In un paese come l’Italia, dove gli interessi economici vengono sempre molto prima della salute delle persone, ci sono ancora centrali a carbone, cioè la preistoria dell’energia. L’ultimo scandalo riguarda la centrale Tirreno Power di Vado Ligure alimentata a carbone fino al 2014 e che ha determinato un aumento della mortalità del 49% nella popolazione intorno alla centrale, come verificato dalla ricerca dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifc) relativa agli anni dal 2001 al 2013 e pubblicata sulla rivista Science of the Total Environment.
Che il carbone sia un combustibile fossile climalterante e fra i più inquinanti, non impedisce di avere centrali in funzione in Italia e che sono di proprietà di gruppi energetici che fanno spot scintillanti in cui cercano di convincerci che loro sono bravi, belli, buoni ma soprattutto amici dell’ambiente. Il colmo è che queste centrali sono posizionate non solo nel Paese del sole e quindi già di per sé un assurdo, ma in zone come anche la Liguria, la Puglia, il Lazio, regioni queste che fra sole e vento potrebbero alimentare mezza Italia.
Si dice che l’Italia uscirà dal carbone nel 2025 e nel frattempo la scia di morti e inquinamento continuerà. Ma i danni e il non senso energetico del carbone erano già chiari molti anni fa quando lo si diceva invano a tecnici e sedicenti esperti che dall’alto dei loro titoli e lauti stipendi trattavano con sufficienza chi ragionava in maniera razionale e sensata. Del resto non ci vogliono dei geni per capire quali sono le potenzialità geoclimatiche dell’Italia e basta guardare i dati di ventosità e insolazione media annua per avere tutte le risposte.
Il problema non è certo essere esperti di cosa ma da chi si è pagati e quali interessi ci sono in gioco e mentre il carbone uccideva e uccide la gente, solare ed eolico restavano e restano al palo. Fossimo partiti per tempo con una politica di utilizzo serio delle energie rinnovabili e di risparmio energetico a tappeto, quanti morti e soldi avremmo risparmiato, quanto ambiente non avremmo inquinato e quanti milioni di occupati in più avremmo? E non dimentichiamoci un dato fondamentale che mai viene citato da chi ha interessi in gioco: il rendimento medio delle centrali a carbone italiane è del 40%, giusto per ribadire a che periodo della preistoria è rimasta non solo la tecnologia di queste centrali ma anche la testa dei tecnici, degli esperti che in passato ne tessevano le lodi e che magari oggi passeranno dalla parte delle energie rinnovabili, chissà? Azioni del genere si chiamano sciacallaggio sulla pelle della gente che speriamo sappia distinguere tra gli sciacalli che hanno lucrato in passato e che ci vogliono lucrare pure ora, da chi ha sempre ribadito, contro tutto e tutti ma soprattutto senza essere prezzolato da nessuno, posizioni a favore di ambiente e vita delle persone.