I contaminanti ambientali non risparmiano neanche le aree naturali: lo studio

L’inquinamento non risparmia neanche le aree naturali.  È quanto emerso da una recente ricerca “Soil contamination in nearby natural areas mirrors that in urban greenspaces worldwide” che ha analizzato i suoli delle aree verdi urbane di 56 città in 17 Paesi in tutti i continenti, confrontandoli con quelli delle aree naturali, anche di luoghi remoti del pianeta.

I contaminanti ambientali non risparmiano neanche le aree naturali: lo studio

L’inquinamento non risparmia neanche le aree naturali.  È quanto emerso da una recente ricerca “Soil contamination in nearby natural areas mirrors that in urban greenspaces worldwide” che ha analizzato i suoli delle aree verdi urbane di 56 città in 17 Paesi in tutti i continenti, confrontandoli con quelli delle aree naturali, anche di luoghi remoti del pianeta.

Risultato: tutti i campioni di suolo hanno rivelato tracce di contaminanti (metalli pesanti, pesticidi, microplastiche) sebbene in concentrazioni molto diverse. Dimostrando come il problema dell’inquinamento non possa essere risolto agendo a scala locale ma solo con un approccio complessivo che vada dalla corretta gestione dei rifiuti a un modello agroalimentare senza pesticidi.

Parlando di pesticidi – sono stati ricercati 46 tipi di fitofarmaci – c’è da dire che sono stati trovati residui nella maggioranza delle aree naturali monitorate seppure a livelli di concentrazione bassi: sono inquinanti che fanno molta strada e che durano a lungo nel tempo.  Anche per quanto riguarda la presenza di pesticidi nelle aree urbane il dato è sottostimato – avvertono gli scienziati – visto che lo stdio non ha ricercato alcune delle sostanze più utilizzate come il glifosato e il paraquat.

A spiegare questa apparente contraddizione (risultano contaminate anche aree dove non sono stati usati fitofarmaci) – scrivono gli scienziati – è il ruolo chiave del trasporto atmosferico. Molte di queste sostanze, in particolare i pesticidi, riescono a spostarsi per via aerea dalle aree agricole (peraltro non analizzate nello studio) dove sono state utilizzate raggiungendo zone anche a centinaia di chilometri di distanza.

Già alcuni anni fa in Francia fu monitorata la presenza di pesticidi nell’atmosfera in una campagna nazionale di esplorazione dei pesticidi (Cnep). Per l’indagine furono analizzati 50 siti sparsi su tutto il territorio nazionale tenendo conto dei diversi tipi di aree residenziali, escludendo le aree nelle immediate vicinanze delle aree agricole di utilizzo dei pesticidi.

Lo studio trovò residui nell’aria di pesticidi vietati da anni come il lindano, un insetticida bandito in Francia da 22 anni, eppure rilevato in quasi l’80% dei campioni. Lo stesso per il clorpirifos presente nell’aria in oltre il 50% dei campioni, anche se a livelli di concentrazione molto bassi. Secondo le prime ipotesi, la presenza di pesticidi vietati nell’aria è causata dall’evaporazione di questi prodotti ancora presenti nei suoli dove sono stati usati.

Risultati simili per le microplastiche trovate praticamente in tutti i suoli analizzati Anche in questo caso lo studio internazionale assegna un ruolo chiave al trasporto via atmosfera. Leggerissime, le microplastiche (particelle di diametro inferiore ai 5 millimetri) e le ancor più minuscole nanoplastiche  (frammenti della dimensione da 1 a 100 nanometri, cioè milionesimi di millimetro) sono facilmente trasportate dall’aria e finiscono per depositarsi in luoghi distanti centinaia di chilometri. Secondo un recente studio, ogni anno circa 25 milioni di tonnellate di micro e nanoplastiche vengono trasportati per migliaia di chilometri dall’aria oceanica e dalle precipitazioni atmosferiche.

Fonte: Campagna "Cambia La Terra"

 

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