di
Daniela Sciarra
19-10-2011
Secondo un’indagine promossa da Fairtrade, una quota crescente di persone include, tra i propri criteri di consumo, l’impatto che i loro acquisti possono avere per la vita dei produttori e dei lavoratori dei Paesi del Sud del mondo. Per promuovere il commercio equosolidale torna anche quest'anno Io faccio la spesa giusta.
I consumatori sono sempre più attenti a cosa c’è dietro l’etichetta di un prodotto - quali ingredienti, quale metodo di produzione adottato, quale provenienza delle materie prime - e, allo stesso tempo, sempre più cittadini considerano che le scelte di acquisto hanno delle ricadute sui mercati e influenzano anche le piccole economie locali.
Una quota crescente di persone include, tra i propri criteri di consumo, l’impatto che i loro acquisti possono avere per la vita dei produttori e dei lavoratori dei Paesi del Sud del Mondo. È quanto emerge da una ricerca globale commissionata da Fairtrade International e realizzata dall’istituto indipendente GlobeScan sulla base di 17.000 interviste realizzate in 24 Paesi.
In base ai risultati di quest’indagine, sei persone su dieci (59%) ritengono di fare la differenza attraverso le proprie scelte di consumo e hanno un’aspettativa molto alta rispetto alla responsabilità sociale delle aziende. Il 79% degli intervistati ritiene, infatti, che le aziende hanno un ruolo importante nella riduzione della povertà e nel favorire lo sviluppo dei paesi del Sud del Mondo, attraverso un modo più giusto di fare commercio.
Dal 15 al 30 ottobre 2011, Fairtrade Italia ci invita a Io faccio la Spesa Giusta, l’iniziativa che ci vuole far conoscere i criteri che sono alla base del commercio equosolidale e scoprire un modo alternativo di fare la spesa.
Si tratta – ci racconta Andrea Nicollello-Rossi, presidente di Fairtrade Italia – di un’iniziativa che ci permette di scoprire i criteri del commercio equosolidale certificato e le occasioni per fare la spesa in un altro modo, in maniera più giusta ed equa. I prodotti del commercio equo certificati – sottolinea Nicolello - non sono solo buoni e di qualità, ma sono anche giusti perché il sistema di certificazione Fairtrade assicura un prezzo equo e stabile ai produttori del Sud del Mondo e un margine aggiuntivo da investire in progetti sociali e sanitari per le comunità, nel pieno rispetto delle colture locali.
Anche in periodi difficili come questo, i consumatori con le proprie scelte di consumo possono indirizzare le dinamiche di mercato e portare dei benefici tangibili ai produttori del Sud del Mondo. Sono sempre più numerosi, infatti, coloro che scelgono il commercio equo certificato: secondo i dati dell’indagine ammonta a 4,36 miliardi di euro la spesa per i prodotti Fairtrade in tutto il mondo (+ 28% rispetto al 2009). In Italia si arriva ai 49,5 milioni del 2010 contro i 43,5 spesi del 2009.
Ben il 55% dei prodotti Fairtrade proviene da agricoltura biologica. Si tratta - aggiunge Nicolello - di un segnale importante perché dimostra come i produttori del Sud del Mondo riescono sempre più a valorizzare le loro pratiche produttive e le relazioni commerciali nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente e i consumatori italiani premiano questa coerenza etica ed ambientale.
Tutti gli appuntamenti dell'iniziativa sono sul sito web di Fairtrade Italia.
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