Il Casalese, biografia da 1,2 milioni di euro

Nove giornalisti campani hanno raccontato nel libro Il Casalese il tramonto e l'ascesa del parlamentare del Pdl Nicola Cosentino. Uno squarcio dell'Italia di questi anni. Il fratello di quest'ultimo, Giovanni Cosentino, ha però chiesto il sequestro immediato e la distruzione di tutte le copie in vendita della biografia, oltre al risarcimento di un milione 200mila euro. Abbiamo incontrato Ciro Pellegrino, tra gli autori del testo.

Il Casalese, biografia da 1,2 milioni di euro
“C’è chi nasconde i fatti perché certe cose non si possono dire”. Sembra strano come questo stralcio di introduzione di un libro di Marco Travaglio, uscito nel lontano 2006, possa essere calzante con la storia che raccontiamo oggi. Il libro di Travaglio si intitola: La scomparsa dei fatti ed è ciò che si vuole fare con un altro libro che non faticheremmo a definire, a detta stessa di uno degli autori con il quale abbiamo avuto modo di parlare, un libro 'fastidioso'. Il protagonista è Nicola Cosentino, il libro, si intitola Il Casalese. Gli autori, 9 giornalisti campani, credendo di assolvere al loro mestiere e di raccontare quindi i fatti, hanno raccontato – come esemplificato nel sottotitolo – il tramonto e l'ascesa del parlamentare del Pdl. Parlando però dei legami familiari dell'ex sottosegretario all'Economia berlusconiano, sono incappati anche nella figura di Giovanni Cosentino, il quale sentendosi diffamato da alcune affermazioni riportate nella pubblicazione – nel marzo scorso, dopo l'uscita della seconda edizione del libro – ha chiesto alla casa editrice, a quattro dei 9 autori e alla tipografia che l'ha stampato, 1 milione e 200 mila euro di risarcimento, oltre che il sequestro e la distruzione di tutte le copie presenti sul mercato. La prima udienza, tenutasi la mattina di giovedì (5 aprile) ha visto un rinvio al 24 di questo mese. Il Cambiamento, prima dell'udienza ha raggiunto telefonicamente uno degli autori del libro Ciro Pellegrino, redattore politico del giornale Il Napoli e tra i fondatori del Coordinamento giornalisti precari e freelance della Campania. Parlando dei guai in cui si sono ritrovati impelagati, ma anche di libertà d'informazione e censura, questo è quanto ci ha raccontato. Come nasce l'idea de Il Casalese? Nasce dall'esigenza di mettere nero su bianco, in un libro però - quindi non in articoli singoli, dilatati nel corso del tempo - la vicenda di una persona. Questa persona è Nicola Cosentino. Cosentino, per quei pochi che non lo conoscono, è l'ex sottosegretario all'Economia dell'ultimo governo Berlusconi nonché capo indiscusso, prima di Forza Italia poi del Popolo della Libertà, nella mia regione, la Campania. Quindi che cosa abbiamo fatto: abbiamo deciso, in 9, di dare corpo a questo libro e, sostanzialmente, di raccogliere tutta una serie di cose edite (vicende giudiziarie, politiche e personali di Nicola Cosentino) e poi, tutt'intorno, raccontare questo centrodestra campano (veline, meteorine, il nostro Presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, che non azzecca un congiuntivo). La possiamo definire una sorta di narrazione della vicenda napoletana/campana. Ci vuoi raccontare cos'è successo dopo che avete fatto pubblicare questo libro? Il libro, uscito nel novembre dell'anno scorso, inizialmente riscuoteva un discreto successo, noi stessi abbiamo poi invitato esponenti del centrodestra a presentarlo (Maurizio Paniz, tanto per citarne uno). Si stava di fatto creando un dibattito nell'opinione pubblica. Con l'esplodere dell'ultima vicenda giudiziaria (tra le tante) riguardante Nicola Cosentino - con la negazione della Camera dei Deputati alla richiesta d'arresto - il libro ha ricevuto un'ulteriore impennata di vendite e di pubblico, perché comunque c'era quell'elemento di cronaca. In quel momento ci siamo resi conto che andava sicuramente scritta una seconda edizione, per tener conto anche