Riportiamo l'intervento di Ivan Cavicchi, docente di Sociologia delle organizzazioni sanitarie e Filosofia della medicina all’università Tor Vergata di Roma, facoltà di Medicina.
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Una ventina di medici rischiano la radiazione dal loro albo professionale, quindi il divieto assoluto di esercitare la loro professione, accusati di reati di opinione. Pochi giorni fa la Ceeps (organo di giurisdizione speciale del Ministero della Salute che giudica le vicende ordinistiche delle professioni) ha svolto una udienza al fine di licenziare, per questi medici, il dispositivo della sentenza definitiva.
L’accusa che giustificherebbe la radiazione è quella di aver obiettato non contro i vaccini ma contro quella legge fatta davvero con i piedi (Lorenzin 2017) che sui vaccini prevedeva all’inizio tra le altre cose la loro somministrazione obbligatoria, la sospensione della patria potestà, e pene pecuniarie molto pesanti quindi la sospensione delle più elementari libertà costituzionali.
Ricordo che solo pochi mesi dopo l’approvazione di questa brutta legge ne fu approvata un’altra sul consenso informato e sulle Dat (N. 219) che ha stabilito l’obbligo di sottoporre qualsiasi trattamento sanitario, vaccini compresi, al consenso libero e informato della persona interessata (art 1). Questo processo Ceeps fa tornare alla mente il famoso “complotto dei medici” , un caso giudiziario di staliniana memoria montato ad arte contro i medici, principalmente ebrei, accusati di aver attentato con cure sbagliate alla vita delle alte cariche dello stato.
Nel processo Ceeps si tratta di persone, alcune con 50 anni di laurea, quindi medaglia d’oro alla carriera, che in scienza e coscienza sono contro l’obbligatorietà dei trattamenti perché convinti che per ogni trattamento serva informare il cittadino sui pro e i contro per metterlo in grado di co-decidere con il medico per il meglio.
Radiare qualcuno per quello che pensa somiglia a una “purga” non ad un atto di giustizia. Probabilmente al tempo della legge Lorenzin si temeva che ,sulla base delle loro esperienze, i medici avrebbero costretto la politica a scrivere una legge diversa, più ragionevole, più rispettosa delle difficoltà delle persone, meno liberticida, più disposta alle relazioni consensuali, più umana.
Resta il fatto che aver imposto la museruola non ha reso migliore la legge, al contrario ha acuito la distanza già preoccupante tra medicina e società e, per i medici, ha aperto una contraddizione mostruosa.
Oggi per tante ragioni soffrono di una crisi del ruolo, che li porta ad ogni piè sospinto a rivendicare giustamente un recupero di autonomia. Pensando a quelli che subiscono la radiazione, mi domando che senso ha per un medico avere più autonomia e non avere la libertà di esprimere le proprie convinzioni professionali.
Vorrei rivolgermi al ministro Speranza che, a proposito di vaccini obbligatori, tempo fa, alla televisione, ci ha spiegato che l’obbligatorietà, relativa ai vaccini, non rientrava nella sua cultura e nella sua visione politica e che preferiva di gran lunga lavorare per convincere le persone non già per imporre loro delle coercizioni.
Credo anche io che l’obbligatorietà in medicina, soprattutto in questa società, sia pericolosa e sbagliata. 20 anni fa ho scritto “La medicina della scelta” e del resto l’art 32 della Costituzione recita che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.
Nel suo governo signor ministro vi è chi, come il M5S ha preso parecchi voti contestando l’obbligatorietà dei vaccini. I voti sono stati dati non per rifiutarli ma per cambiare la legge e renderla più adeguata alle complessità sociali. Il M5S è al governo grazie a quei voti ma la legge non è cambiata e l’unica cosa che si fa è radiare dei medici innocenti.