Internet e il commercio illegale delle specie in via di estinzione

Finestra sul mondo ma anche mercato globale permanentemente disponibile agli utenti, Internet è diventato la rete per eccellenza di attività criminali e vietate. Una tra le tante, il commercio illegale delle specie selvatiche a rischio estinzione.

Internet e il commercio illegale delle specie in via di estinzione
Utilizzato da semplici utenti privati, da aziende, enti pubblici o associazioni per attività lavorative, ricreative, scientifiche e commerciali, Internet è una grande finestra sul mondo e il più grande mercato mondiale, aperto 24 ore al giorno, sette giorni su sette. La rete offre illimitate possibilità ma, allo stesso tempo, anche l’opportunità di svolgere attività criminali e illecite transazioni. E sempre più spesso viene utilizzato per commerciare illegalmente specie di fauna selvatica. Il commercio proibito di animali vivi, o uccisi per vendere alcune parti del loro corpo, ha già ottime chances per contendersi il primato a pari merito con il traffico illegale di droga e armi. Traffic International, una rete di monitoraggio della fauna selvatica, stima che il giro d'affari del traffico illegale di specie selvatiche oscilla tra i 10 e i 20 miliardi di dollari l'anno. Decisamente un grande business. Altre indagini condotte dalla International Fund for Animal Welfare (IFAW) – che lavora in prima linea per migliorare il benessere degli animali, prevenirne abusi e crudeltà, proteggere la fauna selvatica e fornire soccorso agli animali di tutto il mondo – dal 2004 ad oggi hanno rilevato che le specie selvatiche sono oggetto di un elevato numero di negoziazioni giornaliere. A marzo del 2004, IFAW ha pubblicato un'indagine sul commercio del cosiddetto 'oro bianco', che ha documentato una grande quantità di avorio venduto illegalmente su Internet, nel Regno Unito e a livello internazionale. Ciò avviene perché c'è una diffusa ignoranza tra chi dovrebbe conoscere le leggi che limitano il commercio di avorio e perché i commercianti invece, conoscendo le restrizioni legali, riescono facilmente ad aggirarle, con scarse possibilità di essere intercettati. Il rapporto internazionale dell'IFAW del 2007, ha rivelato un dilagante commercio di avorio su eBay, il sito di aste online. In una sola settimana sono stati venduti più di 2.275 oggetti d'avorio su otto siti web di eBay (Uk, Australia, Cina, Germania, Olanda, Francia, Canada e Usa). Nel 2005, da una indagine sul commercio della fauna selvatica, la IFAW ha rilevato che in una sola settimana sono stati venduti più di 9.000 animali selvatici e prodotti animali. Il dato è notevolmente allarmante in quanto la ricerca è stata condotta esclusivamente su siti Internet in lingua inglese e limitata a sole cinque categorie che rientrano nelle specie protette da CITES, la Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate d'estinzione. Nel 2007, l'IFAW olandese ha svolto per un mese una ricerca ed è emerso che solo in quel mese in almeno 150 siti web in lingua olandese si sono concluse transazioni per vendita di specie minacciate quali mammiferi, tartarughe, uccelli protetti, rettili e anfibi. Nel 2008, l'IFAW ha intrapreso la più grande indagine che l'organizzazione avesse mai tentato sul commercio di specie selvatiche su Internet. I risultati sono stati pubblicati in un rapporto chiamato Killing with Keystrokes. In sole sei settimane, più di 7.000 specie che rientrano nella prima appendice della CITES (che comprende le specie minacciate di estinzione, il commercio di queste ultime è consentito solamente in circostanze eccezionali, come ad esempio per la ricerca) sono state vendute on-line: primati, rettili, uccelli, gatti selvatici e prodotti derivati da elefanti e rinoceronti. Questa indagine storica ci ha permesso di comprendere quanto sia esteso il fenomeno a livello mondiale, quali siano i paesi maggiormente coinvolti, il volume di affari che muove il commercio della fauna selvatica e di determinare le specie più colpite. Cosa c'è di sbagliato in tutto questo? Crollo di popolazioni selvatiche, deterioramento degli ecosistemi locali, comportamento scorretto dei consumatori e sfruttamento di alcune categorie di persone. Sappiamo che il commercio delle specie selvatiche sostiene un fiorente mercato nero che coinvolge tutte le popolazioni mondiali. Rosaleen Duffy, professoressa di Politica Internazionale presso l'Università di Manchester, ha dichiarato:"Il commercio illecito di animali selvatici è intimamente legato alla ricchezza e alla criminalità organizzata. I gruppi di conservazione devono avere come obiettivo i consumatori". Questo significa che a guidare il commercio mondiale di specie minacciate di estinzione non è la povertà ma la ricchezza. I veri colpevoli insomma non sono le popolazioni indigene, ma siamo noi. Siamo tutti ricchi consumatori che consapevolmente o meno utilizziamo gli animali selvatici (e non) per alimentarci, per produrre medicine, per moda, per abbellire i nostri mobili. La crescente domanda dei paesi ricchi non fa altro che incentivare le persone povere ad esercitare il bracconaggio spietato e spesso dietro queste persone che si lanciano in questa attività illegale ci sono dei veri e propri gruppi criminali organizzati, attratti da lungimiranti ed elevati guadagni e un rischio relativamente basso, quasi nullo, di pagare penalmente. Organizzazioni come Interpol oppure la National WIldlife Crime Unit, sono consapevoli di queste connessioni ma tendono a puntare il dito sempre verso i poveri, continuando a farci credere che il bracconaggio, il contrabbando e il commercio esistono perché le comunità locali sono colpevoli. Colpevoli di cosa? Della loro miseria e povertà? Tutte le organizzazioni per la conservazione e la tutela delle specie sono colpevoli, perché oltre a concentrarsi sulle strategie per combattere ed evitare il bracconaggio, dovrebbero impegnarsi verso i consumatori, che alla fine sono quelli più responsabili, i veri nemici da affrontare. Il comportamento dei consumatori può essere modificato, evidenziando come la cultura del consumatore globale collega tutti noi con il commercio delle specie selvatiche e la criminalità organizzata. Noi, amanti del web e navigatori incalliti, possiamo contribuire nel nostro piccolo a contrastare il mercato spietato delle specie in via di estinzione, salvando la vita a tantissimi animali, semplicemente seguendo alcuni consigli: - se entriamo in un sito Internet che propone animali vivi in vendita o parti di animali che rientrano nelle specie protette o in via di estinzione, segnalare subito alle autorità nazionali competenti il sito; - informarsi e informare amici, parenti, conoscenti che alcuni prodotti comportano l'uccisione di animali di specie protette. Eucazione e informazione sono alla base di qualsiasi cambiamento nella nostra vita; - evitiamo di essere complici partecipando al commercio di specie selvatiche. Possiamo affermare di non essere corresponsabili di tante crudeltà se e solo se non compriamo o vendiamo animali selvatici per sfoggiare una specie diversa da quella dei nostri amici o conoscenti, se non acquistiamo, per appagare il nostro ego, beni di lusso che comportano la morte o la sofferenza di tante specie oramai a rischio, se evitiamo di considerare gli animali come giocattoli o beni al nostro servizio e se non lasciamo l'indifferenza campeggiare nelle nostre menti.

Commenti

articolo interessante.
carla63, 16-09-2011 01:16

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