degli ultimi accadimenti. Con l'aiuto e il sacrificio della nostra casa editrice, la Centoautori di Villaricca (vicino Casoria), abbiamo così fatto uscire questa seconda edizione, arrivata nelle librerie nel gennaio scorso. Arriviamo quindi alle dolenti note, ai guai. Agli inizi del mese di marzo, non molto tempo fa, ci siamo ritrovati all'improvviso con una richiesta di risarcimento in sede civile, di 1 milione e 200 mila euro più – ed è la cosa che considero più grave – la richiesta di sequestro e di distruzione delle copie in commercio. Il querelante è Giovanni Cosentino, fratello di Nicola e titolare delle aziende di famiglia (l'Aversana Petroli e l'Ip Service) il quale si è ritenuto diffamato da certe cose che abbiamo scritto nel libro e ha ritenuto – come è riportato nell'atto giudiziario – che il crollo dei suoi affari fosse stato determinato dalla nostra pubblicazione. Voi come avete reagito di fronte a questa richiesta? Abbiamo reagito nell'unico modo che ci sembrava possibile: abbiamo cercato di raccontare anche questa vicenda, ciò che ci stava accadendo. Non per mettere sotto pressione la magistratura, perché è evidente che non sarebbe stato giusto ragionare in questi termini, lo abbiamo fatto per raccontare a cosa si può spingere una richiesta di risarcimento per una minima, presunta o meno, 'pecca' presente nel nostro libro. Naturalmente, sugli elementi ritenuti diffamatori, nessun giudice si è ancora espresso e noi ci siamo difesi e ci difenderemo con le unghie e con i denti da questo punto di vista. Considera poi che una tale esosa richiesta di risarcimento, per una piccola casa editrice napoletana, per Il Casalese sarebbe stata la morte, la morte di questo libro inchiesta. Se lo associ alla richiesta di urgenza – che sarà discussa domani (giovedì 5 aprile, ndr) al Tribunale di Napoli – di sequestro e distruzione del libro, abbiamo chiaro qual è il quadro. Cioè? Questo libro deve scomparire dagli scaffali delle librerie locali e nazionali. Deve scomparire perché non piace, perché racconta tutta l'epopea di una famiglia con problemi evidentemente anche criminali, di guai con la giustizia. Noi non è che abbiamo scritto cose che ci passavano per la testa in quel momento. Ciò che noi abbiamo riportato sono fatti documentati, anni di inchieste curate da più magistrati su diversi fronti, con richieste di arresto confermate in Appello e in Cassazione e fermate solamente dalla Camera dei Deputati, perché Cosentino Nicola, è un parlamentare della Repubblica! Un fatto positivo però c'è. Quale sarebbe? Che finalmente abbiamo capito perché nessuno avesse ancora scritto un libro su Nicola Cosentino, basta che guardi i guai in cui siamo capitati! Alcuni, tra gli autori di questo libro, hanno definito la richiesta di distruzione di tutte le copie presenti sul mercato, come una 'pratica nazista'. Tu cosa ne pensi? Pensi che tale richiesta rientri in un tentativo di censura? Posso solo dire che ci riporta a tempi bui. Il rogo dei libri non è certo una pratica democratica, tanto meno lo è quella di mandare al macero - non quelli che non si vendono, come di solito si fa, ma – i libri 'fastidiosi'. Non definirei il nostro come un libro 'scomodo', perché mi immagino sempre che tale aggettivo vada a connotare un libro che ti viene lanciato in fronte. Quello è un libro 'scomodo' (ride, ndr). Un libro è un libro, deve vivere di vita propria! Se Nicola o Giovanni Cosentino si sentono diffamati, che scrivano anche loro un libro, magari con Luigi Cesaro, detto Giggino 'a purpetta, così ci divertiremmo anche a leggerlo. Distruggere un libro, significa voler cancellare la memoria. Parliamo di un libro di 250 pagine, 980 nomi e con il lavoro di 9 cronisti precari, molti dei quali di cronaca giudiziaria (io, principalmente, mi occupo di politica ma ho attinto a varie fonti documentate per poter scrivere quello che ho scritto). Capisco che la legge prevede la possibilità avanzata