La miope guerra contro i lupi

Anche la Regione Toscana vuole mettere in cantiere l'ok all'abbattimento dei lupi e si è già tenuto un incontro con gli assessori di Trento e Bolzano. Eppure è scelta miope e sbagliata. Vediamo perché.

La miope guerra contro i lupi

È accaduto poco prima di Ferragosto: un incontro tra gli assessori all'agricoltura delle province di Trento e Bolzano Michele Dallapiccola e Arnold Schuler e l'assessore all'agricoltura della Regione Toscana, Marco Remaschi, che sembra avere un conto personale in sospeso e una acredine degna di miglior causa nei confronti dei lupi. E non ha portato nulla di buono. Tant'è che si pensa a dare l'ok agli abbattimenti.

Il lupo è uno dei più grandi (e rari) predatori del nostro paese e sono sempre più incredibili le pressioni che si stanno facendo per aprire la caccia contro questi animali, accusati di fare stragi di pecore e altro, e di causare gravi perdite economiche alla Regione per gli indennizzi dovuti agli allevatori. Peccato che non si citino i danni che i cinghiali (principali prede del lupo ma anche dei cacciatori) producono alle coltivazioni e anche alla flora e alla piccola fauna selvatica, essendo ormai fuori controllo. E perché sono fuori controllo? Forse perché sono stati sterminati tutti i loro predatori fino agli anni settanta? Forse perché non c'è stata alcuna gestione tecnica della specie ma si sono assecondati i desideri e le richieste del mondo venatorio? Forse perché il mondo venatorio e le istituzioni sue amiche hanno introdotto sul territorio italiano razze ibride voraci e prolifiche, importate dall'est Europa, per averne maggior sollazzo? E forse perché chi ha avuto interesse a introdurli ha interesse anche a pasturarli, nonostante i divieti di legge?

Speriamo non si dica invece, ancora una volta, che è colpa degli ambientalisti. Quegli scellerati che "lanciano" i lupi e anche le vipere, forse dagli elicotteri e con un paracadute perché non sfracellino. A forza di scemenze propagate da chi sa che non sono vere, credute da quelli che con carità animalista chiameremo ingenui e sprovveduti, non ci meraviglieremo se apparirà la notizia che il gran numero di cervi e caprioli è colpa del Viagra per animali, sparso da ambientalisti e carabinieri forestali, in combutta col WWF. 

Ma torniamo ai lupi, che si sono propagati nel territorio grazie alla legge di protezione che ha sancito la loro tutela nel 1971. Allora i pochissimi nuclei rimasti nelle zone più selvagge dell'Appennino, soprattutto nel Parco Nazionale d'Abruzzo, hanno lentamente ripreso vigore e ampliato i territori di caccia.

I lupi sono animali di branco diffusi in gran parte dell'emisfero boreale. In Europa sono stati oggetto di accanite persecuzioni, che ne avevano ridotto il numero fin quasi alla scomparsa e frammentato il territorio e i branchi. La competizione perdente con l'uomo risale a molti secoli orsono, dovuta alla sempre crescente domanda di terre per l'agricoltura che ha eliminato sistematicamente le grandi foreste; poi anche la caccia,  ha eliminato molte delle prede del canide selvatico.

Negli Appennini e nel centro Italia, dove risiedono tra l'80 e il 90% (la stima parla di 150 esemplari nelle Alpi contro gli oltre 1500 dell'appennino) dei lupi italiani, i branchi sono di solito composti da un massimo di 4, 5 individui perché, a differenza che nelle grandi foreste del nord America o della Siberia, la disponibilità di prede garantisce la sopravvivenza solo di piccoli branchi. Negli ultimi anni, da un decennio circa a questa parte, gli incontri con l'uomo si sono fatti più frequenti e spesso conflittuali. Numerosi pastori hanno subito perdite di bestiame, le greggi dopo gli attacchi del predatore spesso smettono di produrre latte o abortiscono, con ultriori danni economici e umani per i pastori. Oltre a ciò, sempre più lupi entrano in contatto coi cani randagi, mettendo al mondo ibridi che impoveriscono il patrimonio genetico e che, avendo meno paura dell'uomo, sono più pericolosi per il suo bestiame.

Dunque, è vero che i lupi sono un problema? Devono essere abbattuti? Oppure va rivista la politica di gestione delle montagne e campagne e la conduzione della pastorizia?

Proviamo a fare chiarezza.

Se è vero che il lupo è uno dei problemi per gli allevatori (ma non vanno dimenticati altri problemi, come tasse esagerate, regolamenti sanitari astrusi e punitivi, burocrazia, concorrenza sleale della grande industria alimentare che importa dall'estero), è anche vero che questo problema deriva anche da una cattiva gestione delle greggi. Gli animali vengono spesso lasciati al pascolo anche per mesi senza una recinzione protettiva e senza pastori, cioè senza la protezione umana, oppure sono custoditi solo dai cani. Nel caso che il pastore produca latte e formaggio, la sua presenza sul campo è di sicuro maggiore ma comunque non continua e questo facilita il contatto con il lupo, che ha più paura dell'uomo che dei cani. Altro fattore fondamentale è lo scarso utilizzo di recinzioni elettrificate, che si sono rivelati ottimi dissuasori per lupi e predatori anche più grossi. Certo: cani da pastore, recinzioni mobili elettriche, maggior presenza del pastore significano più costi e più impegno di manodopera. Ma non è forse meglio intervenire con aiuti in questa direzione, piuttosto che aprire la caccia ai lupi, senza peraltro avere la certezza che l'abbattimento di alcuni lupi risolva il problema, e invece con forti probabilità che abbia effetti nefasti. La caccia potrebbe disperdere i branchi, lasciare i cuccioli e i giovani in balia di sé stessi, con conseguente avvicinamento degli stessi alle case e agli umani per trovare cibo perché, senza il branco e il suo insegnamento, non sarebbero capaci di predare animali selvatici.

Remaschi sbandiera i costi degli indennizzi. E se invece si investisse più denaro per agricoltura e pastorizia tradizionali? E se si diminuissero le tasse per i pastori e gli allevatori di animali al pascolo?

A meno che, come abbiamo potuto constatare più volte nel passato, l'assessore della Regione  Toscana non punti ad altro, dato che la sua politica è stata costantemente influenzata dagli interessi delle lobbies dei cacciatori. Sempre pronto a sollecitare e favorire preaperture della caccia, permessi di abbattere specie fino a quel momento protette. Una politica in maniera evidente a favore della caccia senza se e senza ma, che costantemente supera i limiti delle regole nazionali ed europee.

Sui lupi le opinioni possono essere diverse ma i dati parlano chiaro, e l'unica cosa sensata da fare sarebbe istituire un tavolo di concertazione con il mondo accademico e le decine di validi ricercatori che da decenni studiano il lupo e ne conoscono i comportamenti, le dinamiche dei branchi, le risposte agli interventi umani. Il WWF Italia ha promosso azioni per tutelare i lupi e le greggi che hanno avuto successo, e lo possono testimoniare e lo testimoniano numerosi pastori. Le soluzioni si possono trovare ma non certo a forza di slogan di propaganda pro caccia, bensì in un percorso condiviso e ragionato.

Non ci resta che dire "In bocca al lupo! Viva il lupo!"

 

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Selvaggi

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