di
Alessandra Profilio
23-04-2012
"Mobilitiamo il Pianeta". Questo l'obiettivo della Giornata Mondiale della Terra, celebrata ieri da un miliardo di persone in 175 Paesi del mondo per sensibilizzare la popolazione mondiale sulla crisi ambientale e promuovere la difesa del nostro Pianeta.
Mobilitiamo il Pianeta. Questo l'obiettivo della Giornata Mondiale della Terra, celebrata ieri da un miliardo di persone sparse in 175 Paesi del mondo per sensibilizzare la popolazione mondiale sulla crisi ambientale e promuovere la difesa del nostro Pianeta.
Giunto alla sua 42esima edizione, l'Earth Day è nato nel 1970 quando 20 milioni di cittadini americani risposero a un appello del senatore democratico Gaylord Nelson partecipando ad una storica manifestazione. Dall’Islanda al Pakistan, dagli Stati Uniti a Bali sono stati organizzati ieri eventi volti a promuovere la sostenibilità ambientale e la tutela di un Pianeta sempre più malato.
Il gruppo decrescita.com, che in Italia ha dato vita alla Giornata Mondiale della Terra 2012, chiederà al Governo Italiano, e con l’Earth Day Network a tutti i governi del Mondo, di promuovere le energie rinnovabili, di investire nel rendimento energetico e di abbandonare le combustibili 'sporche'.
I promotori della Giornata Mondiale della Terra alla Conferenza delle Nazion Unite sullo sviluppo sostenibile, che si terrà a Rio de Janeiro il prossimo giugno, richiederanno ai leader mondiali di smettere di ritardare ancora e di cominciare seriamente a proteggere il nostro Pianeta. “Non possiamo aspettare per agire; il futuro della Terra è in gioco”.
Fondamentale però, al fine di cambiare rotta, è prima di tutto l'impegno dei singoli nella quotidianità.
Come ricorda l'ENPA, il regalo più importante che si possa fare al Pianeta e a noi stessi per il “Giorno della Terra” è diventare vegani o vegetariani. Si tratta di una scelta etica fondamentale, sia per salvare l’uomo e gli altri esseri viventi, sia per preservare il pianeta dalla desertificazione, della perdita della biodiversità e dai cambiamenti climatici.
Il mondo per salvarsi, ha bisogno di una rivoluzione vegetariana. Questo il messaggio di cui si è fatto portavoce Jeremy Rifkin.
Nel mondo ci sono circa 6,5 miliardi di persone, ma soltanto il 20%, secondo la Fao, può nutrirsi in modo adeguato. Il 26% del Pianeta è invaso dagli allevamenti di animali, che ogni anno producono oltre 1500 miliardi di tonnellate di deiezioni, causa a loro volta dell’emissione del 18% dei gas serra.
I terreni della foresta amazzonica vengono devastati dall’uomo che ogni anno taglia alberi e massacra centinaia di specie animali e vegetali per trasformare quei terreni in pascoli per armenti, destinati alla produzione di hamburger, o campi per produrre foraggi per gli allevamenti. L’88% dei terreni disboscati dell’Amazzonia, infatti, sono stati destinati al pascolo, così come il 70% di quelli panamensi e costaricani.
La deforestazione comporta però danni irreparabili: distrugge la biodiversità, toglie ossigeno, favorisce i fenomeni di desertificazione, aumenta l’emissione di gas prodotti dagli animali allevati in modo intensivo e ne sacrifica la vita a vantaggio di pochi e a danno della natura tutta.
Ecco perché, in questo senso, un segnale positivo riguardante il nostro Paese giunge, alla vigilia dell'Earth Day, dall'ultimo Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi di carbonio (Infc) del Corpo forestale dello Stato. Quest'ultimo rivela infatti che negli ultimi 20 anni il patrimonio forestale italiano è aumentato di circa 1,7 milioni di ettari, raggiungendo oltre 10 milioni e 400 mila ettari di superficie, con 12 miliardi di alberi che ricoprono un terzo dell'intero territorio nazionale.
I boschi – ha sottolineato la Coldiretti commentando i dati dell'inventario del Corpo Forestale dello Stato - ricoprono un ruolo centrale come assorbitori e contenitori di anidride carbonica, che è il principale gas ad effetto serra, e sono fondamentali nella mitigazione e nell'adattamento ai cambiamenti climatici.
D'altra parte, sottolinea la Coldiretti, preoccupa il fatto che la crescita della superficie forestale avvenga in parte a danno dei terreni agricoli abbandonati perché viene così persa superficie produttiva a fini alimentari ma anche perché la crescita spontanea, dovuta principalmente all'abbandono delle aree rurali da parte dell'uomo, mette a rischio la sostenibilità del territorio per frane e incendi.
Ecco perché, avverte la Coldiretti, serve un accordo con le pubbliche amministrazioni che fissi, le regole per l'incentivazione e lo sviluppo dell'attività di presidio del territorio e dell'ambiente, specialmente nelle aree a rischio per incendi, frane ed alluvioni.