Nel corso di questa settimana il Consiglio dei Ministri dovrebbe discutere il decreto sugli incentivi alle rinnovabili, dopo che due associazioni del settore, ANIE/GIFI e Assosolare, hanno presentato al Ministero per lo sviluppo economico le rispettive proposte per il Quarto Conto Energia. Intanto, Anev sottolinea che i tagli retroattivi all’eolico porteranno gravissimi danni alle aziende.
Lo scorso 5 aprile l’assemblea dei soci del Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane di Confindustria ANIE ha approvato una proposta di riformulazione del Conto energia, inviata poi al ministro Romani, che mira a raggiungere la soglia di 20 GW di potenza fotovoltaica installata entro il 2016.
Il modello di GIFI si limita a posticipare di qualche mese l’avvento di quanto stabilito dal decreto legislativo del 5 marzo scorso, prevedendo un regime transitorio, a partire dal mese di ottobre fino alla fine del 2011, durante il quale applicare un decremento mensile delle tariffe.
Secondo l’associazione, a partire dal 2012 e fino al 2016, si dovrebbe poi procedere ad una riduzione annuale delle tariffe, combinata con un meccanismo di autoregolazione che ne colleghi il valore, in maniera inversamente proporzionale, alla potenza installata.
Ben più ambiziosa la mozione di Assosolare, che chiede di tutelare i progetti risultati idonei all’entrata in vigore del d.lgs n. 28/2011, quelli di edilizia libera e quelli che entrino in esercizio entro il 31 dicembre 2011, con il mantenimento per tutto il 2011 delle tariffe previste dal Terzo Conto energia.
L’Associazione nazionale dell’industria solare fotovoltaica si oppone inoltre al fatto che la riduzione delle tariffe fino al 2012 conduca a tagli degli incentivi superiori al 20% (o non superiori al 10% nel caso dell’avvio di nuovi impianti) e soprattutto all’introduzione di tetti annuali, sia sui megawatt installati che rispetto alla soglia del 2020.
Una posizione condivisa anche da Aper, Asso Energie Future e Grid Parità Project, da cui l’impressione che il ruolo privilegiato di ANIE-GIFI nella trattativa con il governo non sia casuale, ma sia piuttosto riconducibile ad un compromesso tra la richiesta di sostegno alle rinnovabili e l’interesse di Viale dell’Astronomia al piano per l’energia nucleare.
La credibilità di GIFI inizia così a scricchiolare, tanto che alcuni soci, evidentemente non riconoscendosi nelle scelte dell’associazione, non hanno partecipato all’assemblea che ha dato via libera alla proposta sul 4° Conto energia.
Tra l’altro, nei giorni scorsi, un altro operatore del mercato energetico, Refeel SpA, ha chiesto ragioni al Governo della prevalente mediazione con il gruppo GIFI e dell’esclusione dal confronto di associazioni ben più rappresentative.
Anche Asso Energie Future ha confermato la validità di questa lettura in un recente comunicato, denunciando l’ostracismo nei confronti della maggior parte delle imprese e criticando l’indisponibilità del Ministero a prevedere un momento di confronto conclusivo con gli stakeholders prima di procedere alla formalizzazione del testo.
In discussione non c’è però solo il fotovoltaico.
L’Associazione nazionale energia del vento ha chiesto al Governo di avviare una riflessione più ampia sulla politica energetica dei prossimi anni e di rimodulare gli obiettivi del Piano di azione nazionale per le rinnovabili con riferimento ai diversi settori, sostenendo che potrebbe risultare “più conveniente economicamente di quello attuale”, senza aumentare l’onere per i consumatori.
Secondo l’ Anev, infatti, la crescita del settore del fotovoltaico, discostandosi dalle previsioni del Pan, ha portato ad un incremento dei costi complessivi, anche a causa della maggiore intensità degli incentivi richiesti dalla fonte.
L’associazione rileva infatti che, mentre l’eolico richiede 90 €/MWh, il fotovoltaico necessita di 480 €/MWh, occupando tra l’altro porzioni maggiori di terreno (fino a 160 volte di più) a parità di potenza.
Soprattutto l’Anev ha messo in evidenza come, nonostante il dibattito sia stato monopolizzato prevalentemente dal tema del fotovoltaico, anche gli operatori del settore eolico stanno rischiando di perdere i diritti acquisiti, sia per gli impianti già attivi, che per quelli non ancora in esercizio.
La non retroattività degli interventi sul valore degli incentivi è quindi un'assoluta priorità per l’associazione dell’energia eolica, insieme alla maggiore omogeneità dei meccanismi agevolativi per tutte le fonti e alla tempestività nella definizione delle tariffe da applicare dopo il 2015 agli impianti già operativi e a quelli che non vanno ad asta.
Naturalmente non possiamo ancora concludere nulla circa le posizioni che prevarranno, ma le analogie tra la proposta del gruppo di Confindustria e le idee del ministro Romani lasciano spazio a qualche intuizione e, quel che è peggio, alla sensazione che l’intera faccenda ci verrà alla fine raccontata come una vittoria per il comparto, che ha ottenuto l’accoglimento delle proprie istanze, e una soluzione ottimale per promuovere le fonti rinnovabili gravando meno sulle tasche dei consumatori.