Choosy a chi? "Non siamo schizzinosi, pretendiamo ciò che ci spetta"

26 anni, laureata con passione e fatica, 600 euro al mese, un tirocinio non pagato. La storia di Giulia in una lettera arrivata in redazione, un destino comune. La condizione di tantissimi giovani (e meno giovani) italiani che, dopo essere stati definiti "sfigati", "bamboccioni", "neet", vengono ora chiamati choosy, schizzinosi, dalla ministra Elsa Fornero.

Choosy a chi?
Vengo ora da un colloquio serale; un colloquio di lavoro per diventare animatrice per bambini. È un gruppo magnifico, vorrei farlo vedere alla nostra amata ministra. Ragazze di 20-22 anni, hanno tirato su un'associazione dal niente, e ne hanno fatto una professione; sono appassionate e intraprendenti. È il loro sogno, e lo hanno realizzato da sole, con fatica e tenacia. È il loro sogno, non il mio. Io sono in una fascia di mezzo: troppo giovane per avere esperienza, troppo adulta per iniziative. Ma forse questa seconda cosa è solo un alibi. Non lo so. Una cosa la so di per certo però: ho 26 anni, una laurea ottenuta con entusiasmo, fatica e passione. Vivo sola, perché a 26 anni non voglio più dipendere dai miei genitori. Genitori meravigliosi, volenterosi, grandi lavoratori, impegnati e energici, ridotti all'osso da un paese che se poco offre a me, quasi nulla ormai offre a loro. Ma mi appoggiano e mi aiutano e mi sostengono.  26 anni, una laurea, un lavoro nel sociale che mi porta a contatto con persone che si definiscono (e cito) 'ingombranti ma invisibili'. Persone disabili. 400 euro al mese: cifra che non basta neanche per l'affitto. 260 euro: quello che riesco a racimolare con un lavoro da babysitter che occupa 10 ore della mia giornata. Un tirocinio obbligatorio, gratuito, perché sia mai che il lavoro di 5 anni di studio debba essere ricompensato. 600 euro dunque. Così campo io; così campiamo in moltissimi, troppi. Mi sono infuriata: siamo definiti mammoni, bamboccioni, pigri, sfigati e ora choosy, schizzinosi. Schizzinosi? Quanti di noi sono laureati (ma anche no) e passano le mattinate a mandare curricula per fare il lavapiatti? Quanti sono in mobilità, cassa integrazione, disoccupati, o a casa di mamma e papà a 30 anni perché con 600 euro al mese una casa non la paghi?  Stamattina mi sono svegliata come sempre alle 6. Mi sveglio 2 ore prima di dover uscire per lavoro, per guardare annunci su internet e mandare il mio curriculum in giro. Stamattina l'ho mandato a 1 azienda, 2 ristoranti, 4 mamme in cerca di babysitter.  Alle 8 sono andata dai 'miei' disabili; alle 14 ero a casa per un boccone, alle 15 in macchina per prendere la piccola che tengo il pomeriggio, alle 19 ho finito, alle 20 ero a fare un colloquio. Non è stata una giornata particolarmente piena, lo devo ammettere. Ma un senso di disagio era già presente in me dalle 6, ho scritto su Facebook e riporto:  “Analisi e autocritica: come mai non siamo tutti a Roma con le mani piene di sonori schiaffi da distribuire? Cosa ci devono dire per farci incazzare una volta per tutte? Sono arrabbiata, sfinita, distrutta. Sono preoccupata. Choosy? Non sono choosy, sono esaurita...”. Io oggi non dovevo essere in associazione, non dovevo prendere la piccola, non dovevo andare al colloquio: dovevo essere in strada ad urlare un furore che mi sta facendo tremare. Darei l'anima per fare la lavapiatti, la porta pizze, la donna delle pulizie, e vedere il volto di mio padre sereno, perché sua figlia può pagare le bollette. Darei la vita per poter portare avanti il tirocinio (non pagato) che mi serve per fare ciò per cui, cara ministra, ho studiato e sudato. Non è essere schizzinosi, è chiedere ciò che ci spetta. E a 26 anni mi spetta ragionare per passione e voglia e grinta, non per quanti soldi servono per tirare a campare. E mi servono istituzioni che mi aiutino in questo, non che mi maltrattino e offendano qualunque sia la scelta di vita che faccio. Scelta, mi viene quasi da ridere: noi non abbiamo una scelta. Non possiamo neanche volendo, cara ministra, essere choosy. Sarei voluta scendere in piazza, urlando, portando con me altre 1000, 2000, 100000 ragazzi e ragazze come me. Vogliamo lavorare, vivere e sognare, non più sopravvivere. Perché invece sono a casa, stremata e distrutta? Perché i miei amici non sono in piazza con me? Cosa devono farci o dirci ancora?  "Perché sono stato tutto il giorno a lavoro", mi ha detto il mio migliore amico (che per lavoro, sia chiaro, intende tirocinio non pagato). "Perché in piazza ci va chi ha tempo tesoro, e io e te tempo non ne abbiamo". Porca puttana. Non ne abbiamo. E non ne abbiamo perché dobbiamo sopravvivere. No, è un alibi forse. La verità è che io e con me tutti i giovani che state martoriando, cara ministra, mi sento schiacciata. Pietrificata. Voglio urlare, ma non ho più voce. Voglio correre, ma non ho più forze. Siamo talmente esausti da non riuscire più ad arrabbiarci. E anche con queste parole, non riesco a far uscire neanche la metà della rabbia che ho in corpo. Sto tremando. Domani nuova sveglia alle 6. Si ricomincia. Ho scritto la parola choosy sul muro... perché questa volta non voglio che la passino liscia, perché questa volta non voglio che la rabbia si affievolisca, e che la vita mi inghiotta come sempre. Voglio arrabbiarmi come oggi.  Svegliamoci! Urliamo, corriamo! Chi ci aiuta c'è, cominciamo a pretendere ciò che ci spetta. Vivere.

Commenti

Ma quando mai. L'unica nazione in Europa con un ministro (Fornero) che abbonda di neologismi (tristissimi) anglosassoni. La Fornero ha dimenticato di essere nata in Italia la cui lingua è stata la base, il modello, la culla di tutte le altre lingue europee. Ma nessuna meraviglia. E' una degna rappresentante di un governo al servizio della BCE. Il ventennio di B, con l'avallo dell'imbelle Pd, ci ha portato alla feccia. Monti ha imboccato la via per ridurci progressivamente schiavi ( a 600 euro al mese purchè laureati, beninteso). Con l'avallo, sempre con l'avallo, beninteso, del Pd.
carlo carlucci, 25-10-2012 10:25
Tu dici che siete in molti? Io dico di no. Se foste davvero in molti qualcosa sarebbe già cambiato, non puoi mettere in ginocchio la maggior parte della popolazione e continuare a farla franca. Le cose invece stanno così: POCHI come voi sono in quella situazione, la maggior parte vivono alle spalle dei genitori che, chi con fatica, chi senza hanno vissuto un periodo di prosperità, in cui il lavoro, se non veniva a cercarti a casa, di sicuro non si faceva fatica a trovarlo e, senza dilungarmi troppo, hanno avuto pressoché tutto. Ora vedono i figli in difficoltà e semplicemente li aiutano, solo che aiutarli vuol dire pagargli l'affitto, magari anche da mangiare per non parlare del cellulare, dell'auto, ecc...Ecco perché non succede nulla
Ferdy, 25-10-2012 11:25
Dovrei probabilmente dire che rispetto la sua opinione, anche se non è in accordo con la mia. Mi dispiace ma non ci riesco. Non so che realtà viva, che esperienze lei abbia, e quali episodi la facciano giungere a tale conclusione. Quello che vedo io, che sento e vivo è una moltitudine non silenziosa, ma zittita. Lo vivo quotidianamente sulla mia pelle, e lo vedo sulla pelle di chi mi sta intorno. Siamo esausti. Non mi stancherò mai di ripeterlo. Ma hai ragione, dobbiamo svegliarci... dobbiamo iniziare a farci sentire. Forse dobbiamo farlo a scapito di quei 600 euro che servono per (soprav)vivere. Ma non possiamo farcela da soli. Si guardi intorno. Voglio scommettere che troverà molti più giovani volenterosi e appassionati di quanto percepisce.. Ci muoveremo, cambieremo il mondo. Voi non abbandonateci.
giulia, 25-10-2012 12:25
Cara Giulia Rosoni, quello che hai descritto è molto simile alla mia situazione e alla situazione di altri 3 miei amici....tutti laureati e sfruttati....chi architetto che prende 500 euro in nero quando capita, chi psicologa che prende 400 euro quando gli va bene e chi come me laureato e precario da 8 anni...licenziato 2 volte per la crisi....organizziamoci su facebook o con qualsiasi mezzo, non siamo in pochi....io ho 2 figli da sfamare e sono piuttosto incazzato....