da Giovanni Cosentino, ma a me sembra una pratica fuori dal mondo. Per carità, è giusto che chi si senta diffamato possa disporre degli strumenti messi a disposizione dalla legge per difendersi da diffamazioni anche se, e sarà comunque un giudice a stabilirlo, secondo il nostro parere non esistono 'fatti' diffamatori all'interno della nostra narrazione su questa famiglia. E poi non tutto il libro è incentrato sulla figura di Giovanni Cosentino. Stiamo quindi parlando di una richiesta di far scomparire il libro dalle edicole e dalle librerie. E' palese! Anche perché non siamo stati citati penalmente. Giovanni Cosentino vuole solo i soldi e la distruzione del libro. Una doppia disgregazione quindi, materiale ed economica. Uno degli avvocati di Giovanni Cosentino, Sergio Carlino, ha dichiarato a più di un organo di stampa quanto segue: “Non è censura. La censura è preventiva noi invece chiediamo un sequestro risarcitorio. Nicola Cosentino non c'entra niente con il ricorso. Se una persona si sente offesa e calunniata ha diritto di chiederne conto alla magistratura”. Sei d'accordo? Cosa ti sentiresti di rispondere? Gli avvocati di Cosentino li conosciamo bene perché sono gli avvocati che, in pratica, ci hanno 'affettuosamente' seguiti in tutte le presentazioni del libro, dove spuntavano per poter dire la loro. Come se non avessero la possibilità di organizzare una loro conferenza stampa. Quando poi non possono venire alle nostre conferenze stampa e/o presentazioni, fanno un'altra cosa: inviano alle associazioni, alle realtà che ci volevano ospitare per parlare de Il Casalese, delle mail nelle quali dicono – in poche parole – di prestare attenzione perché il libro di cui si vuole parlare, è gravato da una richiesta di risarcimento a causa delle affermazioni diffamatorie e false contenute in esso. Innanzitutto, il libro non è mai stato dichiarato falso né c'è stato ancora un giudice che si è pronunciato in tal senso. Buona norma sarebbe aspettare che si pronuncino le sedi competenti sulla veridicità o meno delle cose scritte. Detto ciò, mi chiedo: come la vogliamo chiamare? Non la vogliamo chiamare intimidazione? Utilizziamo un nome nuovo. Chiamiamola 'carezza', la fantastica richiesta di Cosentino Giovanni. Un altro nome quale potrebbe essere, se no? Un'affettuosa carezza dei Cosentino. Suona già meglio. Per me non ci sono problemi, anzi. Io sono una persona che ama le novità della lingua, quindi (ride, ndr). Di fatto però non è una carezza, poiché non si estrinseca come tale. È più uno schiaffo. Uno schiaffo a noi e uno schiaffo a quelle terre. Parlo, per esempio, del casertano dove abbiamo venduto molte copie e fatto diverse presentazioni, a testimonianza del fatto che noi vogliamo parlare con le persone lì e soprattutto che c'è un interesse, da parte dell'opinione, a che determinati fatti vengano raccontati. Il problema, il punto focale che solleviamo con la nostra inchiesta, è di carattere politico ed è così 'diagnosticabile': la selezione della classe dirigente politica e amministrativa in Campania, in questo centrodestra che non ho paura a definire 'opaco'. Come definireste voi le decine di consigli comunali sciolti per Camorra? Come definireste le vicende delle veline, delle meteorine che partono da Napoli al grido di “Silvio ci manchi” e arrivano a Palazzo Grazioli? E le due richieste di arresto spiccate nei confronti di Nicola Cosentino? Tutto questi fatti, li possiamo tranquillamente etichettare come 'eticamente opachi'. Come li vogliamo definire? Forse gli avvocati ci vogliono suggerire un vocabolario sentimentale nuovo? Noi, da cronisti, conosciamo solo il vocabolario nudo e crudo della lingua italiana e questa è un'inchiesta che non può essere dolce, altrimenti è solo un guanto di velluto e non fa bene all'informazione. I guanti di velluto, li lasciamo volentieri ad altri tipi di giornalisti.

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