Nella vita di Franco e Andrea Antonello l'autismo entra prepotentemente un giorno di qualche anno fa, quando Andrea ha due anni e mezzo, attraverso le parole di un medico. Autismo, la diagnosi. La famiglia viene travolta dalla forza di un terremoto, dice Franco. Un terremoto che non passa ma dura tutta la nostra vita e quella dei nostri figli, anche dopo di noi. Il colpo è fortissimo e la vita comincia a cambiare, a prendere una strada diversa, aprendo scenari e prospettive prima completamente sconosciuti. Franco inizia a rendersi conto di cosa sia l'universo del Sociale, dei suoi problemi, dei suoi punti deboli, cercando di elaborare nuove possibilità e soluzioni. Lui, imprenditore da sempre, non si capacità del fatto che si tratti di una realtà costretta a contare sulla carità della gente, sulle donazioni sporadiche quando ci sono, su modalità che, di fatto, non funzionano e non permettono di assicurare alle persone che ne hanno bisogno, il sostegno adeguato e continuativo necessario. Così, ha un'idea: coniugare la realtà di impresa a quella del Sociale per perseguire tre obiettivi fondamentali: aiutare l'inserimento delle persone autistiche, sostenere le loro famiglie attraverso progetti sul territorio, organizzare raccolte fondi per attivare i progetti di inclusione. Da questa intuizione, nel 2005 nasce a Castelfranco Veneto, la fondazione I Bambini delle Fate che aiuta, al momento, 44 tra Associazioni, Enti ed Ospedali in 12 Regioni: Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo, Lazio Puglia e Sicilia.
Sono molti i progetti in Veneto: 4 in provincia di Treviso, 4 in provincia di Vicenza, 2 nel Padovano e 1 in provincia di Venezia. Nel solo 2016 sono stati distribuiti 1.930.000 euro. Le famiglie coinvolte ricevono i finanziamenti erogati dalla fondazione proprio attraverso quelle associazioni e strutture e, in questo modo, riescono ad avere accesso gratuito a terapie, trattamenti e percorsi riabilitativi che sarebbero altrimenti inaccessibili per via dei costi troppo alti.
Franco e Andrea Antonello, che oggi ha 23 anni, hanno al loro attivo diversi libri scritti a quattro mani e viaggi in giro per il mondo
Incontriamo Franco Antonello
Che tipo di progetti finanzia l'Associazione I Bambini delle Fate?
Qualsiasi tipo di progetto che riguardi la disabilità infantile. Fino ad ora la maggior parte dei progetti sono relativi all'autismo ma semplicemente perché la fondazione nasce dall'esperienza di Andrea. Finanziamo qualsiasi progetto in questa direzione.
Perché è nata l'associazione?
E' nata perché ho visto troppi gruppi e progetti, di solito formati dalle famiglie, non decollare per mancanza di fondi che non arrivano né dallo stato né dai comuni. Se arrivano lo fanno sotto forma di sms ma sono forme che non condivido. Noi lo facciamo senza chiedere donazioni né versamenti una tantum.
In che modo l'associazione trova i finanziamenti?
La Fondazione realizza i suoi obiettivi attraverso il coinvolgimento delle imprese sul territorio dove si realizzano i progetti. Le aziende fanno versamenti costanti. In questo modo garantiscono sviluppo e continuità alle attività in corso oltre ad assumersi un fondamentale ruolo di responsabilità sociale, facendosi carico delle difficoltà del territorio in cui producono ricchezza.
Come è riuscito a coinvolgere gli imprenditori?
Tutte le persone sono disponibili ad aiutare. Il problema è che non si sa mai dove vadano a finire i contributi versati. Noi chiediamo agli imprenditori una quota mensile e ogni mese ci impegniamo a pubblicare, sui quotidiani che ci danno pagine a disposizione, tutte le informazioni relative all'uso di quei fondi. Ciascuno può verificare attraverso un numero di telefono in che modo sono stati impiegati i soldi. Rendiamo conto, quindi, di tutto ciò che ci viene dato, pubblicando i nomi dei ragazzi sostenuti, nomi e recapiti dei responsabili delle associazioni e degli enti che gestiscono i fondi erogati, una puntuale rendicontazione sull'utilizzo delle somme. Un Comitato Medico Scientifico, inoltre, supervisiona i progetti. Quindi, la trasparenza di ogni operazione è massima. Al momento le aziende che ci sostengono sono oltre 700 in tutta Italia, da Bolzano a Ragusa. Abbiamo in piedi 50 progetti. Sono un imprenditore da sempre e mi sono chiesto che cosa vorrei sapere se donassi dei soldi. Quello che vorrei è semplicemente trasparenza e serietà. E' quello che chiede chiunque si impegni economicamente: sapere dove vanno a finire i propri soldi. Quello che sto facendo è cercare di portare la gestione di impresa nel Sociale. Ci sono fabbriche di qualsiasi genere di prodotto che fanno utili spaventosi mentre il Sociale ha bisogno di carità. Questo non va. Sono convinto che il nostro sia un modo efficace per sostenere le persone che ne hanno bisogno.