Andrea Baldini, 25-10-2012 12:25
Metto nome e cognome perchè non mi piace nascondermi dietro ai nickname.Devo dire che mi sono ritrovato molto nella lettera e nei due commenti letti.La parola giusta è proprio sopravvivere.Convivo con la mia ragazza e un figlio..stà diventando sempre più difficile andare avanti(e meno male che non abbiamo ancora il mutuo).Anch'io ho la voglia di gridare la rabbia che ho dentro di me che cresce ogni giorno di più, ma poi guardi in giro e vedi la gente rassegnata, giovani che non hanno alba di quello che stà succedendo perchè vivono sulle spalle dei genitori..mi cresce la voglia di prendermi e andare davanti al palazzo e sedermi davanti alla porta e vedere se qualcun'altro avrebbe il coraggio di appoggiarmi..ma sono convinto che ognuno ormai si guarda solo se stesso e basta..è proprio un mondo di m....
Egon Covi, 25-10-2012 01:25
Troppo vecchia per iniziative? E' una convinzione comune in Italia ma è un giudizio opinabile. Un alibi? E bisognerebbe pure farsene una colpa con la situazione che c'è?
Marco, 25-10-2012 01:25
Cara Giulia, consulta il sito e i pensieri di Silvano Agosti e Simone Perotti, proprio Perotti questa sera inizia una interessante trasmissione su Rai5 "un'altra vita", troverai certamente stimoli e convinzione per portare avanti quello che nella vita ti appassiona. Non ti curerai di chi vi apostrofa come "choosy", ma solo di "quello" che vuoi ottenere e "il come" nella vita; si può vivere decorosamente con 800 euro al mese dice Perotti, tutto il "di più" serve per procurarci il superfluo che il sistema ci propone. un caro saluto
roberto ghisellini, 25-10-2012 04:25
io ho un figlio di 26 anni diplomato perito meccanico (85/100). Dopo un tentativo all'università si è reso conto che non faceva per lui. Tempo e denaro buttati. Si è messo a cercare lavoro e dopo vari lavoretti anche duri ha trovato lavoro come apprendista carrozziere vicino casa. Grande fortuna a quel che sento! Gli è andata bene dato che le macchine sono la sua passione. Questa settimana è in ferie forzate per carenza di lavoro nella carrozzeria. Speriamo bene.
Giovanni Gregoretti, 25-10-2012 06:25
Io credo che l'intelligenza della ministra Fornero superi il cuore della donna. Credo inoltre che la "tecnicità" di questo governo la liberi dallo stupido ricatto elettorale dei risentiti per il " bamboccioni" di Padoa-Schioppa, risentiti che fecero così tela unica con il bamboccio di Arcore, tela che tanto costò al Governo Prodi e al Paese. Mi auguro che i giovani di oggi non facciano l'errore che fecero i loro colleghi e che sappiano cosa significa "rottame" e che siano,così, capaci di individuare i meccanismi che non funzionano più - i rottami- anche tra coloro che credono, solo per il fatto generazionale,che sarà dato affidamento al loro proclama auto-rottamante.
