Erano una cooperativa edile di Fiorenzuola, poi è arrivata la crisi. Niente più commesse, appalti bloccati, niente introiti e lo spettro del fallimento. Ma non si sono dati per vinti. Se la cooperativa è andata in concordato preventivo con i dipendenti in cassa integrazione per due anni, c’è chi non si è voluto lasciare schiacciare. Ed è nata un’altra società, la Smartcoop srl, di cui la cooperativa resta però socio unico per non snaturare l’intento e gli obiettivi iniziali. E questa nuova società vede al suo interno anime composite, eterogenee ma tutte mosse dalla voglia di reinventarsi, di ripensarsi. I dipendenti hanno individuato quale poteva essere la via: l’edilizia naturale. Per questo sono approdati al corso per intonaci e finiture in argilla che si è tenuto a Massa Marittima, nel cantiere-laboratorio dell’associazione Paea. A raccontare la storia di Smartcoop e del gruppo che cerca di rilanciarla nel campo dell’edilizia naturale è Roberto Beretta. «Ci siamo ritrovati in un settore strutturalmente in crisi – spiega Roberto - con una forte stretta creditizia poiché le banche non concedono mutui e chiedono solo di rientrare del denaro prestato. Quando abbiamo visto terminare la nostra capacità lavorativa perché non avevamo più commesse, abbiamo tirato cinghia ma ci siamo ritrovati a chiederci cosa fare e come trovare una via d’uscita. Naturalmente nessuno di noi vuole buttare al vento 30 anni di attività e di competenze ma abbiamo ben compreso che è il momento di cambiare. Grazie all’esperienza che alcuni nostri colleghi avevano già maturato personalmente, ci siamo avvicinati all’idea dell’edilizia naturale per proporre un nuovo modo di costruire rendendolo allettante per l’acquirente e remunerativo per il costruttore. Forse ci siamo mossi con ritardo, ma speriamo di avere possibilità di portare avanti la collaborazione con Paea che ci dà una grande mano soprattutto per gli aspetti della didattica e della progettazione. Insomma, approfittiamo della crisi per trovare la spinta per rinnovarci».
Ma a sottolineare come non si tratti solo di un’esperienza tra chi insegna e chi impara, bensì molto più realisticamente di un vero e proprio scambio di saperi ed esperienze è Stefano Mattei, responsabile del cantiere laboratorio di Paea a Massa Marittima. «La peculiarità del corso appena concluso cui hanno partecipato i ragazzi di Fiorenzuola, ma anche di altri nostri corsi, è il fatto che sono progettati in permacultura, cioè io e gli altri docenti non ci poniamo mai come le persone che devono trasmettere tecniche ma come persone che possono trasmettere esperienze e anche se la differenza può sembrare sottile, di fatto è sostanziale perché permette a tutti i partecipanti di mettere in relazione e condividere anche le loro esperienze. E questo libera energie. Se questo approccio fosse riportato nelle realtà aziendale potrebbe essere una delle chiavi per cambiare il sistema. Al di là delle tecniche, le persone devono rimettersi insieme per operare cambiamenti; non è solo la tecnica che può donare opportunità. La tecnica aiuta ma è uno strumento, quello che è indispensabile è il fatto che le persone si uniscano per risolvere i problemi lavoratovi imboccando una strada diversa da quella che finora il sistema ci ha mostrato».
