Nel luglio 2019 il Segretario Generale dell'OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio), tale Mohammed Barkindo, nigeriano, politico di carriera e vocazione, diceva che gli attivisti contro il cambiamento climatico erano la peggiore minaccia per loro. "C'è una crescente mobilitazione di massa contro il petrolio... forse la più grande minaccia alla nostra industria".
Qualcuno potrebbe obiettare "niente industria su un pianeta morto", e niente affari, niente carriera politica, niente lussi né potere. Ma con questo tipo di matti la logica non funziona.
Il movimento contro il cambiamento climatico ha portato in piazza, lo scorso settembre, più di sette milioni di persone in tutto il mondo. La maggior parte di queste persone non si limita a sfilare per le strade, a vari livelli sta agendo per salvare la vita del pianeta e ciò che rimane del suo splendore; sta acquistando conoscenza e consapevolezza e, coerentemente, sta cambiando i propri consumi ed eliminando quelli più inquinanti. Sta diventando la più grande minaccia per l'industria del petrolio, e per tante altre industrie e commerci distruttivi per l'ambiente e per la società umana e, diciamolo, criminali e dittatoriali. Gli incendi delle foreste pluviali, la deportazione di intere popolazioni per far posto a coltivazioni intensive o a grandi dighe, i colpi di stato per continuare a inquinare come alle Maldive, i pesticidi a miliardi di tonnellate, i rifiuti sversati in mare dalle navi-fabbrica e dalla navi da crociera sono una piccola, inadeguata lista dei crimini di questo tipo di "industria", che è quella del capitalismo globale del terzo millennio.
Potevamo pensare che non reagisse di fronte a questa "grave minaccia" che è il movimento mondiale per la giustizia climatica? Che non colpisse con tutti i suoi strali il simbolo e la scintilla di questo movimento, Greta Thunberg? E' più facile insultare e diffamare una ragazzina, che non migliaia di scienziati e milioni di persone, ambientalisti, comitati, organizzazioni, popoli. E' più facile accanirsi e inventare fantasiose menzogne su un'adolescente "anomala" e la sua famiglia, che replicare ai rapporti dell'IPCC sui cambiamenti climatici e sulle loro conseguenze. Anche se questa ragazzina non fa altro che ripetere ostinatamente e coraggiosamente quello che l'IPCC tenta di far sapere al "pubblico", in primis a quei politici che dovrebbero conoscere i suoi rapporti a menadito e che invece manco li leggono.
E allora, vediamo cos'è questo IPCC, che in fondo i mediacorrente mettono la sigla, ma il più delle volte non spiegano e nemmeno sanno bene di che si tratta, e per i loro padroni è meglio così.
L'IPCC (Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico) è stato creato dall'ONU per fornire ai dirigenti politici rapporti scientifici regolari sul cambiamento climatico, le sue implicazioni, i potenziali rischi futuri, e per presentare possibilità di mitigazione e adattamento. Nell'IPCC sono rappresentati 195 paesi da altrettanti scienziati. Migliaia di scienziati da tutto il mondo collaborano inviando le loro ricerche, i loro studi.
Tutti questi scienziati (c'è bisogno di dirlo?) vengono scelti per le loro competenze, esperienze, quantità e qualità di pubblicazioni scientifiche e assenza di conflitti di interesse. Lavorano sodo per fornire tutte queste conoscenze ai dirigenti politici che... se ne infischiano e non leggono nemmeno i rapporti. Perché sono pigri? Perché tanto non ci capiscono niente, essendo ignoranti? Macché. Perché sanno bene che ciò di cui devono rispondere ai loro padroni è la difesa dei profitti e del potere di tali padroni. Che non siamo noi. Non siamo noi cittadini. I governanti di un mondo dominato dal capitalismo globale è ad esso che devono rispondere. I loro popoli possono morire di siccità e di alluvioni, possono friggere a 56 gradi assieme a terra, fiumi, piante e animali, come è successo agli indiani l'estate scorsa, o venire spazzati via da venti a 300 chilometri orari e onde che passano da parte a parte le loro isole, come è successo in settembre agli abitanti delle Bahamas. Non ha importanza per i lacché delle multinazionali, né tantomeno per i loro padroni. La più grande minaccia per loro è una ragazzina svedese dal cuore e dalla mente troppo grandi, che è riuscita a sentire la sofferenza del pianeta in agonia.
