di
Andrea Degl'Innocenti
26-10-2012
L'elettorato islandese ha approvato questo sabato con un referendum la nuova costituzione islandese, un testo scritto con la partecipazione ed il contributo di molti cittadini, che introduce importanti novità a tutela dell'ambiente, dei beni comuni, dell'uguaglianza. Adesso spetterà al parlamento approvare la carta, ma un esito negativo aprirebbe uno scontro aperto con la cittadinanza.
La mattina di domenica scorsa, 21 ottobre 2012, Gudmundur Gunnarsson, un membro del consiglio costituente islandese nonché padre della cantante Björk era di buon umore. Intervistato, ha detto alla stampa: “Coloro che hanno sperato in una società più giusta si sono svegliati felici questa mattina”.
Il perché della felicità di Gudmundur è presto detto: il giorno precedente il popolo islandese aveva votato e approvato con un referendum il testo della nuova costituzione nazionale. Un testo innovativo sia nei contenuti che nel metodo utilizzato per scriverlo, continuazione ideale delle rivolte che a partire dal 2008 hanno provocato la caduta del governo e l'annullamento del debito Icesave. Il testo approvato dal popolo dovrà superare ora un ultimo scoglio: il vaglio dell'Althingi, il parlamento islandese.
Che in Islanda si parlava di riscrivere la costituzione erano diversi anni. Quella in vigore fino a poco fa, in effetti, altro non era che la traduzione quasi letterale della costituzione danese, risalente al 1874, quando l'isola era appunto una colonia della Danimarca. La crisi e le successive rivolte hanno dato nuova linfa a questa volontà. “È essenziale che la costituzione definisca dei limiti oltre i quali la società finanziaria e i loro proprietari debbano pagare in prima persona”, scriveva la giornalista e blogger Íris Erlingsdóttir.
Tanta era la voglia di cambiare le cose che anche il metodo scelto per redarre la nuova carta fu del tutto innovativo. Dapprincipio venne creato un forum composto da circa mille cittadini, selezionati sulla base di vari criteri di modo che risultassero rappresentativi dell'intero popolo islandese. A loro fu stato chiesto di enucleare i valori che volevano fossero alla base della nuova Carta. Emersero concetti come “risorse naturali”, “nazione”, “sanità”, “garanzia”, “responsabilità”, “uguaglianza”, “democrazia”, “onestà”, “diritti umani”, “giustizia”, “libertà”.
Da questa sorta di forum, alla cui organizzazione lavorarono circa 200 volontari, emerse un documento di oltre 700 pagine. Nel frattempo si erano stabilite le modalità per eleggere l'assemblea costituente, che sarebbe stata composta da 25 persone. Alle elezioni poteva presentarsi chiunque purché fosse maggiorenne, privo della tessera di qualsiasi partito, e avesse l'appoggio di almeno 30 persone.
Oltre cinquecento candidati si presentarono. Ci furono le votazione e 25 candidati vennero eletti, ma la Corte Suprema annullò la votazione per via di banali irregolarità relative alle misure delle cabine elettorali che comportavano una presunta violazione della privacy. In molti lessero l'intromissione della corte come un tentativo di ammazzare sul nascere la stesura partecipata della carta. Ma il governo, invece di indire nuove elezioni, decise di nominare i cittadini prescelti membri di un Consiglio Costituente, che di fatto sostituiva la prevista Assemblea Costituente.
Chi erano questi cittadini che avrebbero concretamente riscritto le basi della vita sociale in Islanda? Parte di loro erano volti noti: vi era un famoso economista islandese, un giornalista televisivo, un conosciuto conduttore radiofonico; ma c'erano anche un attivista per i diritti dei disabili, un matematico polacco, il padre di Bjork. A questo gruppo decisamente eterogeneo fu affidato il compito di scrivere una prima versione della Costituzione, che poi sarebbe stata sottoposta al giudizio della popolazione con un referendum approvativo, e infine al vaglio dell'Althingi.
Anche il metodo utilizzato per la stesura fu il più aperto e trasparente possibile. Il punto di partenza fu il documento di 700 pagine uscito dal forum. I membri del consiglio si divisero in tre comitati, che portavano avanti discussioni su argomenti diversi. I tre gruppi si confrontavano ogni mercoledì fra loro: ciascuno esponeva agli altri le questioni trattate e le conclusioni cui si era giunti, dopodiché queste venivano discusse e, una volta raggiunto il consenso generale, messe online (il giovedì), su vari canali: il sito ufficiale del Consiglio, Facebook, Twitter, Youtube, Flickr. Da casa il resto dei cittadini poteva interagire inviando consigli, spunti di riflessione, proposte. Gli oltre 3mila commenti su Facebook e le 300 lettere cartacee inviate al comitato possono dare un'idea di quanto la questione fosse sentita dalla cittadinanza.
Il testo che ne è risultato inizia così: “Noi che viviamo in Islanda vogliamo creare una società giusta dove tutti si siedono allo stesso tavolo”. Ma diamo uno sguardo ad alcune delle principali novità della nuova Carta. Vengono introdotti o rafforzati due strumenti di democrazia diretti, come il referendum o le leggi di iniziativa popolare; ci sono poi disposizioni volte a tutelare le risorse naturali dell'isola, che vengono definite generalmente “di proprietà del popolo islandese”; viene introdotto il principio dell'uguaglianza del voto, mentre precedentemente in Islanda i seggi del parlamento erano distribuiti in base alle circoscrizioni, dunque il peso dei voti non era lo stesso per ogni elettore; infine si tagliano i rapporti con la chiesa, che veniva invece tutelata dalla precedente costituzione.
