di
Daniel Tarozzi
23-03-2011
"Sono stanco. Stanco di vivere passivamente, mentre in nome del mio benessere vengono bombardati paesi e costruite centrali nucleari. Stanco di basare la mia quotidianità sul dolore e la sofferenza altrui, o sulla distruzione delle risorse primarie. Adesso basta, smettiamola!"
Questa articolo è per mio padre e mia madre. È per i miei amici, i miei parenti. È per tutte le persone che mi conoscono, per quelle che mi leggono. Ed è soprattutto per me stesso.
Basta. Non né posso più, smettiamola! Sono stanco di parlare, parlare, parlare. Stanco di sentire angoscia e preoccupazione per i problemi del mondo e incapacità di sentirsi realmente responsabile per esso.
Stanco di vedere persone che amo e stimo usare o anche solo concepire di utilizzare prodotti usa e getta, acqua in bottiglia, tovaglioli di carta, insalata in busta, pile non ricaricabili, luci accese inutilmente, vaschette di plastica per la ricotta, salsa in vasetti di vetro che verrà gettato, cibi pieni di pesticidi, benzina rossa di sangue, energia nera di morte.
Sprechi, distruzione, foreste primarie, povertà e sfruttamento. Sono stanco di vedere in vendita prodotti super scontati. Stanco di considerare un affare un oggetto a due euro. Dietro quell'oggetto c'è sfruttamento di lavoro, sofferenza, distruzione del pianeta.
Siamo tutti angosciati per il nucleare giapponese o per le guerre nel nord-Africa. Ma non vogliamo accettare che è assolutamente colpa nostra. Siamo noi a usare quell'energia, quel petrolio, quel nucleare, senza farci domande, senza essere disposti a superare le nostre pigrizie, le nostre resistenze.
Quanto siamo buoni... Ci consideriamo brave persone, doniamo soldi ai terremotati, ci commuoviamo per i cagnolini, aiutiamo una vecchietta.
Ma non siamo disposti a smetterla di acquistare morte. E allora smettiamo di informarci. Smettiamo di quietare la nostra coscienza leggendo libri, giornali e guardando video che ci mostrano i danni del mondo. Penosi vojeristi, ecco cosa siamo.
Io ci sto provando. Ho dato via la macchina, smesso di mangiare carne, ridotto di molto gli sprechi. Ma non ne posso più di contribuire, anche se meno di prima, alla morte e alla distruzione. Non voglio più basare il mio benessere sul dolore dei miei figli, dei miei vicini, degli africani, dei libici, dei sudamericani.
Stanco di accettare di vivere in una città sempre più affogata dal cemento e dallo stress senza dire basta.
Stanco di sapere che stiamo inquinando la nostra acqua, desertificando il nostro pianeta. Lo vogliamo capire che non possiamo continuare a sprecare acqua potabile per andare in bagno? Esistono mille modi per evitarlo, ma non interessano questo paese... Lo vogliamo capire che ogni volta che vediamo una gru, una betoniera, un nuovo quartiere stiamo osservando uno stupro inflitto alla nostra casa, alla nostra madre? La terra viene squarciata e al posto dell'humus mettiamo asfalto...Vogliamo cominciare ad ascoltare il grido di dolore che ci circonda e ci pervade?
Smettiamola. Smettiamola. Smettiamola.
Vogliamo cambiare le cose? Non chiediamolo ai politici. Non chiediamolo ai comici. Non chiediamoli ai saggisti. Facciamolo noi stessi. Facciamolo adesso. Facciamolo qui è ora.
Prendiamoci la responsabilità di esporci nel mondo. Rifiutiamo le buste di plastica nei negozi, parliamo con la gente, interveniamo di fronte alle ingiustizie. E soprattutto smettiamola di comprare senza sapere cosa compriamo. Informarci è un diritto-dovere. Agire di conseguenza l'unica possibilità che abbiamo di rendere degna la nostra vita. L'unica possibilità che abbiamo di guardarci allo specchio senza sputarci sopra. Di guardare i nostri figli senza sentire il bisogno di correre a sotterraci.
Basta. Il cambiamento dipende solo da te, da me, da noi. Ci sono le possibilità, gli strumenti, i metodi. C'è la possibilità di vivere in modo diverso, gioioso, consapevole. Ma è faticoso. Dobbiamo sceglierlo. Dobbiamo fissare un obiettivo e lavorare per raggiungerlo. E poi fissarne un altro. E un altro. Cercare di ridurre ogni giorno la sofferenza e il dolore che produciamo con la nostra quotidianità. E dobbiamo farlo godendo, gioendo, diventando sempre più felicemente consapevoli.
Consapevoli di essere vivi. Consapevoli di essere cambiati. Consapevoli di lavorare per cambiare ancora. Consapevoli e orgogliosi di avercela fatta.
Consapevoli di aver detto Basta.
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