L’Associazione dei Medici per l’Ambiente, Ong ormai presente in ben 25 nazioni, ha la sua sede a Basilea, in Svizzera, dove fra le altre cose ospita un ufficio scientifico in cui si coordinano ricerche, informazioni e attività di formazione. In Italia, è rappresentata da un nutrito gruppo di medici decisi a stimolare l’impegno dei loro colleghi, oltre che della società civile, per la salvaguardia del martoriato ecosistema in cui tutti viviamo.
Obiettivo dell’associazione? Diffondere conoscenze sul legame tra l’inquinamento ambientale e la salute umana, ma soprattutto avviare e sostenere iniziative per far sì che il degrado ambientale non minacci in modo irreparabile la salute e la sicurezza di tutte le persone. Incluse quelle non sono ancora nate.
Abbiamo intervistato il presidente di Isde Italia, il dottor Roberto Romizi.
Dottore, sul sito www.isde.it si scrive: “Sono decenni che nei convegni medici si parla di salute e di inquinamento, e che i ricercatori si impegnano per evidenziarne le correlazioni”. Ma cosa è stato fatto di concreto, in tutti questi anni, per ridurne la portata?
In primis si è cercato di sensibilizzare attraverso molte attività informative la popolazione, le istituzioni, ma anche gli stessi professionisti della salute e dell’ambiente, tra i quali è cresciuto enormemente il livello di attenzione sulle tematiche ambiente e salute correlate. Resta il fatto che si può sempre fare di più: è necessario trovare un modo per coinvolgere anche i legislatori e i decisori politici per vedere davvero dei cambiamenti.
Qual è la risposta dei cittadini nei confronti delle vostre iniziative?
La reazione da parte della popolazione, sensibile, interessata e “preoccupata” rispetto ai temi affrontati da ISDE, è sempre più positiva, vista con favore e con attenzione per il rigore scientifico delle affermazioni e delle tesi sostenute.
E da parte delle Istituzioni, avete supporto o solo dichiarazioni di buoni propositi?
Principalmente il rapporto con le Istituzioni dipende dalla sensibilità e dal senso di responsabilità delle singole persone che vi lavorano. Dove esiste stima e considerazione reciproci, è facile compiere dei percorsi comuni che hanno anche portato a scelte coerenti. In altri casi è evidente il “fastidio”...
Non vi capita di scontrarvi con omertà o barriere corporative all'interno della categoria?
Anche all’interno della categoria medica, poiché le informazioni epidemiologiche sono discordanti (e talvolta e scarso l’interesse alle tematiche ambiente-salute correlate), c’è chi preferisce avere un atteggiamento di precauzione, altri no. E’ necessario insistere poiché la scienza non può essere asservita a logiche di interessi.
Ma i medici sono tutti d’accordo, con il vostro approccio? Se no, cosa li frena dall’esserlo?
È un problema di cultura specifica: dovrebbe infatti esistere nel corso di laurea in medicina una disciplina sul rapporto medico e ambiente. Cambiare la pratica clinica richiede un’adeguata formazione scientifica, quindi risulta difficoltoso accettare nuovi approcci per le patologie ambiente correlate. Alcuni medici si mostrano indifferenti, altri rassegnati, e non si rendono conto della loro enorme responsabilità. Un altro ostacolo è posto dall’industria e dal conseguente rischio di perdere privilegi acquisiti o la paura di scontrarsi con i poteri forti.
Cosa pensa dell’influenza del mondo dell’industria (farmaceutica e non) in campo medico e sanitario?
Come diceva Renzo Tomatis: “le pressioni sulla ricerca sono fortissime e questo purtroppo non è indipendente”. ISDE lotta perché venga attuata la prevenzione primaria e cioè ma messa in atto di tutte quelle strategie che non determinino l’insorgenza della malattia. Esistono comunque esempi di ottima collaborazione tra medici, fisici e industria, pur nella sostanziale diversità di mission. Il medico, per essere credibile, dovrebbe rifuggire dalle suggestioni della propaganda medica, assumendo un atteggiamento di critica prudente e attenta.
Sempre sul vostro sito Web viene scritto: “È altresì necessario intervenire, anche per via legale, contro i soggetti, pubblici e non, che perseguono iniziative non rispettose della salute dell'ambiente”. Vi è mai capitato di condurre battaglie legali di questo tipo, in un Paese in cui si verificano decine di reati ambientali ogni giorno?
Esiste un problema di tutela generale e individuale della salute che non possono essere ignorati in quanto previsti dalle norme di rango Costituzionale. Riteniamo giusto percorrere questa strada con correttezza e alla luce delle dimostrazioni di nocività di tutte quelle sostanze che hanno creato enormi problemi di sanità pubblica, senza che vi sia stato un intervento di chi istituzionalmente ne aveva dovere e responsabilità.
Qual è fra i vostri obiettivi quello che trovate più complesso da raggiungere?
Trasformare le evidenze scientifiche in azioni concrete di policy. E’ difficile far recepire l’importanza sociale, politica e sanitaria della prevenzione primaria sulla base del principio di precauzione: è necessario cambiare stile di vita e mettere la salvaguardia dell’ambiente al primo posto.
Cosa vi dà maggiori soddisfazioni, come medici per l’ambiente?
Essere testimoni attivi di una stimolante battaglia culturale e morale per la conservazione dell’ambiente e della salute. Constatare la crescente consapevolezza di responsabilità e di sensibilità da parte dei colleghi e dei cittadini che si fidano del medico.
Come vede il futuro della tutela dell’ambiente e della pratica medica?
Difficile, ma non impossibile, anzi stimolante. E’ un’occasione formidabile per siglare un patto tra arte medica e salubrità ambientale, partendo dalla formazione degli operatori della salute e dell’ambiente, al fine di evitare di scivolare nel degrado ambientale, morale e sociale dell’uomo. Ma il medico è solo uno degli attori che deve mettersi a disposizione di un’operazione così complessa.
Un dettaglio che tutti noi, in gran parte artefici del nostro destino ma sempre pronti a lamentarci e soprattutto a delegare ad altri tutto quel che concerne la politica, l’ambiente e la salute, dovremmo iniziare a tenere ben presente.