di
Caterina Regazzi
25-07-2011
Caterina Regazzi ci racconta un viaggio di quattro ore in compagnia di un sacchetto pieno dell'immondizia indifferenziata, un pretesto per riflettere sulla corretta gestione dei rifiuti e sulla transizione a un sistema migliore.
Partiamo da Treia. Il viaggio in questione, durato un po' più del previsto, a causa di un incidente all'altezza di Pesaro, è stato allietato dai nostri canti, ma anche da una presenza un po' ingombrante: un bel sacchetto pieno dell'immondizia indifferenziata che in questa settimana di permanenza a Treia abbiamo accumulato (compresi i rifiuti raccolti durante l’escursione alla Grotta di Santa Sperandia e quelli trovati sparsi nell’orto).
Dico 'allietato' anche riguardo all'immondizia perché questo fatto è stato motivo di nostre riflessioni per la prima parte del viaggio, riflessioni che vorrei condividere con voi. Per inciso: non sono considerazioni altamente filosofiche o introspettive, ma deduzioni che provengono da osservazioni e collegamenti tra fatti osservati quotidianamente e soprattutto negli ultimi tempi.
Perché, chiederete voi, vi siete fatti più di 4 ore di auto con un sacco di immondizia nell'abitacolo?
Come tutte le volte che lasciamo un'abitazione, svuotiamo il bidone dei rifiuti, ma quando siamo a Treia, ci troviamo col problema di dove depositarli. Dato che nel centro storico non esistono contenitori per i rifiuti, ma viene fatta la raccolta 'porta a porta', come tutti i bravi cittadini ci siamo informati sulle giornate e sulle date del ritiro dei diversi tipi di rifiuti. La raccolta porta a porta è una gran bella cosa, quei grandi bidoni che vengono usati altrimenti, sono sempre degli obbrobri e comunque per le strette stradine di Treia non ci passerebbe un automezzo per il loro svuotamento.
Evidentemente, per incentivare il più possibile la raccolta differenziata e forse anche per diminuire le spese, il Comune di Treia ha previsto la raccolta dell'indifferenziata solo al lunedì. Essendo sabato mattina, non potevamo certo andarcene lasciando sul portone il sacco giallo per due giorni!
Ce lo siamo caricato in auto ed io ho cominciato a percorrere la strada aguzzando la vista in modo da potercene sbarazzare al più presto. Dopo poco abbiamo incontrato dei bidoni per l'umido, per cui il buon Paolo, che aveva tenuto da parte bucce di patate, di cipolle, di cocomero e melone, ha potuto smaltire almeno quelle. Dopo di che il nulla. Abbondanza di bidoni per tutti i tipi di rifiuti, compresi bidoni gialli per i pannolini, ma per l'indifferenziata niente. E così per tutto il percorso da Treia a Porto Recanati, dove c'è l'ingresso dell'autostrada che solitamente prendiamo per raggiungere l'Emilia.
Abbiamo ripensato allora alla discarica che abbiamo avuto modo di visitare sul retro della spiaggia libera di Porto Recanati. Se anche Porto Recanati è in queste condizioni, dove mai possono depositare i loro rifiuti quelle frotte di stranieri che sostano in quel tratto di spiaggia libera alla sera, per riposarsi dopo aver percorso chilometri sotto il sole cocente e dopo aver fatto (credo proprio) magri affari? Con tutto quello che paghiamo (circa un euro al giorno) non si avrebbe diritto ad un servizio un po' più completo?
E poi (e questa non è una cosa che può essere affrontata localmente): non sarebbe giusto che almeno una parte del costo dello smaltimento fosse addebitato alle ditte produttrici che pur di vendere e di guadagnare non fanno nulla per ridurre il volume e per usare materiali più degradabili per gli involucri? Paghiamo carta, cartone, plastica quando acquistiamo un prodotto e poi paghiamo per smaltirli, senza sapere se e come tali materiali vengono effettivamente recuperati.
Ma il risparmio vero, la vera ecologia, in questo caso, si dovrebbe basare sulla non produzione dei rifiuti, incentivando, quando sono inevitabili, veramente il loro riutilizzo (l'organico nelle compostiere, la carta e la legna per accendere i camini, il vetro tornando al 'vuoto a rendere'). La plastica, visti anche i problemi causati dal picco del petrolio, dovrebbe piano piano scomparire...
Alla fine, abbiamo potuto alleggerirci dell'ingombrante 'fardello' soltanto una volta arrivati a Spilamberto.