Nell’agosto del 2016 il JAMA Pediatrics pubblicava il punto di vista di tre pediatri, associati all’Università di Harvard, sulla Baby Friendly Hospital Initiative (BFHI), un programma di OMS e UNICEF che da quasi 30 anni contribuisce a migliorare i tassi di allattamento in tutto il mondo, Italia compresa(1).
Il punto di vista era molto negativo, quasi terroristico(2): rischio di decesso per i neonati posti pelle a pelle sul torace della mamma subito dopo il parto, ulteriori rischi se si lascia che il neonato dorma assieme alla madre in corsia (per un inavveduto uso della posizione prona al posto di quella supina), uso del succhiotto dissuaso (mentre potrebbe diminuire il rischio di SIDS), raccomandazioni per allattamento esclusivo senza che vi siano prove certe dei benefici di tale pratica. Per fortuna, nelle pagine seguenti, la rivista pubblicava un punto di vista contrario: secondo gli autori di questo secondo punto di vista, in base alle prove scientifiche disponibili, la BFHI salva vite, altro che metterle a rischio(3).
Nonostante questo contrappeso, l’articolo dei tre pediatri è stato oggetto di numerose proteste, a cominciare da quelle della rete BFHI degli USA(4), seguita da una serie di sei lettere sul numero di marzo 2017 della stessa rivista(5), alle quali i tre pediatri hanno risposto ribadendo in pieno il loro punto di vista. Stranamente, però, concludono la loro risposta in questo modo: “Ci siamo accorti che uno di noi non ha dichiarato i suoi conflitti di interessi nell’articolo iniziale. Avremmo dovuto scrivere che il Dr Kleinman (uno dei tre pediatri; ndr) ha ricevuto dei pagamenti in qualità di editor del libro Pediatric Nutrition dell’American Academy of Pediatrics (AAP) e un onorario per aver attuato come chairman per un comitato di esperti sul ferro della Mead Johnson (un produttore di sostituti del latte materno; ndr). Ci dispiace per l’omissione e abbiamo chiesto alla rivista di correggerla nella versione online del punto di vista.”
Eppure nessuno degli autori delle sei lettere aveva accennato a problemi relativi a conflitti di interessi. Vi aveva accennato invece una settima lettera che la rivista non aveva pubblicato(6). Scritta da Melissa Bartick, professoressa associata di medicina all’Università di Harvard e quindi collega di Kleinman, che nella stessa facoltà dirige il dipartimento di pediatria, la lettera rivelava che il collega pediatra collaborava con Mead Johnson per ricerche sul microbioma, vantandosi di una lunga storia di progetti collaborativi sulla nutrizione infantile. Aveva lavorato anche per Nestlé, presiedendo dei seminari e firmando come autore degli articoli del Nestlé Nutrition Institute sull’impatto a breve e lungo termine di diverse modalità di alimentazione nei primi mesi di vita. Secondo la Bartick, pubblicare il punto di vista co-firmato da Kleinman, conoscendone i conflitti di interessi, era stata una decisione non etica da parte di JAMA Pediatrics, che avrebbe dovuto considerare la possibilità di una retrazione. Questa conclusione da parte della Bartick è stata probabilmente la ragione della mancata pubblicazione della sua lettera. Ma i redattori avevano sicuramente informato Kleinman, da cui la precisazione nella risposta alle sei lettere pubblicate.
Ma le bugie, come si sa, hanno le gambe corte. Dopo un paio d’anni di silenzio sulla vicenda, il 18 dicembre 2018 il sito non profit Women’s E-news pubblica un articolo dal titolo “Una star della nutrizione pediatrica di Harvard sotto giudizio per conflitti di interessi”(7). Secondo l’autrice dell’articolo, a seguito di una denuncia, l’università aveva aperto un’inchiesta, concludendola a marzo 2018. Oltre ai rapporti con Mead Johnson già rivelati da Melissa Bartick, l’inchiesta non aveva comprovato altre relazioni pericolose e si era quindi conclusa con un nulla di fatto. Ma la giornalista di Women’s E-news ha scoperto che Kleinman aveva lavorato per e aveva ricevuto pagamenti da: Burger King, General Mills, Ocean Spray, Alliance for Potato Research and Education, CocaCola, Dow Agrosciences/Dow Chemical, Hershey Foods, Kellogg, Kraft, McDonald’s, Merck & Co, Monsanto, PepsiCo, Pfizer e Procter & Gamble. Aveva fatto parte anche del consiglio di amministrazione dell’International Life Sciences Institute (ILSI). Interrogato dalla giornalista di Women’s E-news, Kleinman ha risposto per email dicendo che le sue mancate dichiarazioni di conflitti di interessi erano state delle “omissioni involontarie”.
Ma è una scusa accettabile per uno che, in quanto professore di pediatria ad Harvard, primario al Massachusetts General Hospital for Children, a capo di Partners Pediatrics (il più grande servizio di pediatria del Massachusetts), presidente del Comitato sulla Nutrizione dell’AAP, editor-in-chief di quattro edizioni del Nutrition Handbook dell’AAP, e membro del consiglio direttivo dell’organismo che pubblica le US Dietary Guidelines, influenza con le sue raccomandazioni milioni di americani?
Note:
1 https://www.unicef.it/allattamento
2 Bass JL, Gartley T, Kleinman R. Unintended consequences of current breastfeeding initiatives. JAMA Pediatrics 2016;170:923-4
3 Meek JY, Noble L. Implementation of the ten steps to successful breastfeeding saves lives. JAMA Pediatrics 2016;170:925-26
4 https://www.babyfriendlyusa.org/news/bfusa-response-to-august-2016-article-in-jama-pediatrics/
5 Si trovano facilmente digitando su Google “The Importance of the Baby-Friendly Hospital Initiative Jama pediatrics march 2017”
6 La lettera non è mai stata pubblicata ma è circolata nella mailing list dell’Academy of Breastfeeding Medicine, di cui l’autore di questo articolo della lettera dei NoGrazie è membro
7 https://womensenews.org/2018/12/exclusive-investigative-report-harvards-pediatric-nutrition-star-comes-under-scrutiny-for-conflicts-of-interest/