di
Claudia Bruno
14-03-2011
Un paese in ginocchio, così ci compare il gigante del Sol Levante, dopo la catastrofe del terremoto e dello tsunami definita dal primo ministro Naoto Kan come la più grave del dopoguerra. Un governo, quello giapponese, che nelle ore più delicate sotto il punto di vista umanitario, è costretto a fare i conti con un'emergenza nucleare capace di mette a rischio contemporaneamente la salute umana e la tenuta dell'intero sistema energetico.
Si è aperta con un'altra esplosione nella centrale di Fukushima1 la giornata di oggi. Sia l'esplosione di stamattina, nel reattore 3, che quella di sabato, nel reattore 1, sarebbero dovute a fughe di idrogeno secondo quanto riferito dall'agenzia giapponese per la sicurezza nucleare. Intanto continuano i tentativi di raffreddamento del secondo reattore, per cui è stata utilizzata acqua marina, ma che sarebbe a rischio fusione.
"La sola circostanza che si sia scelto di raffreddare il nocciolo del reattore della centrale di Fukushima direttamente con acqua marina, fortemente corrosiva e quindi dannosa per il reattore, dimostra che ormai si sta tentando il tutto per tutto per evitare la catastrofe" scrive il Wwf Italia in una nota.
Mentre i paesi asiatici effettuano test sugli alimenti importati e aumenta l'esodo da Tokyo e dalle isole, la tensione resta alta per quanto riguarda il livello di radioattività. Il governo giapponese continua a rassicurare la popolazione sul fatto che non ci sarà una nuova Chernobyl e che il livello di radioattività non è così consistente da poter causare danni alla salute umana. Intanto però si sta verificando un procedere a singhiozzi dell'informazione con incongruenze tra quanto riportano i media locali, spesso molto allarmati, e quanto invece affermano i comunicati istituzionali, che tendono sempre e comunque all'obiettivo finale di mantenere la calma collettiva.
A lamentare la mancanza di informazioni e trasparenza sulla quantità totale di radiazioni che è stata già rilasciata è anche Greenpeace che chiede chiarezza sullo stato dei sistemi di raffreddamento di tutti i reattori e sul livello di sicurezza delle piscine di raffreddamento del combustibile irraggiato. "Queste ultime contengono grandi quantità di radiazioni e sono posizionate al di fuori dell’edificio di contenimento: un loro danneggiamento provocherebbe rilascio di radiazioni direttamente in atmosfera. Chiediamo che il Governo giapponese dia immediatamente queste informazioni al pubblico" afferma Jan Beranek, responsabile della campagna nucleare di Greenpeace International commentando la 'politica della calma' adottata dal governo nipponico.
E di calma, i giapponesi ne avranno bisogno ancora per molto. Alla tragedia del terremoto di grado 8.9 della scala Richter, allo tsunami e all'emergenza nucleare si aggiunge infatti adesso la sfida dell'emergenza energetica e dei black out alternati programmati. Oggi la prima giornata per questo esperimento, messo a punto per sopperire alla consistente crisi energetica a cui il paese va incontro dopo che un gran numero di centrali sono state danneggiate da terremoto e tsunami e per prevenire un black out improvviso che significherebbe davvero il colpo finale per la resistenza della collettività. Una situazione da evitare a tutti i costi, ha detto il primo ministro giapponese.
"La fornitura di energia elettrica è in una situazione particolarmente grave nelle zone servite da Tokyo Electric Power Company (TEPCO) e Tohoku Electric Power Company" ha affermato ieri sera il primo ministro giapponese che ha annunciato così l'avvio del piano dei black out a partire da oggi implorando la collaborazione di tutti.
In questa situazione di emergenza diffusa, mentre si contano ancora i morti riemersi dal ritirarsi delle onde e i dispersi (per ora in tutto circa 5 mila tra vittime e dispersi), in altre parole il governo nipponico chiede in ginocchio alle famiglie di ridurre al minimo il consumo di energia, di spostarsi il meno possibile, di non utilizzare elettrodomestici e apparecchi elettronici non indispensabili. L'alternativa, è il black out improvviso e 'non previsto': quello che non fa distinzioni tra un frullatore e un respiratore sanitario.
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