Franco, 25-10-2012 08:25
Chi è pronto ad ascoltare e darci voce c'è. Dobbiamo trovare insieme, in rete il modo di farci sentire. Qualcosa sta succedendo, Daniel lo vede ogni giorno (e non mi stancherò mai di dichiarargli tutta la mia ammirazione). Le cose le possiamo cambiare. insieme però...
giulia, 25-10-2012 11:25
@Kvas "Se foste davvero in molti qualcosa sarebbe già cambiato, non puoi mettere in ginocchio la maggior parte della popolazione e continuare a farla franca" beh temo si possa benissimo invece. La storia, nientepopòdimeno, ci insegna che è possibilissimo mettere in ginocchio intere nazioni per decenni e persino secoli senza che abbiano la forza di ribellarsi. Figuriamoci solo una parte della popolazione. Non basta stare morendo di fame e che una regina ti dica di mangiare brioche per decidersi a tagliare teste, bisogna anche capire che non c'è speranza di cambiare senza farlo. E se dipendi da un lavoro malpagato per campare paradossalmente è più problematico mollare il lavoro per andare a protestare, se stai facendo un tirocinio gratuito non lo puoi mollare per andare a organizzare comitati, ci hai investito troppo tempo ed energia. Io ho un figlio piccolo ma ho amici con figli grandi, e onestamente non vedo questi bamboccioni choosy che si fanno mantenere. Vedo ragazzi che se solo potessero sarebbero felicissimi di liberare i genitori dal loro peso economico e ingombro fisico in casa, ma non possono. Molti se ne sono andati all'estero per poterlo fare (poi lamentati della fuga dei cervelli). Forse la ministra ha sotto gli occhi solo i figli dei suoi colleghi.....
Rossella, 26-10-2012 09:26
Scrivo a Giulia perchè la sua lettera la sento vicinissima. A partire dal nome che è lo stesso, dalla laurea deduco sia la stessa: io laureanda, dopo 5 anni di studio fuori sede, mantenuta da mamma e papà splendidi, perchè i 6 lavoretti -non a tempo pieno- che facevo (commessa, cameriera, hostess da sala, promoter, baby sitter, aiuto-ripetizioni) non mi avrebbero mai permesso di essere indipendente e studiare per laurearmi in tempo, con un'esperienza all'estero, mi appresto ad iniziare l'anno di tirocinio non pagato, in attesa dell'esame di stato. Ho studiato con coscienza fuori sede, il mio studio era la mia passione, vorrei, come Giulia, lavorare nel sociale, nelle situazioni difficile, nelle situazioni a margine. Non torno a vivere con i miei, perchè a 24 anni mi sembra ora di essere indipendente. Ma tremo all'idea. Tremo all'idea che me ne vado di casa, lascio tutto, amici, famiglia, ragazzo, per andare a fare un tirocinio in una città dove in futuro forse ci saranno possibilità di lavoro migliori di casa mia. Ma, ripeto, tremo. Vado in un posto dove non conosco nessuno, l'affitto costa caro, dove avrò mezza giornata impegnata dal tirocinio, e dove dovrò reinventarmi un lavoro/più lavori per guadagnare pochi spicci e pagare l'affitto,le bollette,la spesa. Non sto nemmeno pensando ai "vizi": un aperitivo, una pizza fuori, un cinema (che ora è diventato carissimo!). Ma lo faccio, ci provo. Perchè sento l'esigenza di andarmene e trovare la mia indipendenza, perchè ho vissuto all'estero e mi sono accorta che è ora, che tutti lì lo fanno, di andarsene di casa, a 18 anni, anche se continuano a vivere nella città dei loro genitori. E tutti fanno lavoretti. E' una scelta quindi, non mi lamento. E resto in Italia, perchè cerco di non rinunciare a lei. Anche se tutto suggerisce il contrario, anche se dopo l'estero ho sempre meno ragioni per rimanere, anche se so che sto scegliendo la strada più in salita e tortuosa. Ci provo, perchè non voglio rinunciare a CASA MIA, perchè non voglio scappare. Ma a volte penso, rifletto a come sarebbe se.... In Germania per esempio, dove sono già stata, dove il tirocinio post-lauream viene pagato 600 euro al mese con vitto e alloggio pagati, dove il lavoro come cameriera prevede un tfr quando te ne vai, anche se lavori solo per una settimana. Dove, insomma, conviene andare. E io scelgo di nuovo la strada meno facile, ma spero di non pentirmi, di non essere stupida nello sceglierla. Ho deciso di dare questa "ultima possibilità" all'Italia, di tirare fuori tutte le energie che ho, in quanto giovane, di lottare con i denti e tutto ciò che ho per un posto di lavoro A CASA MIA. Mi sono data un tot di anni di tempo dopo il tirocinio, prima di rinunciare, e prego che qualcosa accada, che la situazione cambi. Io, da parte mia, ci investo tutto! Ma se non dovesse succedere, me ne andrò, a malincuore, ma me ne andrò. Perchè so che non avrò sempre queste energie di ragazza. Perchè ci saranno mesi in cui dovrò chiedere soldi ai miei pagare le bollette, e finche avviene a 26 anni, vista la situazione, può capitare, ma a 30 mi sentirei umiliata a farlo. E poi perchè sono una donna, e sento il bisogno fisico oltre che mentale di creare, nelle mie possibilità. Vorrei un figlio. E, parliamoci chiaro, si può avere un figlio guadagnando 600 euro al mese, lavorando 8 ore al giorno, e pagandone 350 per l'affitto, senza contare bollette e altre spese (come ad esempio la babysitter)? Ogni volta che ripenso a queste cose credo di essere davvero stupida a rimanere. Forse a volte bisogna essere anche stupidi. Di certo però, non mi sento "choosy"!
