Sono oltre 180 gli anni complessivi di pena per i 27 ex manager dell’Ilva condannati dalla II sezione penale del tribunale di Taranto. Gli operai morti avevano respirato le fibre di amianto e si erano ammalati di mesotelioma, patologia che li ha uccisi. Secondo l'accusa l'amianto fu usato in maniera massiccia nello stabilimento siderurgico di Taranto ed è ancora oggi presente in alcuni impianti. Nel corso degli anni gli operai non furono formati ed informati sui rischi dell'amianto, non ricevettero sufficienti visite mediche e tutele per la loro salute. Il giudice ha stabilito una provvisionale nei confronti dell'Inail di circa 3,5 milioni di euro; altre provisionali per Fiom, Uil e familiari delle vittime. Nel corso del dibattimento, durato due anni, sono state ascoltate decine di testimoni che hanno descritto le condizioni in cui si svolgevano le attività industriali nell’impianto siderurgico tarantino. Sono stati interrogati lavoratori, medici e tecnici, acquisiti fascicoli e atti per decine di migliaia di pagine.
I NOMI DEI CONDANNATI
Il massimo della pena, 9 anni e mezzo, all'ex direttore dell'Italsider Sergio Noce; 9 anni e due mesi ad Attilio Angelini, 9 anni a Giambattista Spallanzani e Girolamo Morsillo, 8 anni e sei mesi a Giovanni Gambardella, Giovanni Gillerio, Massimo Consolini, Aldo Bolognini e Piero Nardi, 8 anni a Giorgio Zappa, Giorgio Benevento e Francesco Chindemi, 7 anni e 10 mesi a Mario Lupo, 7 anni a Renato Cassano, 6 anni a Fabio Riva, Luigi Capogrosso, Nicola Muni e Franco Simeoni, 5 anni a Costantino Savoia, Mario Masini,Lamberto Gabrielli, Tommaso Milanese e Augusto Rocchi, 4 anni a Bruno Fossa, Riccardo Roncan, Alberto Moriconi ed Ettore Salvatore. Dichiarato il non doversi procedere nei confronti di Emilio Riva, morto di recente, per il quale il pm aveva chiesto la condanna a 4 anni e mezzo di carcere. È stato assolto il manager giapponese Hayao Nakamura, per il quale era stata chiesta la condanna a due anni e mezzo.
Intanto il commissario straordinario dell’Ilva Enrico Bondi ha incontrato la famiglia Riva, la quale fa sapere “che lunedì si deciderà il futuro dello stabilimento”. Ma dopo quanto accaduto e quanto acclarato dalla magistratura, il segretario della Fiom Maurizio Landini chiede senza mezzi termini allo Stato di prendere in esame “forme di esproprio”. Il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, pur definendo questa una sentenza storica, ha tenuto comunque a sottolineare che si tratta solo di una sentenza di primo grado e che quindi c’è ancora molta strada da fare. «La magistratura - secondo il presidente di Peacelink Taranto Alessandro Marescotti - ha affermato il principio di legalità in fabbrica. Vincono le ragioni delle tante vittime. Perdono gli inquinatori e i loro complici». "Un atto d'accusa durissimo anche per la politica - è il commento del leader dei Verdi, Angelo Bonelli - per una classe politica omissiva e silente
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