Sono 34 i reattori appartenenti a 13 centrali nucleari che "andrebbero chiusi immediatamente''. È quanto sostiene Greenpeace citando indagini indipendenti condotte dall'associazione ambientalista mentre iniziano a circolare indiscrezioni sugli stress test condotti dalla Commissione Europea sulle centrali nucleari. Per Greenpeace l'analisi condotta da Bruxelles “non affronta scenari di disastri multipli, come è stato il caso di Fukushima”.
Iniziano a circolare indiscrezioni sugli stress test condotti dalla Commissione Europea sulle centrali nucleari, ma l’analisi non affronta scenari di disastri multipli, come è stato il caso di Fukushima, né prende in considerazione il rischio terrorismo.
Indagini indipendenti condotte da Greenpeace indicano che 34 reattori, appartenenti a 13 centrali, andrebbero chiusi immediatamente. Ecco l’elenco.
- Spagna: centrale di Almaraz, 2 reattori. C’è un solo generatore di emergenza, i rischi di inondazioni per eventuale danno a una diga soprastante non sono stati valutati sufficientemente. Entrambi i reattori vanno chiusi immediatamente.
- Belgio: centrale di Doel, 4 reattori. Dagli stress test emerge una scarsa valutazione dei rischi di incendio e di allagamento, così come dei rischi sismici. Insufficiente valutazione dei rischi per le piscine di stoccaggio. Recentemente sono state trovate 7.776 fratture nel vessel del reattore n.3. I reattori 1 e 2 andavano già chiusi con i soli risultati degli stress test, il numero 3 va chiuso definitivamente e una analisi trasparente delle insufficienze del reattore 4 va condotta al più presto.
Centrale di Thiange, 3 reattori. La protezione da eventi alluvionali non è sufficiente e non conforme alle norme internazionali; l’evento di un incidente aereo è considerato in Belgio, e ritenuto dal regolatore un problema, ma cui non si dà alcuna soluzione. Recentemente sono state riscontrate 2.450 fratture nel vessel del reattore n. 2. Il reattore 1 va chiuso definitivamente, come anche il reattore 2. Il reattore 3 va fermato fino a che non siano state prese le misure anti alluvione e risolti i diversi problemi riscontrati.
- Germania: centrale di Grundemiggen, 2 reattori. Si rileva la mancanza di sicurezza della centrale per una alluvione di lunga durata. Nessun piano di emergenza per fronteggiare eventuali perdite di idrogeno. La centrale andrebbe chiusa ben prima del 2015, data prevista.
- Slovenia: centrale di Krsko, 1 reattore. La zona è sismicamente attiva ed esposta al rischio di alluvioni. Anche se l’impianto è stato rafforzato nel corso degli anni, il nocciolo è esposto a rischi per terremoti di grande magnitudo e la fusione non può essere esclusa.
Gli effetti dell’invecchiamento delle componenti (il reattore è del 1983) non sono considerati nell’analisi. Anche se il gestore sta costruendo una nuova sala controllo, i rischi rimangono comunque elevati. La centrale andrebbe avviata alla chiusura.
- Slovacchia: centrale di Mochovce, 2 reattori (e altri 2 in costruzione). Il rischio sismico non è valutato a sufficienza e nel caso di un forte terremoto l’edificio del reattore è soggetto ad allagamento per rottura condotte. Manca il contenimento secondario, cui si vuole riparare aumentando lo spessore dei muri anche per i reattori in costruzione, e il rischio di incidente aereo non è valutato. I reattori 1 e 2 vanno fermati e va bloccata il completamento delle unità 3 e 4.
- Svizzera: centrale di Mühleberg, 1 reattore. La strumentazione per la piscina di stoccaggio del combustibile non è a prova di incidente, e manca anche un generatore per alimentare il raffreddamento della piscina. Nessuna misura per prevenire l’esplosione di idrogeno in caso di malfunzionamento. Va aggiunto che non si può escludere il rischio sismico di intensità superiore a quella prevista dal progetto. Il reattore, anche in considerazione dei 40 anni di funzionamento, andrebbe chiuso immediatamente.
- Svezia: centrale di Ringhals, 4 reattori. Nessuno dei reattori ha sufficienti protezioni antisismiche e il regolatore ha dato come scadenza il 2013 per rimediare. L’edificio del reattore 1 risulta a rischio in caso di evento sismico anche nei limiti del progetto, mettendo a rischio la piscina del combustibile esausto. Nessuna analisi del rischio sismico è disponibile per le piscine del combustibile. L’operatore non è stato in grado di dimostrare che i reattori 3 e 4 possano essere messi in sicurezza in caso di eventi esterni blocchino le condotte di presa dell’acqua di raffreddamento. E’ una centrale che andrebbe chiusa immediatamente.
- Repubblica Ceca: centrale di Temelin, 2 reattori. Diversità dei sistemi di raffreddamento, mancanza di misure per la rimozione di idrogeno per prevenirne l’esplosione. Altre insufficienze riguardano i sistemi di raffreddamento d’emergenza per la piscina di stoccaggio del combustibile nucleare. Solo alcuni dispositivi del reattore 1 sono a prova di terremoto. Il reattore 1 andrebbe chiuso immediatamente e il 2 al più presto.
- Regno Unito: centrale di Wylfa, 1 reattore. La chiusura dell’ultimo reattore ancora in funzione è prevista nel 2014. Nessun sistema automatico di arresto in caso di terremoto. Sistemi di stoccaggio a secco del combustibile sono antisismici, ma non lo è il sistema di raffreddamento. Mancanza del contenimento secondario del reattore.
- Francia: centrale di Fessenheim, 2 reattori; centrale di Gravelines, 6 reattori; centrale di Cattenom, 4 reattori. In tutti questi reattori ci sono diverse lacune in materia di protezione contro i terremoti e le inondazioni, con il rischio di terremoti non adeguatamente valutati, così come eventi meteorologici estremi (alluvioni, nubifragi etc.). Un solo generatore diesel di emergenza è disponibile per ogni centrale. Nessun reattore ha accesso a una fonte di raffreddamento alternativo, elemento questo evidenziato come preoccupante nelle conclusioni. I sistemi di rilevazione antincendio e gli impianti fissi di estinzione non hanno alcun backup con caratteristiche antisismiche. Queste centrali vanno chiuse tutte e tre. La centrale di Fessenheim è la più vulnerabile a terremoti e alluvioni; la centrale di Gravelines, che usa combustibile MOX, non ha sufficienti protezioni contro le alluvioni; quella di Cattenom andrebbe chiusa subito dopo il recente incidente di scala Ines 2.
Leggi il documento di Greenpeace sugli stress test
Leggi la bozza di documento della Commissione Europea .
Commenti