Se anche un privato volesse aiutarvi?
Anche i privati possono dare il loro contributo attraverso l’iniziativa Sporcatevi Le Mani: la modalità è sempre attraverso donazioni mensili che aiutano bambini e ragazzi con autismo a crescere con percorsi personalizzati.
Quante famiglie vengono sostenute attraverso la Fondazione?
Al momento oltre 2000 famiglie in tutta Italia.
Come mai avete scelto questa modalità di “donazione continua”?
Il nostro obiettivo è realizzare insieme dei progetti che offrano soluzioni e benefici garantiti nel tempo. Qualche sporadica donazione non ci permetterebbe di mantenere questa promessa.
L'autismo è in aumento. Quali sono al momento i dati? E come mai, nonostante questo, se ne sa ancora così poco?
Ormai si parla di un caso ogni 60 nuovi nati. Il problema è che ci sono tante forme di autismo. Se ne parlerà sempre di più perché diventerà la piaga del secolo. Non se ne parla perché viviamo in una società che ci obbliga a guardare sempre avanti senza fermarci a guardare indietro e a chi si è perso. Fino a quando non ci tocca direttamente.
Qual è la difficoltà più grande che devono affrontare le famiglie?
Quando arriva un bambino con autismo in una famiglia è come se arrivasse un terremoto. Un terremoto che durerà tutta la tua vita e anche quella di tuo figlio quando non ci sarai più. Mi fa male vedere che chi ha le possibilità economiche si salva. Con le possibilità economiche, infatti, si possono migliorare molto le condizioni delle persone autistiche. Chi non ha i mezzi, invece, si trova ad affrontare problemi grandissimi. In Italia sono 400000 le famiglie che hanno a che fare con questo problema. La maggior parte di loro non ha le possibilità di accedere ai percorsi terapeutici e riabilitativi necessari.
Come si pensa al futuro?
Tutti i genitori pensano al “dopo di noi”. E mi fa profondamente male parlare di questo. Il “dopo di noi” significa centri o strutture, che una volta si chiamavano manicomi, in cui i ragazzi vengono sedati per calmarli o vengono usati metodi non sempre controllati per tenerli fermi. E' inutile che si raccontino storie. Non voglio più parlare del futuro perché è una tragedia. Personalmente sono convinto che se ogni azienda donasse il suo contributo e se le persone donassero due ore alla settimana alle famiglie che ne hanno bisogno, la situazione sarebbe molto diversa. Si potrebbe iniziare a parlare, così, di un altro modo di pensare il futuro delle persone autistiche. Il “dopo di noi” deve cominciare da ognuno di noi perché non sarà certo lo Stato a pensarci. Deve cominciare dalla società dove ciascuno può fare qualcosa di concreto.
Che cos'è la Banca del Tempo Sociale?
E' un progetto in cui mettiamo insieme, in un sistema molto organizzato, ragazzi delle scuole superiori con i ragazzi con disabilità. Troviamo per ogni ragazzo disabile tre amici che si impegnano con due ore settimanali a fargli compagnia. Partirà a marzo ma esiste già con la collaborazione di un centro per ragazzi disabili di Bolzano che si chiama Il Cerchio e con due scuole superiori. Tale esperienza fa si che gli alunni partecipanti possano ricevere crediti scolastici.
Lei e Andrea, nel 2010, avete fatto un lungo viaggio negli Stati Uniti e in America Latina a bordo di una moto. Perché? E che cosa è cambiato dopo?
Quello che è cambiato è la presa di coscienza di Andrea. Prima era chiuso nel suo mondo e non sapeva come uscirne. Adesso si è reso conto che anche lui può fare cose come viaggiare, incontrare tante persone e fare esperienze nuove. Adesso Andrea è completamente diverso rispetto a sette anni fa, quando abbiamo fatto il viaggio. Nel film Forrest Gump si dice che la vita è come una scatola di cioccolatini e non puoi mai sapere quello che ti capita. Se ci tocca quello amaro è inutile restare troppo a piangere. Piangere va bene ma poi da lì si deve partire per andare avanti. Oltre a fare le cose che mi interessano e cioè i contratti con le aziende, ci prestiamo molto ai media perché non vogliamo parlare dell'autismo come problema. Non ci ascolterebbe nessuno se lo facessimo. Per questo ne stiamo parlando su una moto, facendo un viaggio, dal palco di una rockstar o cose simili.
Quali sono i prossimi progetti dell'Associazione I Bambini delle Fate?
Finanziare progetti come stiamo già facendo e portare in tutta Italia la Banca del Tempo. Altri progetti che riguardano la comunicazione sono, al momento, top secret. Abbiamo in previsione di girare un film tratto dal libro che uscirà nel 2018 con il fine di sensibilizzare le persone a capire il mondo dell’autismo.
Per chi volesse saperne di più:www.ibambinidellefate.it