Nei giorni trascorsi a Massa Marittima i ragazzi di Fiorenzuola insieme ai tecnici di Paea hanno dunque affrontato una parte teorica subito accompagnata da rispondenze esperienziali. «Le persone che negli ultimi anni hanno lavorato nell’edilizia convenzionale hanno perso tutte le conoscenze – aggiunge Stefano Mattei - hanno appreso ad applicare prodotti ma non sono diventati veri muratori perché non conoscono i materiali da impiegare, quindi, se si trovano in una situazione nuova, faticano ad affrontarla da soli e hanno sempre bisogno del tal prodotto o del tal’altro. Invece nell’edilizia naturale i materiali bisogna conoscerli, bisogna toccarli, annusarli, farli propri; solo così si arriva a padroneggiarli. Ed è questo il sistema per sganciarsi dalle logiche industriali. Fino a 50 anni fa gli artigiani edili e i maestri muratori conoscevano i materiali talmente bene che se li preparavano per loro conto partendo da elementi semplici e questo lo possiamo fare anche noi. E’ un approccio culturale. Bastano pochi giorni per apprendere tante cose e si creano opportunità di lavoro; ma il messaggio non verte solo sull’apprendimento della tecnica, bensì su ciò che c’è dietro, cioè un cambiamento sostenibile».
Una delle anime e dei motori di questo slancio verso il nuovo è senza dubbio Andrea Fulgoni, un altro dei ragazzi della ex cooperativa. «Fin da quando ero piccolo ho coltivato la passione per la storia e i materiali – spiega Andrea - ho seguito corsi, ho coltivato la mia creatività in vari ambiti e ho ricevuto alcuni fondamentali insegnamenti di Axel Berberich che mi ha fatto conoscere il mondo delle stufe in terra cruda; poi ho imparato a costruire le case di paglia e tutto quello che è edilizia naturale. E sono riuscito ad applicare quanto appreso anche a molti altri campi. Ho dunque tentato di portare questo patrimonio di competenze e conoscenze all’interno dell’azienda dove lavoro condividendolo con gli altri, sollecitando la partecipazione a corsi in modo da provare a collocarci in una nicchia di mercato allontanandoci dall’edilizia a puro scopo speculativo. Peraltro questo ambito si sta allargando e l’auspicio è che presto non sia più una nicchia di mercato, ma ne abbracci una larga fetta». E proprio durante il corso Andrea ha condiviso con i colleghi e i tecnici di Paea una “scoperta”: partendo dalle proporzioni di una porta, per dare slancio alla costruzione che aveva poco spazio tra quella porta e il soffito, è nata una sorta di decorazione in terra a forma di parentesi graffa sollecitata dalle proporzioni stesse dell’ambiente in questione.
Un’opportunità di crescita e di riscatto, dunque, come l’ha intesa anche Marco Minerba, anch’egli a Massa Marittima. «Da anni spingo in questo senso cercando di convincere colleghi – spiega – Abbiamo frequentato alcuni corsi di bioedilizia, poi alcuni di noi anche di edilizia naturale, per le stufe in terra cruda e i colori naturali. Ma soprattutto, per quanto mi riguarda, sono partito dalla mia esigenza di rispetto per l’ambiente e di rispetto verso me stesso, poi è venuta l’opportunità di lavoro. A sostenermi è la mia forte sensibilità personale, sono vegetariano e sono convinto che a una casa sana debba accompagnarsi anche un’alimentazione e a stili di vita sani».
Fabrizio Del Barba ha 57 anni anni ed è tecnico di cantiere da 36: «La mia convinzione? Che per l’edilizia tradizionale non ci sia più spazio. Occorre intraprendere strade alternative e inoltre è folle continuare a pensare di costruire ex novo, è un abuso; c’è tanto invenduto e ci sono opportunità di restauro conservativo». Quella di Fabrizio è stata anche una scelta di vita. «Già 4 o 5 anni fa avevo intuito che le cose sarebbero andate in questa direzione; così ho sistemato una casa in mezzo alle montagne che è diventata il mio pensatoio, dove voglio proporre anche attività attinenti all’ambiente come agricamping e un punto di osservazione per animali con un capanno sulla palafitta. Vorrei metterlo a disposizione delle scolasresche, poi organizzare momenti in cui proporre approfondimenti sul benessere olistico, la botanica, la musica».
Laddove c’è energia, dunque, c’è cambiamento. E le energie si muovono se si sperimenta, si condidive e si coltivano le relazioni.
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