Omeopatia e ricerca: un binomio fondamentale per dare un nuovo impulso all’omeopatia. Qual è il progetto di Boiron in Italia? Lo abbiamo chiesto a Luigi Marrari, Responsabile del Servizio Scientifico Boiron Italia.
85 progetti di ricerca avviati tra il 2005 e il 2009, più di 7 milioni di euro investiti in Ricerca e Sviluppo soltanto nell’anno 2009, 10 ricercatori che fanno capo alla Direzione Ricerca interna al Gruppo Boiron: sono questi alcuni dati che confermano l’impegno dell’azienda per l’innovazione nel campo della ricerca in omeopatia. Con questi obiettivi: consolidare la valutazione dell’efficacia dei medicinali omeopatici, mettere a punto nuovi medicinali e testare il potenziale di medicinali già esistenti in nuovi ambiti terapeutici, dimostrare l’utilità dell’omeopatia per la salute pubblica e conoscere i meccanismi d’azione dei medicinali omeopatici.
Per comprendere risultati e prospettive dei progetti di ricerca Boiron, abbiamo intervistato Luigi Marrari, Responsabile del Servizio Scientifico Boiron Italia.
Omeopatia e ricerca: un binomio fondamentale per dare un nuovo impulso all’omeopatia. Qual è il progetto di Boiron in Italia?
Negli ultimi anni Boiron Italia ha stipulato accordi di collaborazione scientifica con diverse Università Italiane (a Milano, Verona, Bologna, Firenze, Napoli e Messina), raggiungendo risultati significativi, che sono stati riportati su riviste internazionali. In particolare, a titolo di esempio, posso citare un importante studio dell’Università di Verona, dove si è lavorato a modelli di ansietà nel topo ottenendo dati statisticamente significativi. Con studi meticolosi, il gruppo di lavoro di Bologna ha invece dimostrato che anche i semi e le piante sono sensibili ai preparati diluiti e dinamizzati, mentre il gruppo di Napoli ha lavorato alla pubblicazione di diversi articoli scientifici con evidenze fisico-chimiche.
Esistono studi sull’efficacia terapeutica dei medicinali omeopatici?
Uno dei nostri principali obiettivi è consolidare la valutazione dell’efficacia terapeutica degli omeopatici già utilizzati da numerosi medici. In questo senso, gli studi clinici sono realizzati tenendo conto delle modalità di prescrizione dettate dall’esperienza dei medici, prendendo in considerazione uno o più medicinali per un’unica indicazione o un approccio personalizzato al trattamento.
Altro importante asse che guida il progetto Boiron è la dimostrazione dell’utilità dell’omeopatia nella salute pubblica. In che modo viene portata avanti questa attività?
Confrontando la pratica dei medici di medicina generale: ad oggi sono quattro gli studi lanciati per descrivere e confrontare la pratica di medici prescrittori e di medici non prescrittori di medicinali omeopatici, prendendo in considerazione le caratteristiche dei pazienti, i motivi prevalenti della visita, l’impatto della presa in carico e quello di un trattamento omeopatico e allopatico su più gruppi di patologie. Riteniamo che l’omeopatia sia in grado di rivestire un ruolo fondamentale nell’ambito della salute pubblica, come recentemente dimostrato in Francia da studi che oggettivano il rapporto costo-efficacia e l’utilità dell’omeopatia nella pratica medica.
Medicinali omeopatici e meccanismo d’azione: a che punto siamo?
Numerosi lavori hanno permesso di dimostrare l’esistenza di una farmacologia delle piccolissime dosi, mettendo in evidenza l’attività di diluizioni omeopatiche e consentendo di progredire nella conoscenza del loro meccanismo d’azione, che è tutt’ora da scoprire. Vorrei citare a tal proposito gli studi sulle diluizioni condotte dal prof. Louis Rey, biologo e fisico scomparso nel 2010, per anni consulente scientifico di Boiron e pioniere nell’ambito degli studi sulle diluizioni omeopatiche attraverso la tecnica della termoluminescenza. Ma gli studi del prof. Louis Rey non sono gli unici. Basti pensare ai lavori del prof. Vittorio Elia dell’Università di Napoli, che da oltre venti anni si dedica a studi in ambito fisico-chimico sulle soluzioni estremamente diluite, o agli studi della Prof.ssa Lucietta Betti, fitopatologa presso l’Università di Bologna, che si è occupata di testare gli effetti biologici dei medicinali omeopatici su vari modelli sperimentali vegetali. Il prof. Paolo Bellavite, medico chirurgo, ematologo e docente di patologia generale presso l’Università di Verona, si è dedicato invece alla valutazione dell’effetto ansiolitico di alcuni medicinali omeopatici in modelli murini. Vorrei infine citare il prof. Piero Dolara, docente ordinario di Farmacologia e Tossicologia all’Università di Firenze e il prof. Andrea Dei, che hanno lavorato su cellule epiteliali prostatiche umane valutando l’effetto di diversi medicinali omeopatici.