E dunque si stanno muovendo, e ci raccontano che ben 500 scienziati (ohibò, questa sì che è scienza!) hanno firmato un documento per negare che le attività umane siano la causa del riscaldamento climatico e, perché no, anche per negare che ci sia un riscaldamento climatico ma, se proprio proprio ci vogliamo credere (è difficile far credere che non esista a chi si sta ancora curando il bozzo in testa per la palla di grandine, a chi si mette a piangere rivedendo le foreste della sua infanzia rase al suolo da venti a 250 all'ora, a chi ha perso il raccolto per il freddo di maggio e così via), allora dobbiamo sapere che non è un'emergenza, è una festa! Per questo invitano i governi a "seguire una politica climatica basata su solida scienza, realismo economico e reale attenzione a coloro che sono colpiti da costose e inutili politiche di mitigazione".
E qui casca l'asino! Pardon, nessuno di noi vuole che caschino gli asini, intelligenti e altruiste creature. Qui cascano gli Azzeccagarbugli. Perché i "colpiti da politiche di mitigazione" sarebbero loro, i loro affari, i loro amici affaristi, i loro datori di lavoro.
Ed ecco a voi la "solida scienza" negazionista.
Alberto Prestininzi, professore di geologia in pensione ma lavoratore ancora attivo nel Consiglio di Amministrazione di NHAZCA, una Società "Spin Off" dell'Università La Sapienza di Roma. Spin Off. Cos'è? "Per Spin Off accademico si intende una società finalizzata all'utilizzazione economica dei risultati della ricerca universitaria", ovvero "E' quel tipo di filiazione in cui la figura imprenditoriale è rappresentata da professori... dell'università, che si distaccano dall'organizzazione di cui fanno parte per avviare un'attività imprenditoriale indipendente...".
Come vedete, né la scienza né l'istruzione sono neutrali. Ci sono i buoni e i cattivi, il bene e il male. Chi cerca di salvare il pianeta, chi cerca di salvare i suoi soldi.
La suddetta NHAZCA "rappresenta un partner di riferimento per enti e aziende che operano nell'ambito di... estrazione di gas e petrolio, sfruttamento di risorse minerarie, grandi infrastrutture..." Prestininzi Alberto è stato anche un membro del Comitato Scientifico per il Ponte sullo Stretto di Messina fino al 2013. Cioè fino alla fine del sognodelirio del ponte che nessuno voleva ma intanto c'era chi mangiava. I commenti li lascio a voi, io vado avanti con un altro esemplare della solida scienza.
Viv Forbes è un australiano che ha studiato politica, economia, finanza. Ne saprà tanto lui di climatologia! Ha lavorato come consulente per compagnie finanziarie, minerarie, agrarie; scrive su giornali come Asian Wall Street (!), Business Queensland (!), ed è stato anche candidato per il Senato australiano.
Non è finita. L'eclettico Viv è dirigente di "The Carbon Sense Coalition", organizzazione che si preoccupa di difendere e sottrarre all'estinzione... il carbone!
Non meravigliatevi, lo "scienziato" Forbes è direttore della Stanmore Coal, multinazionale del carbone, ultimo approdo dopo aver lavorato in altre sei compagnie minerario-carbonifere.
Sempre scienza è, quella di far soldi.
Ultimo di cui voglio occuparmi, ma primo dei firmatari della "solida scienza", Guus Berkhout. Ha iniziato la sua carriera nell'industria energetica nel '64, ramo Ricerca & Sviluppo. In questo contesto ha sviluppato tante belle cosine utilizzate ora dall'industria del petrolio e del gas., E di cui detiene i "diritti d'autore". Questo fior fiore di amante della scienza cerca di promuovere una politica al servizio di tale industria (evidentemente per lui i governi non fanno ancora abbastanza), e negli anni '80 ha fondato un consorzio Scienza-Industria Geofisica, che "è ora finanziato di più di 30 multinazionali". Ha lavorato come dirigente della compagnia petrolifera Shell dal '65 al '76.
Con queste referenze potete immaginarvi quante benemerenze. Siamo tra i potenti, coloro che fanno da tramiti e messaggeri tra le grandi lobbies e i governi.
