Oggi in Italia le aree da bonificare sono moltissime: 57 di esse, le più pericolose, sono classificate come 'Siti d'Interesse Nazionale'. Greenpeace ha presentato il rapporto SIN Italy: la bonifica dei Siti di Interesse Nazionale, una rassegna sulle troppe questioni aperte nelle aree da bonificare italiane.
Il 6 ottobre scorso Greenpeace ha presentato in conferenza stampa a Milano il rapporto SIN Italy: la bonifica dei Siti di Interesse Nazionale, una rassegna sulle troppe questioni aperte nelle aree da bonificare italiane. Greenpeace rende inoltre pubblici gli ultimi aggiornamenti delle sue indagini sulla bonifica in corso alla ex-Sisas di Pioltello-Rodano con il rapporto: Il mistero dei rifiuti scomparsi.
La bonifica della ex-Sisas è un esempio lampante della situazione attuale dei SIN e dell'inadeguatezza della gestione emergenziale. Dopo aver documentato le irregolarità e i mancati trattamenti nella gestione dei rifiuti tossici esportati in Spagna, Greenpeace solleva interrogativi sui quantitativi, la classificazione dei rifiuti movimentati e sui siti di smaltimento finale.
L'indagine in corso della Procura della Repubblica di Milano a carico del Commissario Luigi Pelaggi per una presunta tangente di 700 mila euro pagata dalla società Daneco Impianti, e le ipotesi di declassamento dei rifiuti per risparmiare sui costi della bonifica, non fanno che confermare la necessità di soluzioni diverse da quella emergenziale.
Oggi in Italia le aree da bonificare sono moltissime: 57 di esse, le più pericolose, sono classificate come "Siti d'Interesse Nazionale" (SIN) e coprono il 3 per cento del territorio del Paese: 1.800 chilometri quadrati di aree marine, lagunari e lacustri (il doppio della Laguna di Venezia e del Lago di Garda messi insieme) e 5.500 chilometri quadrati di aree terrestri (per estensione più della somma delle province di Milano, Pavia e Lodi). I Comuni inclusi nei SIN sono oltre 300, per un totale di circa 9 milioni di abitanti.
Proprio quando i dati sul pesante impatto sanitario della mancata bonifica di queste aree cominciano a essere accessibili (con almeno 10 mila morti attribuite alla contaminazione dei SIN), le risorse finanziarie destinate dal Governo alle bonifiche sembrano dileguarsi, aprendo la strada a gestioni emergenziali e ipotesi di "condono", come quella introdotta dall'art. 2 della L. 13/2009, che portano a "scorciatoie" pericolose per salute e ambiente.
“Greenpeace si oppone fermamente a qualsiasi ipotesi di 'condono' per i danni causati finora dai SIN e dalla loro mancata bonifica. Si tratta di una strage che deve essere fermata. La concessione di un condono tombale agli inquinatori è inaccettabile, soprattutto per i cittadini coinvolti” - afferma Federica Ferrario, che ha condotto la ricerca per Greenpeace.
Greenpeace ritiene che le bonifiche possano favorire ricerca e innovazione, creare occupazione e salvaguardare territorio e salute umana. Per trasformarle da problema a opportunità ci sono però alcuni passaggi obbligati: la fine della gestione emergenziale, l'abolizione dell'art. 2 della L.13/2009, un Piano Nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati a efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie da parte del Governo e soprattutto un confronto aperto con le rappresentanze di cittadini, sindacati e associazioni ambientaliste.
Ulteriori approfondimenti sul caso ex-Sisas sono disponibili sul sito di Greenpeace a questo link.