di
Carlo Carlucci
24-05-2013
"A don Gallo premeva scuotere le coscienze addormentate, con tutte le sue forze, con un impeto vitale incredibile". Da Carlo Carlucci, che lo ha conosciuto di persona, il ritratto di un prete 'fuori dal coro' e 'dal cuore in mano', che di recente aveva anche appoggiato la lotta dei cittadini sull'Amiata, esprimendo la sua contrarietà allo sfruttamento geotermico di questa montagna.
Era stato invitato qui sull’Amiata qualche mese fa. Ero indeciso se andare o no. Gli si era stato scritto pregandolo che si pronunciasse in favore della nostra lotta in difesa della Montagna rapinata e devastata dalle centrali geotermiche di Enel e lui aveva subito risposto. Quassù si vive sparsi e isolati, difficile creare aggregazioni, il calare del buio inviterebbe a non muoversi di casa. Arrivo al Colle degli Angeli un complesso turistico isolato nei boschi e sono accolto subito da un brulichio di fari che fendono la notte. Parcheggio e seguo le persone davanti a me finchè mi trovo in una sala riunioni gremita. Incredibile quassù.
Non è quasi presente la Casta locale, il che mi conforta, ma sono presenti molti della società bene, forse attirati, penso io, dal fenomeno mediatico. Chissà. Certo so di assistere a qualcosa di insolito. La solita attesa, il cicaleccio, il salutarsi. Poi appare la figura emaciata, minuta, pallida, consunta, esausta del prete che si siede quasi assente, assolutamente interiorizzato, come non fosse toccato dall’incombente clima di attesa. Poi qualcuno gli sussurra qualcosa all’orecchio e allora don Gallo prende il microfono, si alza e improvvisamente, come incalzato da un qualcosa cui deve ubbidire, muovendosi in orizzontale lungo il corridoio finale della prima fila e poi nel divisorio fra le due serie di spettatori, teso, vibrante, talvolta squassato inizia il suo show. È sommamente improprio usare la parola show, ma non ne ho altre.
All’inizio, ogni tanto, don Gallo si interrompe perché la continuazione di certi conversari tra il pubblico (ripeto in Amiata rare sono le occasioni di incontro o di socializzazione) non cessava. Ottenuto finalmente il silenzio per oltre due ore rapite, convulse, distese, accompagnato dal suo muoversi incessante, a scatti don Gallo parla come altro da sè.
Che cosa comunica quel prete fuori dal coro e dal cuore in mano? Chi e che cosa lo urgeva dall’alto, dal profondo? Darne una sintesi dei centinaia di argomenti ci indurrebbe a ricorrere ai consueti clichè, abusati e ingiusti. Innanzitutto e in conclusione egli risponde come promesso anche a noi che da anni siamo impegnati a contrastare l’Enel: ogni battaglia ambientale è oggi prioritaria nel mondo, la difesa dell’ambiente oramai vicino al collasso non è altro che la difesa della nostra casa, della casa di tutti. Non dobbiamo dimenticarcene mai nelle lacerazioni, nei momenti di sconforto, nelle nostre piccole o grandi meschinità. Difendere il creato, cioè la Natura è difendere l’avvenire delle future generazioni, l’avvenire dei nostri figli.
Ma a don Gallo premeva scuotere le coscienze addormentate, con tutte le sue forze, con un impeto vitale incredibile, uno stress che ha messo a repentaglio la sua vita appassionata. In una delle sue ultime interviste, alla domanda ‘che cosa direbbe a Grillo?’ sorridendo aveva risposto che l’amico Grillo, pur con le sue sacrosante ragioni, doveva smettere di atteggiarsi a Padreterno: non si atteggiava a padreterno nemmeno Gesù Cristo, figuriamoci.
Nel chiudersi della serata con il consueto richiamo all’essere partigiani - cioè di parte, ovvero a sapersi schierare non in un confronto armato, non nell’odio che esclude, ma schierati per includere, abbracciare, comprendere - don Gallo offre il suo brindisi (che era il suo addio) pronunciando una parola slava: il brindisi delle prostitute dell’Est.
Prima ci aveva spiegato che arrivano queste giovani donne a frotte a Malpensa, anche prive di documenti e inspiegabilmente-spiegabilmente la polizia chiudeva gli occhi, mentre il perbenismo trionfava e ancora trionfa. E alcune di queste ragazze capitano a Genova, zona porto ovviamente, disperate ovviamente e poi venivano a sapere di questo prete di strada, come don Gallo amava definirsi, della sua parrocchia sul porto, e ogni tanto ci capitano, magari per un attimo, per fare festa così, tanto per sentirsi a casa col brindisi slavo, quello proposto appunto da don Gallo, lassù sulla nostra Montagna, nell’ esclusivo Colle degli Angeli.
Ogni particolare di quella serata faceva parte di un lascito. Solo oggi ce ne rendiamo conto. Enel ripercorre tappe e fasi della sua vita, vissuta sempre contro, ma senza iattanza alcuna, senza condanne e accuse obbrobrios. Don Andrea Gallo ci indicava la strada, la retta via: continuare a battersi senza perdere la speranza e soprattutto senza odio. Parola di partigiano vero.
Muore don Gallo e oggi l’ex ministro dello Sviluppo, Corrado Passera,fa in tempo a far passare un conto salatissimo (che pagheremo noi sulle bollette), ad esclusivo vantaggio dei grandi inquinatori del pianeta, i Moratti, Enel...i controllati-controllori. Aveva promesso don Gallo che sarebbe ritornato sull’Amiata in occasione della manifestazione dell’11 maggio, poi aveva dovuto disdire perché non stava bene. Dieci giorni più tardi moriva.
Ci risulta facile, quasi spontaneo predire che ora la sua presenza sulla nostra Montagna sarà moltiplicata, vivificata. Nella battaglia contro le centrali Enel avremo ora uno 'sponsor d'eccezione', un vero e proprio santo in Paradiso appunto.
Hasta siempre don Gallo!
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