Prima di ultimare la requisitoria, durata nove udienze, il pm Mariano Buccoliero ha sottolineato che tra la città di Taranto e l'Ilva si è consumato un "abbraccio mortale". Nel processo 'Ambiente svenduto' in corso dinanzi alla Corte d'Assise di Taranto per il presunto disastro ambientale causato dal Siderurgico negli anni di gestione della famiglia Riva, la pubblica accusa ha invocato 35 condanne per quasi quattro secoli di carcere, e il non doversi procedere per intervenuta prescrizione del reato nei confronti di altri nove imputati.
Per i fratelli Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell'Ilva, sono stati chiesti 28 e 25 anni; per l'ex governatore della Puglia, Nichi Vendola, cinque anni. A queste richieste si aggiungono sanzioni pecuniarie e misure interdittive per le tre aziende a giudizio per responsabilità amministrativa (Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici), la confisca degli impianti dell'area a caldo oggetto del sequestro preventivo del 25 luglio 2012, e la confisca di 2 miliardi e 100 milioni di euro, equivalente all'illecito profitto contestato alle società coinvolte. Nella requisitoria si sono alternati i sostituti procuratori Mariano Buccoliero, Giovanna Cannarile, Remo Epifani e Raffaele Graziano.
L'inchiesta ha fatto leva su una doppia perizia, chimica ed epidemiologica, che secondo la contestazione dell'accusa ha messo in evidenza la correlazione tra le emissioni inquinanti, malattie e morti. A vario titolo sono contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all'avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele suoi luoghi di lavoro, corruzione, concussione, falso, abuso d'ufficio, omicidio colposo, favoreggiamento e altre imputazioni.
La condanna a 28 anni di reclusione è stata chiesta anche per l'ex responsabile delle relazioni istituzionali dell'Ilva Girolamo Archinà, e l'ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso. Chiesti 20 anni di reclusione per il dirigente del Siderurgico Adolfo Buffo e cinque imputati che avevano il ruolo di "fiduciari aziendali"; 17 anni per l'ex presidente di Ilva Bruno Ferrante, per l'ex consulente della procura Lorenzo Liberti (accusato di aver intascato una "mazzetta" da 10mila euro per ammorbidire una perizia sull'inquinamento), e per cinque ex responsabili degli impianti che furono sequestrati dal gip Patrizia Todisco. Per quanto riguarda le presunte responsabilità della politica, il pm ha proposto 5 anni di carcere per l'ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, accusato di concussione aggravata in concorso in quanto, secondo gli inquirenti, avrebbe esercitato pressioni sull'allora direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato (a sua volta condannato a un anno per favoreggiamento) per far "ammorbidire" la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive dell'Ilva.
Assennato ha sempre negato ingerenze da parte dell'ex governatore che oggi ha detto sentirsi "deluso" perché ritiene di aver "sempre operato nel rispetto della legge", e ha aggiunto che attenderà la sentenza "con serenità". Rischiano la condanna a 4 anni l'ex presidente della Provincia Gianni Florido e l'ex assessore provinciale all'Ambiente Michele Conserva (ipotesi di concussione per l'autorizzazione all'esercizio della discarica per rifiuti speciali "Mater Gratiae"), mentre è stata chiesta la prescrizione per l'ex sindaco di Taranto Ippazio Stefàno a cui era contestato l'abuso d'ufficio perché, secondo l'accusa, pur essendo a conoscenza delle criticità ambientali e sanitarie causate dall'Ilva, non avrebbe adottato provvedimenti per tutelare la popolazione. Tra gli altri imputati di favoreggiamento è stata chiesta la condanna a 8 mesi per l'ex assessore regionale e attuale segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni; per l'assessore regionale Donato Pentassuglia e l'allora capo di gabinetto di Vendola, Francesco Manna. Infine, il pm Buccoliero ha proposto la trasmissione degli atti alla procura per l'ipotesi di falsa testimonianza per cinque persone che hanno deposto durante il processo. Tra queste c'è l'ex arcivescovo di Taranto, Benigno Luigi Papa.
Fonte: agenzia di stampa Ansa