di
Alessandra Profilio
14-03-2011
Almeno sessanta paesi censurano Internet e attualmente 119 persone sono in carcere per aver utilizzato la Rete per esprimersi liberamente. Il 12 marzo 2011 si è celebrata la Giornata Mondiale contro la cyber-censura, promossa dall'organizzazione internazionale Reporters sans frontières al fine di sostenere una rete unica, gratuita e accessibile a tutti.
Il 12 marzo 2011 si è celebrata la Giornata Mondiale contro la cyber-censura, promossa da Reporters sans frontières (RSF), organizzazione internazionale fondata nel 1985 con l'obiettivo di difendere la libertà di stampa. Scopo dell'iniziativa è stato quello di sostenere una rete unica, gratuita e accessibile a tutti.
“Nei paesi in cui i mezzi di comunicazione tradizionali sono sotto il controllo del potere - si legge in una nota dell'organizzazione - l'unica informazione indipendente può essere trovata su Internet, diventato un forum di discussione ed un rifugio per coloro che desiderano parlare liberamente”.
Tuttavia un numero sempre crescente di governi, avendo preso coscienza delle potenzialità della rete, ha reagito cercando di controllare Internet, manipolando le informazioni e sopprimendo i contenuti critici. Un internauta su tre nel mondo non ha libero accesso alle comunicazioni online, almeno sessanta paesi censurano Internet e attualmente 119 persone sono in carcere per aver utilizzato la Rete per esprimersi liberamente
Questo quanto emerge dalla lista di 'nemici di Internet', aggiornata ogni anno da Reporters sans frontières, tra cui spiccano Arabia Saudita, Birmania, Cina, Corea del Nord, Cuba, Iran, Uzbekistan, Siria, Turkmenistan e Vietnam che alla censura esplicita aggiungono anche un severo filtraggio, problemi di accesso, la sorveglianza contro cyber-dissidenti e la propaganda online.
Tunisia e Egitto sono stati recentemente cancellati da tale lista per essere aggiunti nella categoria “Paesi sotto sorveglianza”. L'abolizione della censura in Tunisia e il crollo del regime di Mubarak in Egitto, spiega il rapporto, sono segnali incoraggianti per il futuro della libertà d'espressione online, diritto che rientrava tra le maggiori richieste dei dimostranti. Tuttavia sarà necessario vigilare fino a che gli apparati di censura non verranno smantellato. Le autorità – afferma RSF - devono dimostrare trasparenza in questo senso.
Nell'elenco dei “Paesi sotto sorveglianza” rientra anche la Libia dove il regime del colonnello Gheddafi ha tentato di imporre il blackout dell'informazione nel tentativo di mettere a tacere qualsiasi notizia riguardante la rivolta e i metodi di repressione delle proteste.
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