di
Matteo Marini
06-06-2013
Continua la discussione sul futuro del polo siderurgico pugliese. Il governo ha deciso di ricorrere al commissariamento temporaneo dell'Ilva ed ha nominato come commissario Enrico Bondi il cui incarico ha la durata di 12 mesi, rinnovabili sino ad un massimo di 36.
Continua la discussione sul futuro dell’Ilva, che si arricchisce di un altro tassello. Il Ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato ha firmato infatti il decreto di commissariamento dell’impianto tarantino.
Il commissario che prenderà l’incarico, è il sempreverde Enrico Bondi, già commissario alla spending review con il Governo Monti. Annunciata la sua nomina, sono subito scattate le polemiche: “Ogni qualvolta che un'azienda privata entra in crisi il governo potrà commissariarla. Se questo fosse il principio che ispira il decreto appena approvato dal governo, saremmo di fronte ad un precedente a dir poco non condivisibile”, ha dichiarato il senatore Pdl Altero Matteoli.
Di parere contrario il Presidente della Regione Vendola, che sostiene come il commissariamento dell’Ilva sia un risultato importante che permette di voltare pagina in un’ottica di bonifica seria dell’impianto.
Bondi verrà nominato ufficialmente entro sette giorni dalla firma del decreto e il suo mandato durerà 36 mesi. Insieme a lui, verrà nominato un sub commissario dal Ministero di Zanonato e uno dal Ministero dell’Ambiente (retto da Andrea Orlando).
Proprio il Ministro Orlando nominerà poi un comitato di cinque esperti, “scelti tra soggetti di comprovata esperienza e competenza in materia di tutela dell’ambiente e della salute”, i quali, “sentito il commissario straordinario”, avranno il compito di proporre al ministro “entro 60 giorni dalla nomina e in conformità alle previsioni delle norme comunitarie e delle leggi nazionali e regionali, il piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria dei lavoratori e della popolazione e di prevenzione del rischio di incidenti rilevanti”.
Dopo la ratifica del decreto, il ministro Zanonato ha confermato comunque che “non è un esproprio” ma un “commissariamento con obiettivi precisi al termine del quale i soci proprietari resteranno proprietari. Se venisse meno l’Ilva sarebbe una botta enorme per economia italiana e avrebbe effetti devastanti dal punto di vista occupazionale”. Parla di un impatto economico: “negativo per 8 miliardi di euro annui: sei miliardi circa riguarderebbero la crescita delle importazioni, 1,2 miliardi tra sostegno al reddito e minori introiti per l’amministrazione pubblica e 500 milioni per la minore capacità di spesa per il territorio”.
Il decreto prevede poi la sospensione dell’azione degli organi della società e l’obbligo, da parte del commissario Bondi, di gestione dell’azienda attuando l’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale).
Zanonato ha continuato: “Siamo consapevoli che il risanamento non può essere condotto con la necessaria convinzione da chi ha determinato l’allarme ambientale di cui stiamo discutendo e che mette a rischio tante persone […] al termine di questa fase di gestione eccezionale e straordinaria potranno essere ricostituiti gli ordinari organi di amministrazione restituendo alla proprietà i suoi poteri”.
Intanto, il 3 giugno scorso il gip del Tribunale di Taranto Patrizia Todisco, ha concesso all’Ilva l’uso degli impianti dell’area a caldo (sequestrati alla fine del luglio scorso per inquinamento), anche se ha confermato il sequestro.
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