Greenpeace, dal 6 novembre Russia sotto processo per il sequestro degli attivisti
di
Redazione
31-10-2013
L'Olanda porta il caso Russia-Greenpeace al Tribunale internazionale del diritto del mare (ITLOS), previsto dalla Convenzione Onu sul Diritto del Mare (UNCLOS): la prima udienza è fissata ad Amburgo il prossimo 6 novembre. La Russia, pur avendo sottoscritto la Convenzione, ha dichiarato che non parteciperà al processo e non accetterà le decisioni del Tribunale.
30 uomini e donne, giovani e non, sono in carcere in Russia dopo aver protestato pacificamente contro le trivellazioni in Artico. Sono entrati in azione perchè sanno che è sbagliato mettere in pericolo l’Artico per cercare petrolio, proprio la causa dei cambiamenti climatici che stanno sciogliendo i ghiacci. Gli Arctic30 – 28 attivisti, un fotografo e un videoperatore freelance – sono stati accusati in un primo momento di pirateria. Il ricorso per la scarcerazione su cauzione è stato rigettato per tutti. Ora l’accusa di pirateria è stata sostituita da quella assurda di vandalismo, per cui rischiano fino a un massimo di 7 anni di carcere.
L'Olanda porta il caso Russia-Greenpeace al Tribunale internazionale del diritto del mare (ITLOS), previsto dalla Convenzione Onu sul Diritto del Mare (UNCLOS): la prima udienza è fissata ad Amburgo il prossimo 6 novembre. La Russia, pur avendo sottoscritto la Convenzione, ha dichiarato che non parteciperà al processo e non accetterà le decisioni del Tribunale.
“Le autorità russe hanno formalizzato l’accusa di vandalismo, senza ancora far decadere quella di pirateria come annunciato, ma la sostanza non cambia: la detenzione dell'equipaggio di Greenpeace e dei giornalisti e il sequestro della nave è del tutto illegittimo” dichiara Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia.
“Se l’accusa di pirateria si è rivelata inconsistente, quella di vandalismo oltre ad essere ugualmente assurda, mai comunque avrebbe dato il diritto di abbordare la nave di Greenpeace in acque internazionali.”.
Ieri anche all’attivista italiano Cristian D’Alessandro – così come finora ad altri 27 dei 30 uomini che erano a bordo dell’Arctic Sunrise - è stata formalizzata l’accusa di vandalismo.
Se la Russia dovesse davvero rifiutare la decisione del Tribunale, il risultato sarebbe una crisi generale del Diritto Internazionale ben oltre i limiti della questione tra Russia e Olanda. Il principio della libera navigazione in acque internazionali, che è alla base del diritto marittimo, sarebbe seriamente compromesso. Dal giorno dopo, infatti, chiunque può inventarsi accuse di pirateria come hanno fatto le autorità russe, abbordare e sequestrare chi vuole e poi rifiutare il giudizio del Tribunale internazionale.
L'appello di Greenpeace per la liberazione degli attivisti prigionieri