Giulia, 26-10-2012 10:26
Invece dobbiamo rimanere Giulia, e mettere insieme le nostre esperienze. Perché le cose le cambieremo.. eccome se le cambieremo..
giulia, 26-10-2012 12:26
Ciao Giulia. io ci sto.. quando organizziamo qualcosa? quando iniziamo a ribellarci? Anche io come te non ne posso più. Ho faticato tanto per pagarmi gli studi. Di domenica andavo a pulire le cozze nei ristornati per inseguire la mia passione. Ho completato sia il triennio che il biennio senza andare fuori corso. Entrambi 110 e lode.... poi tutto si è cristallizzato. a 27 anni vivo ancora con mamma e papà.. per convenienza si... ma con incredibile insofferenza. Dovrei e vorrei essere indipendente ma mi dica il signor ministro come si fa. Ho tre lavori. due pagati a 60 giorni e uno a 120. un contratto non a tempo determinato.... ma determinatissimo. viene rinnovato di giorno in giorno. E' un contratto di collaborazione occasionale che ha la durata di qualche ora. Se tutto va bene in un mese rieco a portare a casa 400 euro. la mia giornata inizia alle 5, a volte alle 6. Arrivo a sera svuotato non per la stanchezza fisica, ma per la disperazione di quest'attesa. mi sento un fallito. a 27 anni non ho una macchina. non ho la possibilità di crearmi una famiglia. vado in giro con i vestiti di quando ero ancora uno "studente". Ho rinuciato al motorino, alle serate con gli amici, alle vacanze ma nonostante tutto....per la signora siamo schizzinosi!!
Luca, 26-10-2012 02:26
dal mio limitato osservatorio, ho notato un fattore che contribuisce, secondo me, a 'smussare' le tensioni e ad evitare una rivolta: la maggior parte dei miei coetanei (famiglie con figli piccoli) hanno aiuti dai genitori, e qualcuno anche dai nonni, sia in forma di aiuto economico che come servizio, come per esempio la cura dei bimbi piccoli al posto dell'asilo nido che non c'è o non mi potrei permettere. Qualcuno è stato aiutato nell'acquisto della casa, e non ha il mutuo da pagare. Nella mia realtà i parenti pensionati sono loro stessi degli ammortizzatori sociali, e per questo i miei amici sono un po' meno arrabbiati di me.