Una volta finito di scrivere, questo testo decisamente innovativo (sia nei contenuti che nel metodo) doveva essere approvato dall'elettorato islandese. Il referendum è stato convocato per il 20 ottobre 2012. Agli islandesi venivano posti sei quesiti, il primo relativo al testo nella sua interezza, gli altri riguardo alcune sue parti o questioni più delicate. Eccoli qui sotto:
1. Vuoi che le proposte del Consiglio costituzionale formino le basi di una nuova Costituzione?
2. Nella nuova Costituzione, vuoi che le risorse naturali che non sono di proprietà privata vengano dichiarate di proprietà nazionale?
3. Vuoi vedere disposizioni nella nuova Costituzione che prevedano una determinata chiesa (nazionale) in Islanda?
4. Ti piacerebbe vedere una disposizione nella nuova Costituzione che autorizzi a scegliere l'elezione di particolari individui al Parlamento più di quanto accada adesso? [Ovvero dare la capacità agli elettori di scegliere i propri rappresentanti, piuttosto che votare un partito].
5. Ti piacerebbe vedere una disposizione nella nuova Costituzione che dia uguale peso ai voti espressi in tutte le parti del paese?
6. Ti piacerebbe vedere una disposizione della nuova Costituzione che indichi che una certa percentuale di elettori è in grado di esigere che alcune questioni vengano sottoposte a referendum?
Nei giorni precedenti al referendum l'ambivalente Presidente Olafur Ragnar Grimsson si è schierato apertamente contro la nuova Carta: “non vedo il bisogno di cambiare la vecchia costituzione”, ha dichiarato ai media. Anche i media nazionali, caratterizzati ancora oggi da una preoccupante concentrazione, non hanno esitato ora ad attaccare la carta, ora ad ignorarla. Ma tutto ciò non è bastato a scoraggiare gli elettori. I risultati del referendum sono stati piuttosto netti: tutti e sei i quesiti sono stati approvati con percentuali che variano dal 57 all'83 per cento.
Adesso starà al parlamento trasformare la nuova Costituzione in legge. E c'è già chi teme che la classe politica possa rifiutare il testo o alcune sue parti. Certo è che se il parlamento decidesse di non accogliere il nuovo testo o di modificarlo sensibilmente sarebbe una violazione palese della volontà popolare espressa attraverso i referendum. E il popolo islandese, lo abbiamo capito, è molto poco disposto ad accettare questo tipo di violazione. Vedremo.
Qui sotto riporto il testo tradotto di una bella e-mail che mi ha inviato Hordur Torfason, uno dei leader della “rivoluzione delle pentole e delle padelle” islandese, che ho conosciuto e intervistato a Venezia, per celebrare la vittoria referendaria.
Caro Amico,
Ti invio saluti e notizie dall'Islanda. Come sai quattro anni fa, l'11 ottobre 2008, qui in Islanda abbiamo iniziato a protestare contro la situazione che si era creata quando le nostre banche sono schiantate. Ma subito ci è stato detto da parte delle autorità di mantenere la calma e di non interferire in questioni che non capivano. Il governo ci ha detto che si sarebbe occupato di questo problema e tutto era sotto controllo. Ci è stato detto per molti anni che eravamo una delle nazioni più ricche del mondo, poi improvvisamente eravamo sull'orlo della bancarotta.
Noi, il popolo, non credevamo ai politici. Abbiamo iniziato a protestare e farci domande, a chiedere spiegazioni.
In questi ultimi 4 anni, siamo stati in uno stato di shock quasi costante, arrivando gradualmente a capire come la corruzione enorme, le bugie, l'inganno e i furti si siano perpetuati in questo paese per decenni. La nostra ricchezza veniva sistematicamente rubata e ci siamo trovati in debiti enormi.
Per mesi abbiamo resistito e protestato pacificamente e sistematicamente, con la ragione dalla nostra e facendo forte pressione sui politici. Le nostre richieste erano tre: 1 le dimissioni del governo. 2. Le dimissioni del consiglio di amministrazione della Banca nazionale. 3. Le dimissioni del consiglio di amministrazione dell'Autorità di vigilanza finanziaria. La nostra pretesa di fondo era che ci sarebbe una nuova Costituzione in un prossimo futuro. Nel febbraio 2009 tutti e tre i requisiti sono stati soddisfatti. Abbiamo ottenuto un nuovo governo e abbiamo tenuto i manifestanti la richiesta di una nuova Costituzione viva.
La nostra rivendicazione di fondo era quella di avere una nuova costituzione nel prossimo futuro. Nel Febbraio 2009 tutte e tre le nostre richieste si sono realizzate. Abbiamo ottenuto un nuovo governo e abbiamo fatto viva la richiesta di una nuova costituzione.
Lo scorso sabato, 21 ottobre, si è finalmente tenuto un referendum sulla proposta della nuova costituzione.
Solo perché tu sappia che è possibile cambiare la società, richiede soltanto tempo, resistenza, solidarietà, pianificazione, informazioni, esperienza e dimostrazioni sistematiche e pacifiche!
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Buona fortuna,
Hörður Torfason
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PER APPROFONDIRE LEGGI IL LIBRO "ISLANDA CHIAMA ITALIA - STORIA DEL PAESE CHE RIFIUTO' IL DEBITO", EDIZIONI LUDICA
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