di
Paolo Merlini
19-06-2012
Giugno. Di mattina presto il 'nostro' Paolo Merlini, con un eccezionale compagno di viaggio e la sua ormai riconoscibile narrazione, raggiunge le Isole Tremiti: l'altrove sotto casa.
Raccontare il viaggio dall’inizio alla fine, e strada facendo descrivere luoghi e situazioni, non necessariamente connesse all’argomento della ricerca, ma lasciando affiorare i ricordi.
Anton Čechov, Scarpe buone e un quaderno di appunti. Come fare un reportage (a cura di Piero Brunello, Minimum Fax)
Il primo sabato di giugno è il giorno perfetto. Binario numero 3, ore 5.38… ci siamo. L’espresso 907, che ieri sera alle 22.50 ha lasciato la gare di Torino Porta Nuova, puntuale ci aspetta. Apro la porta della carrozza 'meno peggio' e invito il mio giovane compagno di viaggio a salire a bordo. Un metro e quaranta per 27 chilogrammi, gambe lunghe e magre che sporgono dai pantaloni corti. Indossa una maglietta bianca e da lontano somiglia a un fenicottero. Capelli corti ma con la pinna da squalo (comme il faut a otto anni), zaino rosso e una gran voglia di viaggiare: è Stefano, mio figlio grande.
Prendiamo posto in uno scompartimento e come al solito, Stefano, prova a combatte l’eccitazione parlando a raffica di facezie. Lo invito a moderare il tono di voce e il treno parte. Sediamo l’uno di fronte all’altro. Lui apre lo zaino e caccia fuori il libro mentre io sprofondo nella scrittura. Questo treno, che di mattina presto collega la mia città con Bari, è uno dei miei treni prediletti. Rubando le parole al giovane Ivano Fossati di Storie per farmi amare, questo è proprio:
Il treno che mi corre nella testa
non si ferma sulla costa
ma prosegue sopra e sotto il mare
intorno alle paure
a nuove terre da vedere
a stagioni sempre chiare
quante notti ad inventare
storie per farmi amare.
Il venerdì sera lo prendono gli emigranti in pensione che scendono al sud per far visita ai parenti. Qualche volta c’è una bella occasione come il matrimonio di una nipote, altre volte c’è da andare al funerale del compare restato al paese a tenere le posizioni. Questi anziani piemontesi di adozione, si esprimono ostentando una rimasticata cadenza sabauda metabolizzata con fonemi sbagliati. Però, sotto il Rubicone il loro eloquio piano piano ritorna ad essere quello natio. I 'quasi torinesi' tornano definitivamente ad essere pugliesi DOC quando, passata Pesaro, la strada ferrata presta il fianco al mare. Per dirla ancora col Fossati di Storie per farmi amare:
La ferrovia mi corre in testa
il treno vola sulla costa
Quante storie ho ascoltato su questo treno: quante analisi politiche che cambiano sempre e sono sempre le stessa. Tra i ricordi più belli dei viaggi notturni su questo treno, rigorosamente affrontati in seconda classe e non in cuccetta, conservo le tenerezze e le galanterie che i vecchi mariti riservano per le consorti pari età. Il cuscino per poggiare la testa, la copertina per non prendere freddo, la ripetuta offerta di acqua: piccoli gesti infarciti di tenerezza quasi adolescenziale. Verso la mezzanotte, i discorsi tornano sempre alla fabbrica dove loro hanno trascorso una vita di lavoro, ai risparmi che sono serviti a far studiare i figli, tutti laureati ma che non si vedono neanche a Pasqua e a Natale. Poi si parla della pensione che è bassa, ma che “ce la facciamo bastare anche se poi ogni tanto dobbiamo allungare i cento euro al figlio che sennò non arriva a fine mese”.
Io che di solito arrivo in stazione molto prima della partenza posso testimoniare che questo treno, all’imbrunire, si materializza sul suo binario nella stazione di Torino dopo aver stazionato per tutto il giorno sotto il sole con i finestrini chiusi. D’estate, a un’ora dalla partenza, è ancora come un maritozzo appena sfornato ma inspiegabilmente ha ancora tutte le porte chiuse e i tanti passeggeri continuano ad aspettare sul marciapiede. Poi il capotreno, sudato come in un mezzogiorno di agosto, dal di dentro, apre anche la tua carrozza.
Quando entri vieni subito aggredito da una puzza che è un mix di sudore, piscio di cane e detergente da quattro soldi. Hai le narici in fiamme ma vai avanti come se entrassi nell’officina di un fabbro. Sudi come non mai ma sai che ce la puoi fare. Guadagni il tuo scompartimento e rabbiosamente tiri giù il finestrino mettendo fuori la testa incurante dello shock termico. Che treno ragazzi!
Siamo già sotto Pescara. Stefano si è assopito e io lo guardo dormire. Sono otto anni che stiamo assieme e mi sa che non abbiamo più di due o tre cose in comune. Lui è appassionato di scienza, io ancora penso che sia il sole a girare attorno alla terra. Lui ha imparato a leggere a cinque anni, a me fino alla terza media mi consideravano quasi dislessico. Io sono un igienista lui non si lava le mani neanche prima di venire a tavola. Però tutti e due non seguiamo il gioco del calcio e ci piace viaggiare.
San Vito Lanciano, Vasto San Salvo ed eccoci a Termoli: si scende.
Anche a Termoli c’ho dei trascorsi. Varie volte, col passo frettoloso del clandestino ho raggiunto l’autostazione che dista dieci minuti dalla stazione ed è vicino alla locale stazione dei Carabinieri. Lì ad attendermi c’era il primo bus per Campobasso da dove poi la Molise Trasporti mi portava verso Bojano, Isernia, Venafro: pane buonissimo e mozzarelle di bufala… ma questa è un’altra storia.
Oggi no, oggi scendiamo al porto e ci imbarchiamo sul traghetto della Tirrenia che, regolarmente salpa alle 9.00. 23 euro e settanta il costo del biglietto di sola andata (un adulto ed un bambino). Saliamo a bordo e puntuali salpiamo. Alle 10.00 attracchiamo al porto dell’isola di San Domino.
“Le isole Tremiti (o Diomedee) sono un arcipelago del mare Adriatico, sito 12 miglia nautiche a nord del promontorio del Gargano e 24 ad est della costa molisana”.
Acqua trasparente, gente accogliente, buon pesce: l’altrove sotto casa. Ci sistemiamo e andiamo a fare il bagno con la muta perché siamo freddolosi. Che goduria! Vorrei girare un po’ le isole, andare a San Nicola, oppure raggiungere in canoa la magnifica “grotta del bue marino” ma, come è giusto che sia, mi ritrovo a giocare a bocce e poi a ping pong con il grande Stefano che nei pochi intervalli di giuoco, acchiappa lucertole per la coda.
Il ritorno, l’indomani pomeriggio, è con una delle corse in aliscafo della Navigazione Libera del Golfo (17 euro e cinquanta centesimi per l’adulto, il bambino 9 euro).
Chicco dorme sul minuetto che da Termoli ci fa risalire l’Abruzzo, ed io, mio caro lettore, penso a te. Buon viaggio!