di
Andrea Degl'Innocenti
23-10-2012
Le ricerche di Caritas e Istat tracciano un quadro poco rassicurante del nostro paese. La povertà aumenta mese dopo mese, i senzatetto sono circa 50mila, il reddito è distribuito in maniera estremamente iniqua. Ma c'è chi non si è perso d'animo e ha deciso di cambiare le cose partendo dal basso, dal locale, dagli stili di vita.
Se si cerca la parola crisi su Google escono circa 66 milioni di risultati. Se poi usciamo per strada si potrà notare che davanti al supermercato sotto casa adesso ci sono ben due persone a chiedere l'elemosina, contendendosi quei pochi spiccioli di resto dei clienti. E all'interno del negozio, i carrelli sono un poco meno pieni. A quattro anni dal fallimento della Lehman Brithers la crisi venuta dall'ovest è definitivamente passata dal virtuale al reale.
A confermarlo non è solo la nostra capacità d'osservazione. Il rapporto annuale sulla povertà pubblicato dalla Caritas e una ricerca dell'Istat mostrano che sono sempre più le persone povere in Italia, al pari di quelle costrette a vivere per strada. Negli ultimi tre anni è salito enormemente il numero di italiani che si sono rivolti ai centri Caritas, e nei primi sei mesi del 2012 la crescita ha avuto ritmi esponenziali.
Già, da principio neppure sembrava una cosa seria la crisi. Sembrava una favoletta spaventosa da raccontare ai bambini, costellata di parole magiche dal significato oscuro quali spread, hedge funds. Spaventava allora solo nella sua dimensione virtuale. Nel suo ricorrere ubiquo sui media, nel suo aleggiare nell'aria, catastrofe imminente e inevitabile. Ci spaventava come le storie di fantasmi. Ma quando poi al mattino uscivamo all'aria aperta trovavamo il solito mondo rassicurante che avevamo lasciato la sera precedente e la crisi svaniva di colpo.
In Italia il tracollo finanziario è avvenuto nell'estate 2011, quando una serie di potentissimi attori finanziari ha deciso di attaccare il nostro debito pubblico, causando un aumento vertiginoso dei suoi tassi d'interesse, facendo cadere il governo Berlusconi e consegnando definitivamente il Bel Paese nelle mani dei mercati.
È soprattutto a partire da allora che la dimensione reale della crisi si è fatta prepotentemente avanti. Ad aprirle la strada, le riforme introdotte dal governo Monti, che hanno minato le basi della rete previdenziale e dello stato sociale. Dal rapporto della Caritas apprendiamo che fra le categorie più toccate ci sono quelle cui un tempo era lo stato a fornire assistenza: gli anziani (il 51 per cento in più si è rivolto alla Caritas nel 2011), i pensionati (+65,6 per cento), le casalinghe (addirittura +177,8 per cento). Nei primi 6 mesi del 2012 gli italiani poveri sono aumentati del 15,2%. E i senza dimora? Il numero loro numero stimato è compreso tra 43.425 e 51.872 persone.
Numeri preoccupanti, che lo diventano ancor più se comparati con un altro studio, sempre dell'Istat, uscito nel luglio scorso. Si tratta di una ricerca comparata sul numero di poveri e di “poveri relativi” in Italia. Per povero si intende una persona che vive al di sotto di un certo standard economico minimo, usato come riferimento assoluto ed ottenuto sommando il costo mensile di alcuni bisogni essenziali. Con l'espressione “povero relativo” invece si intende colui che risulta povero rispetto ai suoi connazionali. Un paese come la Bolivia ad esempio, caratterizzato da povertà diffusa, ha un alto tasso di povertà assoluta ed uno basso di povertà relativa.
E in Italia? Nel nostro paese, a fronte di circa 3 milioni di poveri assoluti ce ne sono ben 8 di poveri relativi! Significa, in altre parole, che viviamo in uno stato in cui il reddito è distribuito in maniera estremamente iniqua. E le disuguaglianze aumentano anno dopo anno. Nel 2011, l'11,1 per cento delle famiglie (per un totale di 8milioni e 173mila persone) è povero relativamente al resto della popolazione. Il 5,2 per cento lo è in termini assoluti (3 milioni e 415mila).
La povertà inizia ad affliggere seriamente la popolazione italiana. Le sue spire avvolgono famiglie e piccoli imprenditori, colpiscono i giovani come gli anziani. Intanto, al di fuori dei circuiti mediatici, c'è un'Italia che si sta rimboccando le maniche ed è pronta a cambiare, iniziando dal piccolo, dal locale, dagli stili di vita. È questo paese silenzioso, cui il direttore del Cambiamento Daniel Tarozzi sta cercando di dare voce col suo viaggio, che ci rende più ottimisti riguardo al futuro.
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