paola, 26-10-2012 03:26
Viene la pelle d'oca a leggere le vostre tristi esperienze di vita e lavoro. Voi giovani e noi tutti Italiani/e non dovete e non dobbiamo pagare la crisi profonda in cui ci hanno fatto precipitare i vari berlusconi, formigoni, bossi, fiorito, riva, marchionne, e chi più ne ha più ne metta: Prima di tutto non perdere mai le speranze, secondo coalizzarsi nel lavoro e nel sociale, per resistere e combattere in qualsiasi modo questi ladri di sogni e futuro, infine ragire in qualsiasi modo: fare, per esempio, un'azione legale forte e unitaria, per farvi/ci restituire quanto tolto illegalmente. Tempo ci vorrà, ma, in compenso, avremo vinto. Coraggio! Prof.ssa in pensione, ma non tanto vecchia
Teresa, 28-10-2012 09:28
Che dire... troppo facile sarebbe liquidare la questione denigrando Fornero, perché le sferzanti parole di Giulia mi costringono a rifare i conti con una rabbia che in fondo è anche mia e che però giace sepolta, non morta ma sepolta viva sotto una coltre di cemento. Quella coltre di cemento che si è stratificata con le delusioni e frustrazioni accumulate, quelle frustrazioni che nascono anche dal timore di riconoscersi in quel famigerato e scorretto ritratto dei "choosy", magari perché si è scelto (e avuto la possibilità) di prolungare a oltranza il periodo di dipendenza economica dalla famiglia d'origine accettando incarichi di gavetta nel proprio settore di studi, anziché sui lavori cosiddetti "umili" e/o estranei alla propria vocazione. Il sospetto di doversi considerare schizzinosi aumenta se con quella famiglia d'origine si è rimasti a vivere, anche laddove la situazione è tutt'altro che comoda come molti insinuano, ma magari si vive in spazi angusti e tra mille contrasti, magari riducendo la propria vita privata al lumicino per pesare il meno possibile sui genitori e tenere così a freno il senso di umiliazione dovuto alla condizione di "mantenuti"... perché magari non si riesce ad accettare che il denaro e le fatiche spesi per studiare vadano sprecati, se non si è anche persone ultra-dinamiche come oggigiorno sembra necessario per vivere, conciliando più lavori per mantenersi con altri progetti necessari per sperare di costruirsi un futuro dignitoso. E allora ci si può ricordare di essere stati considerati schizzinosi persino per aver rifiutato raccomandazioni, per concorsi pubblici negli enti locali e all'università, magari dopo 4 anni di collaborazione mantenuta nell'illusoria speranza di venire a contatto con occasioni di lavoro esterno e accessibili in maniera corretta e trasparente... Trovare cioè lavoro per i propri meriti e senza favoritismi, che pretesa eh? E così ci si ricorda anche il trascorrere di molti anni tra delusioni e nuove illusioni, come i classici corsi di specializzazione che poi vanno soltanto ad ampliare il curriculum di titoli inutili, e altre esperienze umilianti come i mesi di "galoppinaggio" in una piccola emittente televisiva dove un bel giorno ti viene detto che le tue chance di essere assunto dipendono dal fatto che non sei una donna: visto che ognuna delle impiegate che in passato avevano ricoperto quel posto di lavoro %u2013 a detta del mio capo di allora %u2013 appena assunte si erano sposate e avevano figliato disertando l'ufficio per interi anni ogni volta. Come dire, tu che sei uomo se anche ti sposerai e diventerai padre non ti sognerai di assentarti dal lavoro un solo giorno, vero? E ancora, ci si ricorda il primo lavoro continuativo, in un'azienda piccola ma costola di una major del suo settore, può capitare che dopo 3 anni di precariato brillante ti senti dire che la tua aspettativa di venire assunto è scorretta e inadeguata, in quanto "ricattatoria" (testuali parole), nei confronti dell'azienda! Un'azienda che trucca le buste paga dei dipendenti per risparmiarsi la tredicesima e le date dei contratti a progetto per tenere i collaboratori a oltranza, inoltre elargisce salari largamente insufficienti ad alloggiare in quartieri ben collegati a quello costosissimo dov'è insediata... ma almeno non tarda quasi mai ad accreditarti lo stipendio, e poi ti tratta con formale garbo e col sorriso, insomma se osi lamentarti in questa situazione sei davvero un ingrato e un choosy! Senza contare i danni creati dal precariato alla propria vita privata, quel precariato dilagante che in nome della flessibilità e della dinamicità disperde le cerchie di amicizie e di affetti, costringendo tutti a vivere la vita come un'avventura: oggi qui, domani là, oggi accanto a me ci sono l'amico X e la fidanzata Y ma domani chissà, e dopodomani molto probabilmente no anche laddove non sorgono contrasti, perché come ormai sembra necessario accettare, "le strade si dividono", "nella vita non si perde l'occasione", tutte frasi che poi si riassumono in mantra egocentrici: il segreto della vita possiamo trovarlo soltanto in noi stessi, non esiste nessun "Noi" ma al massimo un "Io e Te", monadi ben distinte e persino disinteressate a costruire qualcosa di collettivo. C'è allora da meravigliarsi, della grande fatica che facciamo nel trovare momenti e modi per riunirci e lottare, se il terreno per costruire significati e azioni insieme è sempre più difficile da trovare e da coltivare?
