Il petrolio libico? Una maledizione per tutti, tranne che per Gheddafi

L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) chiede che tutta l'Europa "blocchi le importazioni di petrolio libico, dopo che le truppe di Gheddafi hanno ripreso il controllo sulle aree petrolifere a partire da lunedì". "Chi ha sistematicamente massacrato il proprio popolo non deve essere un partner per l'industria petrolifera europea", denuncia l’Associazione bolzanina. Un petrolio che trasuda ormai sangue, e che quindi non deve entrare in Europa.

Il petrolio libico? Una maledizione per tutti, tranne che per Gheddafi
Il suggerimento è chiaro: in questo momento bisogna utilizzare tutti i mezzi possibili per contrastare il finanziamento della guerra personale di Gheddafi. Soprattutto ora che a quanto pare il raìs ha ripreso il controllo delle raffinerie libiche. Ma venerdì scorso, l'Unione Europea, da gigante economico e nano politico quale continua imperterrita ad essere, non è stata assolutamente in grado di mettersi d'accordo sulle sanzioni petrolifere da applicare alla Libia. La causa? Le resistenze di Malta e soprattutto dell'Italia, la più coinvolta in assoluto nelle relazioni economiche con il Paese nord-africano. Addirittura domenica scorsa dalla Libia è stato chiesto aiuto all’italiana ENI per spegnere un incendio divampato presso gli impianti petroliferi della città di Ras Lanouf, importante polo petrolifero e gasifero affacciato sul Mediterraneo. “Se l'UE si mostra ancora indecisa invece di prendere una decisione, presto si potrà far visita all'opposizione democratica libica nelle stanze della tortura di Gheddafi o nei cimiteri”, denuncia con un secco sarcasmo la Gesellschaft für bedrohte Völker. La Libia è il terzo produttore africano di petrolio, e basa il 95% di tutte le sue esportazioni sulla vendita (anche) a noi comodi europei del suo oro nero, dal quale le nostre società ed economie dipendono in maniera sotto certi aspetti inaccettabile. L’85% del petrolio libico viene infatti spedito nel Vecchio continente, e più precisamente, il 32% in Italia, il 14% in Germania ed il 10% in Austria e Francia. Non arrestare almeno in parte l’importazione di questo sporco petrolio risulta essere una manna per Gheddafi. Che, così, può continuare ad incassare valuta straniera per finanziare la sua indecente guerra ai ribelli. Ribelli e cittadini libici che, trovandosi in situazioni disperate, si vedono costretti ad emigrare, lasciandosi alle spalle la loro casa e rischiando la propria vita in mare per raggiungere le coste di un Paese, l’Italia, il cui livello di civiltà è ormai talmente imbarazzante da lasciare senza parole; una nazione parte di un soggetto politico intergovernativo chiamato Unione Europea che, in quanto ad ipocrisia ed inutilità, vanta di avere pochi pari al mondo. Intanto la situazione del centro di accoglienza di Lampedusa continua a essere critica per il sovraffollamento. L'Unhcr, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati, ha invitato ad aumentare i trasferimenti in modo da prevenire i problemi che sorgono in questo tipo di contesti. Il centro sta ospitando oltre 3.000 persone, ma la sua capienza è di 800 posti. "Nonostante gli sforzi degli operatori umanitari - ha affermato la portavoce dell'Alto commissariato per i Rifugiati dell'Onu, Laura Boldrini - le condizioni di accoglienza con un numero così alto di persone diventano molto difficili, mancando anche lo spazio fisico per fornire a tutti un riparo al chiuso durante la notte". Secondo la portavoce Unhcr "è necessario, quindi, incrementare lo sforzo logistico dei trasferimenti per decongestionare subito il centro e prevenire possibili tensioni". Secondo noi, invece, sarebbe tempo che politica ed Istituzioni andassero al nocciolo del problema, cercando di capire come portare la gente da una parte a non 'consumare' e sperperare, dall’altra, di conseguenza, a non emigrare. Invece, ciò che si finge di fare è trovare escamotage relativi alla collocazione di queste migliaia di disperati che, in condizioni diverse, se ne starebbero volentieri a casa propria. Magari implementando politiche energetiche che non ci rendano sempre più dipendenti dal gas o dal petrolio di dittatori sanguinari o malati di mente al governo di nazioni ormai alla deriva. Caratteristiche che, in realtà, iniziano a suonare familiari anche ad un italiano.

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