Gli italiani stacanovisti d’Europa che lavorano troppo e male

I dati Eurostat parlano chiaro: siamo il quarto paese in Europa per numero di ore settimanali lavorate e ben più avanti dei paesi storicamente considerati grandi lavoratori, come la Germania. E da noi si arriva a impressionanti picchi di lavoro che sfiorano le 50 ore settimanali, alla faccia dell’innovazione, la tecnologia, l’automazione e le scemenza artificiale che dovevano farci lavorare meno...

Gli italiani stacanovisti d’Europa che lavorano troppo e male

I dati Eurostat parlano chiaro: siamo il quarto paese in Europa per numero di ore settimanali lavorate e ben più avanti dei paesi storicamente considerati grandi lavoratori, come la Germania. E da noi si arriva a impressionanti picchi di lavoro che sfiorano le 50 ore settimanali, alla faccia dell’innovazione, la tecnologia, l’automazione e le scemenza artificiale che dovevano farci lavorare meno...

Eppure altri dati ci dicono che la Germania è la locomotiva d’Europa, ed è fra le prime posizioni come potenza industriale mondiale. Ma non sono tanto questi i risultati da rimarcare, che peraltro potrebbero anche essere considerati come aspetti negativi, bensì è sufficiente analizzare lo stato sociale per rendersi conto che nei paesi efficienti funziona tutto meglio, a prescindere dalla ricchezza monetaria prodotta. Quindi come può essere possibile che noi lavoriamo più di loro ma non abbiamo simili risultati?
La risposta è presto detta: basta andare in qualsiasi posto di lavoro pubblico o privato, ente statale o negozio che sia, per capire dove è il problema. La disorganizzazione e l’inefficienza sono la normalità e l’affidabilità una lontana chimera. Con tali problemi cronici non si conclude granchè, pure se ci si ammazza di lavoro e quindi di conseguenza ci si stressa. E spesso non si ha alcuna intenzione di risolvere questi problemi e le parole più usate da chiunque per giustificarsi sono: non dipende da me. Certo, non dipende mai da nessuno e c’è sempre qualcuno più in alto che è responsabile, fino ad arrivare all’apice della piramide dove il responsabile dirà ovviamente che non è colpa sua ma di qualcuno più in alto di lui, quindi gli dei o qualcosa di simile. Infatti un'altra disciplina in cui siamo campioni olimpionici è lo scarica barile.
Che la disorganizzazione, l’inefficienza, l’inaffidabilità facciano lavorare di più e male è ovvio, ma quando ci si scontra con la mentalità ormai fossilizzata dell’italiano che lavora in questo modo, c’è poco da fare, non ci sente, non vede e non agisce di conseguenza. Ed è un paradosso quello che succede, perché dappertutto si sente parlare di efficienza ma poi nella pratica accade esattamente il contrario. Eppure, nonostante con una scarsa o nulla organizzazione ed efficacia si faccia molta più fatica e si debba lavorare di più, si continua imperterriti. Forse perché poi lamentarsi diventa più facile e giustificato e il piacere di lamentarsi è così forte che si preferisce continuare a farsi del male piuttosto che cambiare. Cambiare significherebbe smetterla di lamentarsi o di prendersela con qualcuno per tutti propri guai. Significherebbe evolvere, crescere ma sono cambiamenti mentali che sono percepiti come lo spostare le montagne con le mani, quindi meglio non provarci per niente e continuare a inveire contro il mondo.
Anche a seguito di questa situazione lavorativa pessima dove si lavora tanto e male, nel 2022 ben 2.213.000 persone hanno deciso di licenziarsi volontariamente e circa il 40% di queste persone lo ha fatto non avendo nessuna alternativa di lavoro. Forse tanti di loro non sopportavano di fare lavori inutili, senza senso e magari pure dannosi per se, gli altri e l’ambiente, oppure di stare in luoghi dove la disorganizzazione era cronica e si perdevano giorni per fare lavori che con una buona organizzazione si sarebbero fatti in poche ore. Sempre più persone non capiscono perché debbano lavorare solo per i soldi quando poi sono infelici, insoddisfatti e devono correre come pazzi e a fine giornata sono sfiniti non trovando neppure il senso di quello che stanno facendo.
Ma vivere per lavorare, vivere solo per portare a casa uno stipendio, non importa facendo cosa e come, ormai non è più (e non lo è mai stata), l’unica strada. Ci sono tanti esempi di persone che hanno fermato la ruota del criceto, levato la benda dagli occhi e colto le opportunità che ci sono per vivere dignitosamente e allo stesso tempo fare lavori efficienti, utili, sensati, soddisfacenti e che non danneggino se stessi, gli altri e l’ambiente. Le possibilità esistono e sono a portata di mano, sta a noi volerle scegliere.

Cogliete al volo le opportunità di questo fine settimana

Il 25 maggio a Valdengo (Biella)

Il 25 maggio un'altra edizione del corso Cambiare vita e lavoro (si può), ma questa volta in provincia di Biella, a Valdengo, presso Cascine Mollie, via Armando Diaz 1.

A tenerlo saranno sempre Paolo Ermani e Alessandro Ronca.

Informazioni e iscrizioni:  www.evonaturale.it, cell. 340-2348079, evonaturale@gmail.com

Il 26 maggio a Sagliano Micca (Biella)

Il 26 maggio Paolo Ermani e Alessandro Ronca propongono invece il corso "Vivere senza bollette", per apprendere come, in teoria e anche in pratica, smarcarsi dalla rete e diventare autonomi e indipendenti energeticamente. In provincia di Biella, a Sagliano Micca, presso "Cantiere senza bollette".

Informazioni e iscrizioni:  www.evonaturale.it, cell. 340-2348079, evonaturale@gmail.com

 

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