoro retribuito prestate". La proposta del libro è di ricomporre l’interezza del lavoro, suggerendo una ripartizione delle attività sia per gli uomini sia per le donne in media in “un terzo di lavoro retribuito, un terzo di lavoro di cura, un terzo d’impegno civile e di lavoro per sé”. Per permettere la rivalutazione delle seconde due componenti del lavoro, sarebbe opportuno ridurre il tempo del lavoro monetizzato dalle attuali circa 1700 a 1300 ore annue, equivalenti in media a 30 ore alla settimana, offrendo quello che gli autori definiscono un «tempo pieno breve» a coloro che lo desiderano. Come conclude Wolfang Sachs, “il benessere di un’economia dematerializzata dovrà fondarsi meno sulle cose e più sulle persone”. Stili di vita: l'obiettivo possibile? Una società da 2000 watt Oltre ad alcune idee guida per una società sostenibile e a molti esempi di buone pratiche di sostenibilità già in atto, lo studio Futuro sostenibile di Wolfgang Sachs e del Wuppertal Institut propone riforme a tre livelli: i comportamenti individuali, la società e l’economia nazionale, la politica e l’economia mondiale. “Chi acquista in modo oculato – scrive Sachs – presterà attenzione, al di là del prezzo, alla qualità ecologica e sociale dei prodotti. Chi si sente cittadino anche nelle sue scelte di consumatore farà sì che i suoi acquisti contribuiscano sia a tutelare l’ambiente sia a promuovere la solidarietà verso coloro che vivono peggio”. Per esempio: “La signora Rossi si sveglia al suono della radiosveglia (emissione di CO2: 22 g/giorno). Accende la luce (0.3 kg) e saluta l’inverno nel tepore domestico (10 kg). Si lava i denti con lo spazzolino elettrico (48 g), fa la doccia (2.9 kg), fa bollire l’acqua per il tè (138 g). Percorre in auto otto chilometri (3.6 kg) e a pranzo si mangia una bella bistecca di manzo (1.3 kg di CO2)… e per dessert fragole dal Sudafrica (11 kg). Tornata a casa fa il bucato (1 kg) e lo mette nell’asciugatrice (2.3 kg), accende la lavastoviglie (870 g), usa l’aspirapolvere per dieci minuti (100 g) e guarda la tv (40 g). Televisore e lettore Dvd sono in modalità standby (150 g). Quando la signora Rossi va a letto, ha emesso in totale 38 kg di CO2. Senza apportare grandi modifiche alla sua vita, potrebbe ridurre di un terzo le sue emissioni di CO2, per esempio optando per la carne di maiale nazionale, facendo asciugare i panni all’aria, scegliendo frutta di stagione e utilizzando elettricità ecologica”. Le scelte individuali però non bastano se non si cambia la politica industriale: “Una flotta di automobili in cui tecnicamente i veicoli non possono superare i 120 km/h necessita molto meno carburante e consente altre soluzioni per materiali, peso, attrezzature di sicurezza o progetto della forma; si tratta dunque di una nuova generazione di tecnologia automobilistica. Similmente, si possono progettare treni non più veloci di 200 km/h, soglia oltre la quale il consumo d’energia aumenta oltre misura. Nel progetto di veicoli avvedutamente motorizzati l’utopia del XXI secolo di vivere con eleganza entro limiti naturali trova così la sua nuova espressione tecnologica. C’è più futuro nello Zeppelin che nell’Airbus A-380”. Una nuova politica industriale deve affrontare in modo globalmente equo prima di tutto il tema dell’energia, mirando a dimezzare in Italia entro il 2050 l’uso d’energia primaria e a soddisfare il rimanente fabbisogno quasi esclusivamente con energie rinnovabili. Come già deciso nel 2002 dal governo elvetico, l’obiettivo è una “società da 2000 watt”, in cui l’uso d’energia primaria sia ridotto a 1,5 tonnellate equivalenti di petrolio (tep) pro capite, pari a un flusso continuo pro capite di 2000 watt di potenza; il nostro consumo medio attuale è di 3 tep, pari a 4000 watt; quello negli Usa, di 8 tep (11 000 watt). Riforma fiscale ecologica, regionalizzazione e regolazione dell’economia, rafforzamento dello stato sociale e dei servizi pubblici, reddito di cittadinanza: sono queste alcune delle proposte a livello nazionale. Una riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio che includa nelle sue regole standard sociali e ambientali e la creazione di una Organizzazione internazionale dell’ambiente sono le proposte per avviare una “politica interna della terra”. Articolo tratto da Planext

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