«Chiediamo all’Italia di sospendere tutte le forniture di armi verso la Turchia e di non limitare lo stop solo alle commesse future»: è l'appello che sia Amnesty International che la Rete Italiana per il Disarmo lanciano dopo quanto sta accadendo in Siria con l'avanzata dell'esercito turco.
«La sospensione dovrebbe rimanere in vigore fino a quando le forze turche non potranno dimostrare l’esistenza di meccanismi efficaci per garantire che armi, munizioni e altre attrezzature e tecnologie militari non vengano utilizzate per commettere gravi violazioni del diritto internazionale dei diritti umani o del diritto umanitario internazionale -aggiunge Amnesty - tutte le presunte violazioni devono essere oggetto di indagine approfondita e imparziale; e i presunti responsabili di gravi violazioni dei diritti umani dovranno essere perseguiti in processi equi».
La Rete Italiana per il Disarmo menziona il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che «ha firmato l’atto interno ministeriale che bloccare le vendite future di armi alla Turchia, avviando nel contempo un'istruttoria sui contratti in essere (così come annunciato in Parlamento)». E chiede «che tutti gli invii di armi siano sospesi fino al completamento delle istruttorie su ciascuna autorizzazione e auspica che questa procedura porti comunque al blocco complessivo della vendita di armi. Unica modalità realmente efficace di contribuire a fermare il conflitto in corso in Siria».
«Riteniamo necessario che tutte le forniture di armi dall'Italia alla Turchia vengano sospese con effetto immediato fino a completamento dell’istruttoria su ciascun contratto e su ciascuna autorizzazione» prosegue la Rete. Comunque, «una decisione di blocco totale e immediato, senza quindi dover mettere in campo istruttorie e verifiche sul passato, si sarebbe già potuta e dovuta prendere fin da ora anche nel rispetto del dettato Costituzionale (art. 11), della legge 185/1990 che regolamenta le esportazioni di armamenti e delle norme internazionali (Posizione Comune UE e Trattato ATT) sottoscritte dall’Italia».
Fin dallo scoppiare della crisi al confine tra Turchia e Siria, la Rete Italiana per il Disarmo ha sottolineato come «sia inaccettabile la continuazione del copioso flusso di armi verso la Turchia, destinataria negli ultimi 4 anni di 890 milioni euro di autorizzazioni per materiale militare e verso la quale nello steso periodo sono partite consegne per 463 milioni di euro di controvalore. Le notizie di stampa odierne che riportano di consegne ancora in corso per contratti autorizzati ben 3 anni fa dimostrano come lasciare aperta la porta all’invio di armi già autorizzate prima di oggi renderebbe inefficace e inutile qualsiasi decisione sull futuro. Relegando quindi l’atto odierno del Ministero degli Esteri ad una mera funzione simbolica».
«Ci aspettiamo inoltre che l’atto controfirmato dal Ministro Di Maio venga reso pubblico e messo a disposizione di Parlamento e cittadinanza per poterne verificare la portata e l’impatto reale - commenta Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo - e facciamo appello al Ministro affinché non si faccia influenzare da chi, anche in questi giorni, ha rallentato o impedito una scelta politica forte e doverosa come quella dello stop all’invio di armi alla Turchia sulla base di fantomatici problemi formali che in realtà non esistono. E che comunque sarebbero facilmente superabili con assunzioni di responsabilità forti da parte del Governo».