Primi risultati della scelta tedesca di graduale abbandono dell'energia atomica. Secondo l'ultimo rapporto della Bundersverband der Energie und Wasserwirtschaft, l'associazione federale dell'industria dell'energia e dell'acqua, le rinnovabili pesano sulla produzione energetica totale più del nucleare e del carbone convenzionale.
Quando il 30 maggio scorso la Germania ha annunciato l'addio alle centrali nucleari entro il 2022, molti osservatori si sono detti scettici. Che la prima potenza industriale europea potesse rinunciare all'atomo sembrava irrealizzabile. I rischi paventati andavano dall'insicurezza degli approvvigionamenti all'aumento delle emissioni per la conseguente dipendenza dalle fonti fossili.
È certamente presto per trarre conclusioni, eppure, a pochi mesi da quell'annuncio, i primi segni della praticabilità del disegno tedesco sono già visibili, almeno a giudicare dall'ultimo rapporto della Bundersverband der Energie und Wasserwirtschaft (BDEW).
Secondo lo studio, con la dismissione dei primi otto reattori, la quota di energia elettrica ottenuta dal nucleare è scesa nel 2011 al 17,7 per cento, rispetto al 22,4 dell'anno precedente, al di sotto del carbone convenzionale - responsabile del 18,7% della produzione totale – e del gas, passato dal 13,8 al 13,6%.
E se le fonti tradizionali arretrano - rivela il dossier -, a crescere sono le rinnovabili, che con un incremento del 3,5% rispetto al dato del 2010 si posizionano a quota 19,90%, coprendo circa un quinto dell'intera produzione energetica.
In testa alla classifica del comparto si colloca l'eolico, responsabile del 7,6% della produzione complessiva di energia (6% nel 2010), seguito da biomasse (5,2% nel 2011, contro il 4,4% del 2010); fotovoltaico (3,2% rispetto all'1,9% del 2010), idroelettrico (3%, in discesa rispetto al 3,3% del 2010) e energia da rifiuti (0,8% come nel 2010).
Le fonti pulite si collocano quindi al secondo posto nella classifica nazionale, subito dietro all'energia ricavata dalla lignite, un carbone abbondantemente presente sul territorio tedesco che soddisfa il 24,6% della domanda complessiva.
Il ricorso a questo combustibile risulta in aumento rispetto all'anno precedente (23,2%), ma le previsioni del rapporto non danno adito a dubbi: il futuro è nelle rinnovabili, che a partire dal 2050 copriranno, secondo le previsioni di BDEW, l'80% del fabbisogno nazionale.
Più cauta la posizione di BSW Solar, l'associazione federale del settore solare. Per l'organizzazione, i tagli ai sussidi statali per la promozione delle rinnovabili, decisi dal governo tedesco sia per il 2011 che per il 2012, starebbero minacciando l'espansione del settore.
Un rischio confermato da un recente rapporto del centro studi californiano Ihs, da cui risulta che, proprio grazie ad incentivi più favorevoli, lo scorso anno l'Italia ha strappato alla Germania il primato per numero di nuovi impianti fotovoltaici. Nel 2011 l'Italia ha raggiunto infatti la quota di 6,9 GW di nuova installazione, contro i 5,9 GW della Germania.
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