di
Andrea Degl'Innocenti
07-11-2011
Raggiunto, in Grecia, l'accordo fra il premier uscente George Papandreou, leader del partito socialista, e il capo dell'opposizione di centro-destra Antonis Samaras. Il nuovo governo si appresta ad imporre le misure volute dalla comunità internazionale: una ricetta a base di privatizzazioni, austerità, tagli alla spesa pubblica.
L'accordo è arrivato ieri sera. Le sorti della Grecia saranno affidate ad un governo di unità nazionale che avrà come compito principale quello di far rispettare ai propri cittadini il diktat imposto dal Fmi e dalla comunità internazionale in attesa delle nuove elezioni politiche previste per il prossimo febbraio - probabilmente il 19, come proposto dal ministro delle finanze, Evangelos Venizelos.
Ad annunciare l'accordo è stato il capo dello Stato, Carolos Papoulias, dopo l'incontro fra il premier dimissionario George Papandreou, leader del partito socialista, e il capo dell'opposizione di centro-destra Antonis Samaras. Ancora da definire il leader della nuova coalizione. Il suo nome dovrebbe emergere oggi, in una nuova riunione in cui verranno nominati anche gli altri componenti dell'esecutivo. Alcune indiscrezioni riportate dal quotidiano Vima, fanno il nome di Lucas Papademos, ex vice presidente della Banca centrale europea.
I mercati hanno avuto un ruolo decisivo in questo processo. Un influente parlamentare del Pasok, il partito socialista greco al governo, ha sostenuto che la Grecia deve arrivare a una soluzione politica “oggi, altrimenti domani sarà l'inferno”, con riferimento fra le altre cose alla riapertura delle Borse. La paventata tempesta finanziaria ha spaventato premier Papandreu che è corso ai ripari, prima annullando il referendum popolare sul piano di salvataggio Ue, poi decidendo di dimettersi e di affidare il paese nelle mani di un governo di transizione.
Il nuovo esecutivo dovrà approvare il più rapidamente possibile le misure chieste dall'Ue e dal Fmi per ottenere le nuove tranche di aiuti, a partire da quella sospesa da 8 miliardi di euro.
Il referendum ventilato giorni fa dall'ex premier Papandreu è stato rapidamente cancellato. Azzerate le speranze dei cittadini di intraprendere un percorso diverso, più partecipato, sulla scia di quanto accaduto in Islanda. A meno che non siano loro a mobilitarsi autonomamente, ciò che li aspetta nei prossimi mesi è una dura ricetta a base di austerità, privatizzazioni, tagli. E svendita della propria sovranità alle élite finanziarie internazionali.
LEGGI GLI ALTRI ARTICOLI SULLA CRISI GRECA
Commenti