Lo ricordiamo tutti, sui libri di scuola. Aveva quasi qualcosa di magico, il ciclo dell’acqua: dava l’impressione che si trattasse di una risorsa in grado di rigenerarsi all’infinito, senza perdite, senza sprechi. In maniera circolare, tutto quello che veniva consumato rientrava nel circolo. Ma è davvero così? Quello che manca, ed è sempre mancato in questi schemi, sia nell’istruzione che in ricerca, è l’effetto dell’interferenza dell’uomo, secondo una nuova analisi effettuata da un team internazionale di esperti di idrologia. Lasciare l’uomo al di fuori dell’immagine, secondo i ricercatori, contribuisce a creare una mancanza di consapevolezza su come ci relazioniamo con l’acqua sulla Terra, e genera un falso senso di sicurezza sulla disponibilità futura di questa preziosa risorsa.
Il team ha realizzato un nuovo set di diagrammi per promuovere una maggior comprensione di come il ciclo dell’acqua funziona davvero nel ventunesimo secolo, tenendo conto delle interferenze dell’uomo in quasi ogni sua fase. Lo studio, pubblicato su Nature Geoscience e con un commento aggiuntivo su Nature, è stato condotto da un ampio team di esperti della Brigham Young University e dell’Università statale del Michigan negli Stati Uniti, dell’Università di Birmingham nel Regno Unito, insieme ad altri partner negli Stati Uniti, in Francia, Canada, Svizzera e Svezia.
Su più di 450 diagrammi che mostrano il ciclo dell’acqua su libri di testo e letteratura scientifica online, l’85% non mostrava alcun tipo di interazione umana e solo il 2% delle immagini faceva qualche tentativo per connetterlo con il cambiamento climatico o con l’inquinamento dell’acqua. In più, quasi tutti gli esempi studiati rappresentavano paesaggi verdeggianti, con clima mite e abbondanza di acqua dolce, di solito con un unico bacino fluviale.
Secondo i ricercatori c’è un urgente bisogno di cambiare questa rappresentazione fuorviante ed è cruciale che venga promossa un’immagine e una comprensione più accurata ed evoluta di come funziona il ciclo dell’acqua nel nostro secolo, affinché la società sia in grado di raggiungere delle soluzioni a livello globale per la crisi idrica. “Lo schema del ciclo dell’acqua è un’icona centrale della scienza dell’acqua, ma rappresentando in maniera errata i modi in cui gli esseri umani hanno influenzato questo ciclo diminuisce la nostra consapevolezza sull’imminente crisi idrica globale”, sottolinea David Hannah, professore per la Cattedra UNESCO in Water Sciences all’Università di Birmingham.
“Lasciando fuori il cambiamento climatico, il consumo umano e i cambiamenti nell’uso del suolo stiamo, in effetti, creando delle grandi lacune nella comprensione e nella percezione tra il pubblico e anche tra alcuni scienziati.”
Le nuove rappresentazioni redatte dal gruppo di ricerca mostrano un’immagine più complessa che include elementi come lo scioglimento dei ghiacciai, i danni causati dalle inondazioni dovute alle modifiche di destinazione del suolo, l’inquinamento e l’aumento del livello del mare. Stefan Krause, professore a capo del Birmingham Water Council, afferma che “per la prima volta, il nuovo diagramma del ciclo dell’acqua riflette in maniera adeguata l’importanza non solo delle quantità di acqua, ma anche della sua qualità e dell’inquinamento come criterio chiave per valutare le risorse idriche.”
“Ogni grafico scientifico implica un certo livello di compromessi e distorsioni, ma quello che abbiamo trovato per il ciclo dell’acqua è stata un’esclusione generalizzata di un concetto centrale. Non puoi comprendere l’acqua nel ventunesimo secolo senza includere gli esseri umani”, ha spiegato Ben Abbott, professore alla Brigham Young University e autore principale dell’articolo. “Altre discipline scientifiche hanno fatto un buon lavoro illustrando come gli uomini ora dominino molti aspetti del sistema Terra. È difficile trovare un diagramma del ciclo del carbonio o dell’azoto che non mostrino fabbriche e fertilizzanti. Ciò nonostante, le nostre rappresentazioni del ciclo dell’acqua sono bloccate al diciassettesimo secolo.”
Certo, si deve tener conto che dei disegni più accurati non risolveranno da soli la crisi idrica globale, ma potrebbero contribuire in maniera significativa alla percezione che abbiamo di questa risorsa e alla consapevolezza che l’utilizzo locale che facciamo dell’acqua e il cambiamento climatico hanno conseguenze a livello planetario.
Giulia Negri
Comunicatrice della scienza, grande appassionata di animali e mangiatrice di libri. Nata sotto il segno dell'atomo, dopo gli studi in fisica ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico” della SISSA di Trieste. Ama le videointerviste e cura il blog di recensioni di libri e divulgazione scientifica “La rana che russa” dal 2014. Ha lavorato al CERN, in editoria scolastica e nell'organizzazione di eventi scientifici; gioca con la creatività per raccontare la scienza e renderla un piatto per tutti. Collabora con Micron, la rivista di Arpa Umbria.