di
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05-01-2011
I falò di inizio anno, in Veneto 'panevìn', rappresentano una tradizione popolare del nord-est italiano che consiste nel bruciare delle grandi cataste di potature nei primi giorni di gennaio, solitamente la vigilia dell'epifania. Una pratica che però comporta l'emissione di una serie di sostanze dannose per la salute e altamente inquinanti.
Un paio di anni fa, pensando al 'Panevin', auspicavamo e chiedevamo che crescesse consapevolezza nelle istituzioni, nelle Pro Loco, nelle Associazioni e che si rinunciasse a quella manifestazione autolesionista dell’incendio all’aperto di centinaia di quintali di potature verdi, in buona parte composte da potature di vigneti trattati con pesticidi, perché queste potature bruciate emettono le micidiali diossine.
Non solo, ma riempiono l’atmosfera di polveri sottili PM10, PM2.5 e nano polveri che, se vengono respirate producono malattie di vario tipo. Nei giorni successivi al Panevin, infatti si innalzano pericolosamente i livelli di inquinamento nell’aria anche di tre o quattro volte rispetto ai massimi legali ammessi, come rileva sistematicamente ogni anno l’ARPAV.
Ora sappiamo, anche per queste concause, che, nel nostro bel Veneto, in quello che 50 anni fa era chiamato 'il giardino d’Europa', c’è la più elevata mortalità di tumori, al polmone, al colon, alla mammella (in media + 5% annuo nella ULSS7 della Marca) nonché di leucemie infantili, sterilità, ecc. con relativi enormi costi sanitari.
Siamo consapevoli del male che ci facciamo? Sembra di no.
Purtroppo le autorità non hanno ancora capito che si devono emettere rigidi divieti a questi comportamenti oramai anacronistici, i quali contribuiscono a rendere la Pianura Padana una delle cinque aree più inquinate del mondo con livelli di inquinamento che riducono, secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) l’aspettativa di vita di 1.5/2.5 anni.
Non si devono assolutamente concedere sospensioni al perentorio divieto di fuochi all’aperto, come è successo purtroppo con l’ordinanza del Comune di Treviso, e molto probabilmente di altri comuni, per i giorni 5 e 6 gennaio. I nostri polmoni non smettono certo di respirare in quei due giorni e nei giorni successivi!
Le linee guida della provincia di Treviso del marzo 2009 'Indirizzi per la gestione degli scarti vegetali' considerano un illecito bruciare all’aperto i rifiuti delle potature a meno che ci sia una precisa disposizione della Regione per motivi fitosanitari, disposizione che alla data non esiste. Pertanto qualsiasi combustione all’aperto di biomasse è illegale e sanzionabile come smaltimento improprio di rifiuti. Sarebbe più salubre ed economico conferire questi rifiuti in aree comunali e compostarli, come hanno spiegato due professori universitari in un’assemblea pubblica a Refrontolo.
Mi dispiace anche che proprio nel Comune di Refrontolo, dove abito e dove ha la residenza il governatore Luca Zaia, continui alla grande questa tradizione del Panevin affumicante, che potrebbe essere risolta con un piccolo fuoco simbolico, come si faceva una volta, con qualche fascina di legna o 'manot' di canne secche, e che invece si mantiene come giustificazione per lo smaltimento stagionale di potature verdi, le quali tra l’altro si ammassano a quintali (vedi foto 2) nel luogo più panoramico di Refrontolo, al Tempietto Spada.
"Che Dio ne dae sanità e pan e vin" si diceva una volta, ma forse arriverà solo aria avvelenata e per più giorni, tra odori e fumi di ogni tipo.
Nel nome della tutela della salute e della biodiversità.
(*) Gianluigi Salvador - Referente energia e rifiuti WWF Veneto e membro MDF
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