«L’ultimo report IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’ONU) ha ribadito l’urgenza di contenere il riscaldamento globale entro 1.5°C e ha sottolineato come il tempo a disposizione esia molto limitato (circa 30 anni) e come le soluzioni debbano essere rapide e inedite»: esordisce così Roberto Romizi, presidente dell'associazione Isde nellìillustrare la campagna di mobilitazione a cui l'organismo ha dato il via.
«Le modificazioni in corso stanno trovando l’Italia gravemente impreparata in termini di resilienza e inefficace nell’applicazione di misure di prevenzione - prosegue - Tutto questo genera danni sanitari ed economici crescenti che interessano soprattutto le aree geografiche e le persone più vulnerabili, aumentando disuguaglianze e iniquità. Il caso dell’utilizzo inappropriato delle biomasse rappresenta uno degli esempi più eclatanti di insostenibilità».
«Numerosi studi hanno dimostrato l’inefficienza energetica e l’alto impatto ambientale del vettore biomassa, che non è da ritenere un’alternativa sostenibile alle fonti fossili, anche perché è strettamente dipendente da queste ultime - aggiunge Romizi - Considerare “neutre” le emissioni da combustione di biomasse a fini energetici è inappropriato, fuorviante e pericoloso e non potrà che aumentare i livelli già critici d’inquinamento e accelerare sia il riscaldamento globale che i danni a esso correlati. L’utilizzo a fini energetici delle biomasse è anche insostenibile dal punto di vista economico e questo spiega la necessità d’ingenti sussidi pubblici. Le centrali a biomasse, infatti, pur avendo una bassissima resa energetica (attorno al 25%), rivestono interesse economico rilevante proprio perché sostenute dagli incentivi pubblici per le fonti rinnovabili».
«La centrale ENEL nel Parco Nazionale del Pollino, per citare un esempio, nel solo 2016, ha fatto incassare 49 milioni di euro di cui solo 10 da produzione energetica e ben 39 da incentivi pubblici Ci sono ampie evidenze che la criminalità organizzata è da sempre nel business della fornitura delle biomasse, attraverso tagli boschivi illegali e incendi dolosi per sfruttare successivamente i tagli determinati dalla necessità di bonificare le aree percorse da incendi».
«Dal punto di vista ambientale, inoltre, per sostenere la produzione di energia da biomasse è necessario deforestare enormi superfici, mettendo ulteriormente a rischio la tenuta idrogeologica del paese e riducendo la quantità di carbonio stoccata in tali ecosistemi - è ancora Romizi di Isde - Dal punto di vista sanitario sono elevatissimi i costi umani ed economici generati dall’inquinamento delle matrici ambientali secondario ai processi di combustione. Far crescere le foreste e destinare suolo a colture alimentari e non energetiche, privilegiando tecniche agronomiche che aumentino l’humus ed il sequestro di carbonio organico, rappresentano una strategia molto più vantaggiosa dal punto di vista economico, ambientale e sanitario e per contrastare il riscaldamento globale. ISDE Italia ribadisce pertanto l’urgente necessità di eliminare qualunque forma di incentivo all’utilizzo delle combustioni di biomasse per fini energetici e/o industriali. Tali pratiche dovrebbero al contrario essere penalizzate attraverso meccanismi di imposizione fiscale, se si volessero seguire le indicazioni dell’UE per il perseguimento di una reale economia circolare».
«Dovrebbero essere privilegiate e incentivate strategie per un recupero totale della materia, per la produzione di energia da vere fonti rinnovabili (solare, eolico, onde e maree) e per la salvaguardia della fertilità e salubrità del suolo e degli alimenti attraverso il compostaggio aerobico - spiega Romizi - Abbiamo diritto a misure finalizzate ad incrementare il livello di benessere e la resilienza e a forme di sviluppo sostenibile.Tutto questo non può essere realizzato distruggendo per il profitto di pochi ciò che può rappresentare una risorsa positiva per tutti».