Enzo C., 28-10-2012 08:28
Non racconterò l'ennesima storia personale, ma riguardo l'esternazione della sig.ra che attualmente è una mia dipendente, la sig.ra Fornero, è fin troppo facile scrivere che giudizi simili sono in genere dettati da grande superficialità culturale e arroganza. La sig.ra Fornero è troppo lontana da quel mondo che pretende di conoscere, e non credo che le importi più di tanto. Un conto è parlare di fame, quando si "HA" fame; altra cosa è teorizzare avendo la pancia piena e il portafoglio colmo di qual che normalmente crea la differenza tra i pochi che possono e i tantissimi che non possono. Non mi offendo più di tanto, trovo l'affermazione della mia dipendente molto stupida e, ripeto, superficiale e arrogante. I dubbi sociali la politica li colma con i sondaggi, le statistiche, e l'impunità da ogni giudizio e critica proveniente dal basso popolo. Nel mio mondo la sig.ra Fornero avrebbe avuto una sonora lavata di capo, una lettera di richiamo, e la velata minaccia che ad azione reiterata sarebbero partite le sanzioni. Lei? Una lacrimuccia, qualche "passo indietro" (i ns politici sono dei maghi dei passi indietro), e tutto continua.
Massimo, 31-10-2012 09:31
posso dire la mia? ho studiato anch'io e faccio la lavapiatti! e sono fuori di casa da 3 anni (ho quasi 25 anni). non so più come pagare le bollette, l'affitto, il bollo auto, l'assicurazione. mi privo di tutto ma pago ogni singolo centesimo che devo a questa merda di stato del cazzo.chiedo alla signora Fornero: lei ha mai avuto solo 10 euro in tasca per 10 giorni? ha mai dovuto mettere per una settimana i legumi in ammollo ogni sera per poter un minimo mangiare a pranzo?ha mai indossato abiti non suoi, ha mai pulito un cesso non suo(o anche suo a questo punto...non credo proprio)...sa che le dico...lei è liberissima di giudicare "choosy" noi giovani...io però sono liberissima di giudicare lei una donna mancata, priva di sensibilità, femminilità e senso della realtà.non so nulla della sua vita privata ma sicuramente sarà una pessima madre e moglie e se i suoi le dicono che non è così è perchè fa loro comodo avere un bancomat con le gambe (per quanto mosce e prive di nerbo...dopo una vita seduta a girarsi i pollicetti delicati)..lei non sa nemmeno farsi un piatto di pasta in bianco e viene a dire a noi come si deve vivere?scenda dal piedistallo e mi venga a trovare (non dubito che con il sistema di controllo che avete ci riusciate)..la aspetto a mani aperte per tirarle due bei sonori ceffoni e farla tornare nel mondo reale. mi scuso con chi è nella mia stessa situazione per il linguaggio, ma sono arrivata all'esasperazione. NON mi scuso invece con la signora Fornero e i suoi coetanei che a furia di sprechi e scelte sbagliate hanno rovinato completamente la mia amatissima Italia..tanto sono sicura che brucerete nelle fiamme dell'inferno...e state sicuri che starò lì a guardare facendomi delle grasse risate
silvia, 14-02-2013 07:14
Chi passa mezza vita a prepararsi per il futuro si sente un martire se deve adattarsi a fare un lavoro non gratificante, per crisi ma talvolta semplicemente per pagarsi vacanze o discoteca. Moltissimi invece iniziano poco dopo la scuola dell'obbligo il primo lavoro che trovano, senza discutere a tavolino se sia quello giusto o no. Se uno sente una vocazione, potrà cercare se possibile di seguirla, ma tra famiglie e orientamento i choosy vengono fabbricati in serie inculcando che ciascuno debba definire proprie attitudini specifiche, magari affidandosi ai maghi del servizio orientamento, per poi scoprire che il mercato è tutt'altra cosa. E non è affatto scontato che a 25 o 30 anni si asia ragazzi, visto che si può lavorare dai 15. Don't be choosy, don't choose
Klement, 19-02-2013 08:19

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