Carlo Tavecchio poi si contraddistinse per offese a ebrei, omosessuali e donne, un vero campione del disprezzo verso gli altri.
In qualsiasi altro paese del mondo un personaggio del genere sarebbe stato mandato via nel giro di qualche secondo, con tanto di richiesta di scuse a reti unificate. Da noi è rimasto in sella per tre anni ed è stato protagonista di una delle maggiori disfatte del calcio italiano con la mancata partecipazione ai mondiali di Russia. D’altronde un elemento di tale raffinata cultura e sensibilità non poteva che provocare disastri.
A quattro anni di distanza dalla vergognosa frase sui neri e le banane, il calciatore nero francese Paul Pogba, che si chiama in maniera simile a quella descritta da Tavecchio, ha vinto il campionato del mondo di calcio con la Francia. O meglio con l’Afriancia, visto che la maggioranza dei giocatori della Francia è di colore e ha origini africane. La vittoria della Francia (paese particolarmente nazionalista) ai mondiali è stata snobbata in patria perché c’erano tanti giocatori di colore? Non sembra proprio, a giudicare dai grandi festeggiamenti ai quali hanno partecipato moltissime persone di pelle bianca e dalla presenza delle autorità bianche alla finale, ad iniziare dal presidente Macron.
Qualsiasi paese pure di veder trionfare la propria bandiera ad un mondiale farebbe giocare chiunque, anche fosse a pallini rossi e verdi o venisse da Marte. E infatti a questo mondiale le squadre di vari paesi Europei anche scandinavi, schieravano giocatori con cognomi e fattezze decisamente poco ariane. Mai si era vista prima d’ora una tale concentrazione di razze diverse all’interno delle squadre stesse. Quando si tratta di far primeggiare il proprio paese e vincere qualcosa, vanno bene tutti. E in questi tutti, specificamente nello sport, si distinguono gli atleti di colore. E qui inizia a venire qualche dubbio sul fatto che ai razzisti non piacciano queste persone. Non sarà che c’è di mezzo un complesso di inferiorità?
La ferocia e l’ignoranza di chi si scaglia contro queste persone, ad iniziare da Tavecchio, farebbe pensare fortemente a livelli di inferiorità molto latenti. Per i razzisti è un duro colpo da mandare giù, vedere atleti neri vincere nel più popolare sport del mondo. Ma devono rassegnarsi, il nero, l’immigrato è oro per la nostra crescita. Per la nostra economia, per la gloria anche delle nostre squadre di calcio, compresi quei neri che militano nelle squadre di praticamente ogni club e i tifosi offendono i neri delle squadre avversarie, con una rara dimostrazione di stupidità. L’immigrato, la persona di colore con la sua voglia di riscattarsi e di primeggiare, va sempre bene se ci serve a crescere, a portare in alto il nome della nostra nazione, se aumenta i fatturati. Che abbia una pelle diversa dagli autoctoni, che i genitori dei calciatori di fama o i calciatori stessi, siano venuti con i barconi e siano stati forse anche clandestini, poco importa, se ci fanno vincere. E’ infatti risaputo che una vincita al Mondiale può avere effetti positivi anche per la crescita economica di un paese. I neri, gli immigrati servono, a fare i lavori che noi non si vuole più fare, a fare le badanti che tengono i vecchi che noi abbandoniamo ma anche a vincere i mondiali e dare impulso alla crescita economica. Senza di loro l’economia, le squadre di calcio ariane, sarebbero in grande difficoltà. E già oggi li vediamo vincenti, non più immigrati ma perfettamente integrati e sventolare il sacro tricolore….