Nei giorni scorsi si è assistito sui media mainstream ad una ferma condanna della volontà del governo greco che invitava a votare no al referendum; poi, quando sono stati resi noti i risultati, è stata fermamente condannata la volontà espressa dagli elettori con affermazioni secondo cui “i greci si sono condannati con le loro mani”, “sono stati ingannati da Tsipras”, eccetera, eccetera. Ma le autorità europee si sono affrettate ad assicurare che “comunque quella volontà sarà rispettata”. Ecco partiamo da qui, dal fatto che le prime dichiarazioni dopo il voto greco non permettono, evidentemente, di dare affatto per scontato il rispetto dell’esercizio della democrazia quando questo può uscire dai “binari” segnati da chi la democrazia la usa per fare green washing. Merkel e Hollande si sono “telefonati” per concordare un formale rispetto del voto greco e la Commissione Europea ha diffuso una nota dove viene ribadito il concetto: preoccupante che ci fosse bisogno di sottolinearlo in questa Europa di “democrazie”!
La Grecia ha scelto l’incertezza; prima di decidere che sia un gesto da condannare occorre capire tra cosa ha scelto. L’altra opzione, secondo molti, erano le manette e la canna del gas, sicuri e garantiti. Altri sostenevano e sostengono che invece l’alternativa sarebbe stata una vivificante pioggia di denaro che avrebbe permesso di far tirare ai greci una boccata di ossigeno. Beh...c’era un tale Confucio che diceva: “Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno, insegnagli a pescare e lo nutrirai per la vita”. Ma se gli insegni a pescare, sarà indipendente e autonomo da te, se invece gli allunghi un pesce, dipenderà da te ogni nuovo giorno della sua vita. Chissà cosa vuole l’Europa delle banche e della politica per la Grecia? Volendo fare l’avvocato del diavolo, potremmo sospettare che voglia continuare ad allungare un pesce al giorno. In Italia ha governato per anni una mente sottile che sosteneva come a pensar male si faccia peccato, ma ci s’acchiappi. Che avesse ragione?
Paul Craig Roberts, ex del Wall Street Journal e autore di The Failure of Laissez Faire Capitalism and Economic Dissolution of the West, aveva scritto prima dell’apertura delle urne: «2.500 anni fa i greci hanno salvato la loro indipendenza dall’Impero Persiano. Il voto di domenica ci dirà se i greci hanno di nuovo servito la libertà o se hanno scelto di soccombere all’Impero di Washington». I greci la loro scelta l’hanno fatta.
«Oggi celebriamo la vittoria della democrazia, domani comincia il lavoro duro» ha detto Tsipras nel suo messaggio in televisione. «Noi vogliamo un’Europa di solidarietà» ha aggiunto affermando che si siederà nuovamente al tavolo delle trattative. L’idea è quella che la Grecia che si siederà a quel tavolo non sarà la Grecia di prima in fatto di peso specifico e potere contrattuale. Tsipras può esibire un risultato che diventa bandiera e, per di più, può lasciare intendere che non sia nemmeno finita qui. La questione vera è, ora, cosa Tsipras andrà a contrattare, da quale base di partenza, con quali condizioni e con quali ambizioni e finalità. Dal suo popolo, se già aveva ricevuto una parziale fiducia con quel 36% alle elezioni, ora ha ricevuto una cambiale in bianco. La maggioranza dei greci vuole che la situazione cambi, che la vita migliori, che la si smetta di fare la fame e abortire il futuro, ma non vuole che si vada nella direzione della Troika. Non sa bene in quale altra direzione andrà Tsipras e cosa accadrà ma ha dimostrato di fidarsi di lui (anche se, appunto, una volta di più occorre tenere ben presente tra che cosa si era costretti a scegliere). Meglio l’incertezza che la morte sicura, pare essere il messaggio. E Tsipras non ha mancato di sottolineare che ripartirà parlando del debito greco e delle banche.
Ebbene, mai come ora questa può essere un’opportunità, come scriveva qualche giorno fa su queste colonne Paolo Ermani. Tutto sta a vedere come il governo greco se la giocherà e se sarà capace di introdurre nuove regole e nuovi paradigmi. La Grecia ha risposto con un dribbling a chi pensava di averla messa in scacco matto. Ma poi bisogna vedere come si vuole finire la partita.
Commenti