«Gli impatti dannosi sulla salute e sull’ambiente posti dal PVC richiedono la completa eliminazione di questo materiale. Per realizzare le ambizioni del Piano Inquinamento Zero dell’UE e delle iniziative ambientali non tossiche, chiediamo alla Commissione Europea di imporre rapidamente un’ambiziosa restrizione sulla produzione, l’uso e l’immissione sul mercato del PVC e dei suoi additivi ai sensi del regolamento REACH. Chiediamo inoltre alla Commissione Europea e ai suoi stati membri di chiedere un divieto globale del PVC nell’ambito del nuovo Trattato Globale sulla Plastica»: questo l’appello rilanciato da ISDE, l’Associazione dei Medici per l’Ambiente.
«Il limite planetario dell’inquinamento chimico e plastico è già stato superato, eppure continuiamo a vivere circondati dal PVC (cloruro di polivinile) e dai suoi additivi, che rappresentano un rischio ben noto per la salute umana e ambientale – scrive ISDE - Il PVC espone gli esseri umani a sostanze chimiche e contaminanti tossici e cancerogeni, costituendo una minaccia per le fonti d’acqua, lo strato di ozono e altri elementi naturali che sono parte integrante della salute del nostro pianeta. Per la sua convenienza e versatilità, il PVC è un materiale molto utilizzato in alcuni prodotti che usiamo ogni giorno, dagli imballaggi alle applicazioni mediche. Ma molte delle sostanze chimiche presenti nei prodotti in PVC minacciano la salute delle persone e del pianeta, oltre ad alimentare altre crisi contro le quali l’UE sta adottando misure normative, come i PFAS e le microplastiche. L’industria ci lascia ancora all’oscuro delle proprietà potenzialmente pericolose di altri additivi».
«Per affrontare questi rischi, alcune associazioni europee chiedono ai politici dell’UE di porre fine al PVC e di sviluppare un piano per l’eliminazione completa del materiale entro il 2030. Al centro di questo piano dovrebbe esserci un’ampia restrizione della produzione, dell’uso e dell’ingresso nel mercato del PVC – prosegue ISDE – Durante la produzione le comunità e i lavoratori sono esposti a sostanze chimiche altamente pericolose rilasciate durante la produzione del PVC e delle sue materie prime, tra cui agenti cancerogeni come il dicloruro di etilene, il cloruro di vinile monomero, le diossine, i metalli pesanti e l’amianto. L’uso di PFAS persistenti nella produzione di cloro, produce il monomero cancerogeno del cloruro di vinile. Un modo per produrre il monomero di cloruro di vinile è utilizzare l’acetilene che nella sua produzione utilizza carbone ed emette mercurio, contribuendo al cambiamento climatico e al degrado ambientale. Il PVC danneggia lo strato di ozono attraverso il rilascio di tetracloruro di carbonio. La produzione di PVC richiede elevate quantità di energia rispetto ad altre plastiche di consumo».
Inoltre, scrive ancora ISDE, «durante l’uso il PVC ha effetti negativi sulla salute umana e sull’ambiente a causa degli elevati volumi di additivi nocivi come stabilizzanti di piombo e ftalati che vengono rilasciati durante l’uso e al termine del ciclo di vita. Il PVC comunemente utilizzato per i prodotti di consumo, come imballaggi alimentari e giocattoli per bambini, espone le persone a questi additivi. La contaminazione dell’acqua potabile dovuta alle tubature in PVC espone le persone a contaminanti dannosi come piombo e composti organici volatili».
E durante lo smaltimento «il PVC è una plastica molto difficile da riciclare: i suoi ingredienti pericolosi ostacolano il riutilizzo e il riciclaggio privi di sostanze tossiche. Durante lo smaltimento in discarica o il processo di combustione del PVC vengono emesse sostanze chimiche nocive come mercurio, diossine e furani. Le fonti d’acqua sono contaminate da pellet di plastica e sostanze chimiche tossiche provenienti dalle discariche di rifiuti in PVC».
«Nel 2000, la Commissione Europea ha pubblicato un Libro Verde sulle “Questioni ambientali del PVC”, sottolineando il fatto che il PVC causa numerosi problemi all’ambiente e alla salute umana. Dal documento emerge che “è quindi necessario un approccio integrato per valutare l’intero ciclo di vita del PVC al fine di sviluppare le misure necessarie per garantire un elevato livello di protezione della salute umana e dell’ambiente, nonché il corretto funzionamento del mercato interno” – prosegue ISDE - Nonostante queste conclusioni, raggiunte più di 20 anni fa, l’industria del PVC è riuscita a far deragliare i dibattiti su come affrontare le questioni poste dal PVC con un’intensa attività di lobbying. Sostenendo che il progresso tecnico ha ridotto alcuni dei rischi legati al PVC e che i suoi presunti benefici per la società superano gli svantaggi complessivi, l’industria sta ritardando un’azione tanto necessaria. Le aziende lungo la catena del valore dei prodotti in PVC si stanno ora impegnando anche in una “deplorevole sostituzione”, ovvero sostituendo una sostanza regolamentata con una non regolamentata, che presenta lo stesso rischio, il che significa che permangono impatti dannosi. La Roadmap delle restrizioni del 2022, il coraggioso piano dell’Europa per vietare le sostanze chimiche più pericolose, include il PVC e i suoi additivi nell’elenco delle sostanze chimiche pericolose che dovrebbero essere soggette a restrizioni. Come primo passo la Commissione Europea ha chiesto all’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA) il mandato di preparare una valutazione dei rischi del PVC e dei suoi additivi, compresi i rischi per l’economia circolare e i rischi intrinseci del polimero».
«Le prove dimostrano che il PVC può essere sostituito con materiali più sicuri per quasi tutti gli usi – prosegue ISDE - Solo gli usi del PVC per i quali non sono disponibili alternative più sicure e che sono necessari per proteggere la nostra salute o sicurezza o che sono critici per la società, o usi essenziali, dovrebbero essere consentiti in condizioni rigorosamente controllate. La Commissione Europea deve agire ora per eliminare gradualmente il PVC entro il 2030».
Qui la petizione lanciata dalle associazioni