di
Andrea Degl'Innocenti
18-04-2011
Si chiama Jungo ed è un progetto di mobilità sostenibile, già testato in Trentino, consistente in una via di mezzo fra car-sharing ed autostop. Gli iscritti all'associazione Jungo vengono muniti di tesserino di riconoscimento e accettano una serie di regole condivise improntate sui criteri di rapidità, risparmio e sicurezza degli spostamenti. Un'ottima idea.
Immaginatevi che le strade intasate dal traffico siano dei grandi nastri trasportatori in cui le macchine sono una sorta di carrelli, di unità minime di trasporto. Salterebbe subito all'occhio che tali unità viaggiano sfruttando solo un quarto della loro efficienza. E certo a nessuno verrebbe in mente di immettere nuovi carrelli se prima non venissero riempiti quelli già in circolo.
Dei ragionamenti simili deve averli fatti Enrico Gorini, ideatore di Jungo (da pronunciarsi all'italiana, 'iungo'). Si tratta di un progetto di mobilità sostenibile che sta a metà tra il car-sharing e l'autostop. Funziona così: una volta che ci si è iscritti all'associazione Jungo (la quota è di 15 euro annui), arriva a casa una tessera d'identità. Questa servirà sia per dare passaggi che per riceverne, una sorta di strumento per il riconoscimento e la sicurezza reciproci e la consapevolezza della condivisione delle stesse regole.
Chi è in cerca di un passaggio dovrà posizionarsi per strada come un qualsiasi autostoppista e mostrare la sua tessera Jungo agli automobilisti. Questi, se ne sono in possesso, faranno lo stesso. Lo jungonauta (colui che richiede il passaggio), si impegna a pagare 20 centesimi fissi più 10 per ogni chilometro percorso allo jungatore. Inoltre la sicurezza dei passaggi è garantita da un sistema a monte, che impedisce l'iscrizione al sistema a persone con precedenti penali gravi, e a valle, che permette a ciascuno di segnalare inconvenienti incorsi durante il passaggio.
In Trentino, territorio pilota, il progetto è sembrato funzionare. Il "Tempo Medio di Attesa" maschile, di 22 minuti per l'autostop generico, è stato fin da subito più basso, ed è andato costantemente scendendo. 11 minuti nel giugno 2009, 8.7 minuti nel 2010 (su 380 imbarchi). Il "T.M.A." femminile, misurato nel 2010, è stato di 6.9 minuti. Il primo trimestre 2011, su 33 imbarchi monitorati, evidenzia un ulteriore calo del tempo d'attesa: 5,2 minuti sia per i maschi che per le femmine.
Secondo il suo ideatore, il segreto di Jungo sta nel fatto che riesce a coniugare rapidità, risparmio e sicurezza. Se fosse messo in pratica in maniera estesa e condivisa, sostiene Gorini, potrebbe ridurre il traffico del 75 per cento, generare un quarto dell'inquinamento attuale e ridurre di 3-4 volte il tempo degli spostamenti individuali.
Commenti