di
Massimo Nardi
27-11-2013
È proprio di questi ultimi giorni la pubblicazione del Global Age Watch Index, realizzato da HelpAge International, network globale dedicato alle fasce anziane della popolazione mondiale, in collaborazione con l'Onu. Il dossier evidenzia la qualità della vita delle persone over 60 in 91 Paesi. L'Italia, al solito, si colloca lontanissima dai primi posti.
Nel 1997 Jarvis Cocker, leader dei Pulp, gruppo indie rock della scena inglese, così cantava: «Help the Aged, one time they were just like you, drinking, smoking cigs and sniffing glue. Help the aged, don't just put them in a home, can't have much fun in there all on their own». Un testo toccante e sensibile, che evidenziava il processo in atto nei Paesi industrializzati occidentali: l'invecchiamento della popolazione e l'impegno, da parte di ogni singolo individuo, a sostenere gli anziani e a non lasciarli soli nel loro ultimo percorso di vita. Ed è proprio di questi ultimi giorni, precisamente del 1 ottobre scorso, Giornata Internazionale dell'anziano, la pubblicazione del Global Age Watch Index, realizzato da HelpAge International, network globale dedicato alle fasce anziane della popolazione mondiale, in collaborazione con l'Onu. Il dossier evidenzia la qualità della vita delle persone over 60 in 91 Paesi: al primo posto, come nazione più "ageing-friendly" del mondo, con pensioni e welfare generosi, trasporti affidabili e forte senso della comunità, si colloca la Svezia. Seguita da Norvegia e Germania. L'Italia, al solito, si colloca lontanissima dai primi posti: è al 27esimo, dopo Cile, Slovenia, Uruguay e Argentina.
L'obiettivo del dossier è duplice: da un lato comprendere le esigenze e le opportunità degli anziani, dall'altro stilare una classifica di parametri al fine di sottoporla ai governi di tutto il mondo per migliorare le politiche della terza età.
Nel dettaglio, la classifica si basa su quattro voci, considerate come strumenti-chiave del benessere degli anziani: reddito, salute, lavoro e formazione, condizioni ambientali favorevoli. Queste quattro voci sono a loro volta suddivise in sottocategorie, che determinano così il risultato finale: pensioni, welfare, Pil pro capite, aspettative di vita e benessere psicologico, legami sociali, accesso al trasporto pubblico, sicurezza fisica. A ciascuna voce è assegnato un punteggio specifico capace, a sua volta, di far capire quanto ogni singolo Paese sia più o meno vicino al "risultato ideale".
L'Italia, dicevamo, si colloca al 27esimo posto, ma, su alcune voci, meraviglia il punteggio: sul reddito, ad esempio, facciamo meglio di Svezia e Germania, scalando la classifica fino ad arrivare al 6° posto con un punteggio pari a 88 (la Svezia si ferma a 87, la Germania a 86.1). Un esito sorprendente se si guarda alle pensioni italiane, che è spiegabile forse con la valutazione del risparmio e della proprietà dell'abitazione. Sulla salute ci piazziamo al 15° posto, con un punteggio pari a 73; sul lavoro e formazione, al 62° posto, con 33.1; infine, sulle condizioni ambientali favorevoli, 53° posto con 61.9 di punteggio.
E gli altri Paesi? Come detto, Svezia, Norvegia e Germania sul podio, e poi a seguire Olanda, Canada, Svizzera, Nuova Zelanda, Usa, Islanda e Giappone ai primi dieci posti. In fondo, invece, Marocco, Honduras, Montenegro, Cisgiordania, Nigeria, Malawi, Ruanda, Giordania, Pakistan, Tanzania e Afghanistan, che chiude la classifica.
L’invecchiamento della popolazione è uno dei fenomeni più significativi del 21esimo secolo che ha conseguenze importanti e di ampia portata per tutti i settori della società. Ad oggi, le persone over 60 nel mondo sono circa 810 milioni, ossia l'11,5% della popolazione. Si stima che nel 2050 si arriverà a toccare quota 2 miliardi, ossia il 22% della popolazione. In Italia attualmente sono 16,4 milioni gli anziani, cioè il 27% della popolazione.
Ma gli over 60 di oggi non sono gli stessi di 50 anni fa. Grazie alle migliori condizioni di vita, alla tecnologia e alla farmaceutica, gli anziani sono un'ottima risorsa per la nostra società.
A testimonianza del fatto che molti di essi sono ancora impiegati nelle aziende oppure dediti al sostegno economico delle famiglie. Da indagini recenti, emerge infatti che le grandi aziende preferiscono gli anziani rispetto ai giovani quando si tratta di competenze gestionali e organizzative. E, rispetto al passato, fanno sempre meno i nonni, ma contribuiscono con un aiuto economico diretto alla vita di figli e dei nipoti.
Gli anziani rappresentano dunque una risorsa da non sottovalutare, anzi, da "sfruttare" attraverso politiche sociali in grado di metterli in condizione di dare ancora tanto alla società. Loro rappresentano la storia, la sapienza e l'esperienza. Loro hanno la saggezza, da trasmettere alle generazioni future. Loro sono ancora una fonte di valori, sempre più rari in una società basata sull'arricchimento veloce, sul do ut des imperante, sulla corruzione d'animo dilagante. Il cambiamento della società deve assolutamente passare anche dagli anziani. L'abbandono delle città per un progressivo ritorno alla campagna, la tendenza all'autoproduzione e alla decrescita non sono per caso elementi che si ritrovano nelle generazioni di un tempo? Rispetto al passato, lo strumento della tecnologia è ora un valido aiuto, ma la sua applicazione sul campo non può non tenere conto della voce degli anziani. «'Cos one day you'll be older too, you might need someone who can pull you throug, and if you look very hard behind the lines upon their face, you may see where you are headed and it's such a lonely place».
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