Ho cambiato idea. Ve ne presento un altro, l'ultimo dei primi firmatari che si definiscono "ambasciatori della dichiarazione europea sul clima". Perché è troppo bello per essere vero: Christopher Monckton, terzo Visconte Monckton di Brenchley, pari d'Inghilterra, consigliere speciale (dice lui) della defunta Margaret Thatcher, poi proprietario di una "azienda di consigli alle compagnie multinazionali". E ai governi, naturalmente, perché aiutino le suddette. Questo terzo visconte di qualcosa però possiamo compatirlo, perché deve essere un po' picchiatello, infatti inventa balle anche su altre questioni. Millantò di aver vinto un premio Nobel, di aver trovato la cura per l'AIDS, di essere un membro della Camera dei Lords, che lo dovette smentire e diffidare pubblicamente.
Però una volta disse anche di essere stato "catastroficamente stupido", e tutti furono per una volta d'accordo con lui.
Ah, dimenticavo, non è uno scienziato né uno studioso di alcun genere. E allora, 'sti 500 scienziati? Vattelapesca.
"Tutti gli asini ci credono" dicevamo da bambini. Ma gli asini, intelligenti e sensate creature, non ci avrebbero creduto ai 500 "scienziati" che perorano la causa del petrolio, del carbone e delle compagnie multinazionali di ogni genere. Invece molti umani sì. E intendo umani in buona fede, che da quando la ragazzina Greta Thunberg ha messo in moto milioni di suoi coetanei che vogliono salvare il proprio futuro e quello di miliardi di altre creature, vanno ravanando e arzigogolando alla ricerca di "chi c'è dietro".
Dietro ci siamo noi! Milioni di persone che da decenni si battono per l'ambiente, che spiegano, scrivono, fanno comitati, lottano contro le grandi opere, vanno a parlare nelle scuole, organizzano assemblee di quartiere, coltivano biologico, fanno parte di gruppi di acquisto solidale, educano i figli a rispettare l'ambiente e a lottare per salvaguardarlo, creano associazioni e organizzazioni per difendere un fiume, una foresta, gli alberi di un viale. Dietro ci siamo noi che, a differenza di coloro che cercano "chi c'è dietro", e parlo di quelli in buona fede, non siamo gelosi di Greta, non ci domandiamo "Ma come ha fatto lei ad attivare milioni di ragazzini e ora anche di adulti, che noi lottiamo da trenta, quarant'anni e non abbiamo cavato un ragno dal buco, e dunque chi c'è dietro?"
Quanto ai politici-governantinellunicacorrente (tipo fogna), sono furbi, se no non ce la farebbero a stare a galla. Non si attacca direttamente una ragazzina e un movimento di ragazzini, si passa male a farlo. I ragazzini hanno genitori, nonni, fratelli maggiori, insegnanti che, anche nel caso raro non parteggiassero per loro, si risentirebbero alquanto verso chi li attaccasse perché si preoccupano del futuro del pianeta.
Ma sono furbi. Macron protesta perché 16 ragazzini dei Fridays for Future, tra cui Greta Thunberg e, soprattutto, due ragazzini delle Isole Marshall ormai sommerse dal mare, e che vivono con i sacchetti di sabbia intorno alle case, hanno denunciato all'UNICEF la Francia e altri quattro paesi perché non proteggono il futuro dei bambini. "Perché non se la prendono con gli USA, la Cina e l'India che inquinano più di noi?" chiede ingenuamente. E qui, ancora una volta, è implicito il "chi c'è dietro?" Finge di non sapere il perché, lo smemorato. Il perché è molto semplice: i paesi denunciati sono i maggiori inquinatori tra quelli che hanno ratificato la "Convenzione sui Diritti dei Bambini". USA, Cina e India, forse meno ipocritamente, sono tra quelli che non lo hanno ratificato, e quindi non possono essere perseguiti. Macron "fa" l'ignorante (a meno che non lo sia davvero) e i pesci boccaloni ci cascano.
Poveri pesci, pure loro a volte abboccano all'amo, come tante persone anche pregevoli, e dispiace che tra queste ci sia Messora con uno dei siti seguiti da chi spera di trovare una vera informazione, come Byoblu. "Chi c'è dietro?"
Sciocchini! Tutti questi anni di lotta e "controinformazione", cioè informazione vera, sono ciò che c'è dietro. Hanno sparso in un terreno arido i semi della consapevolezza e dell'attivismo. Ora su quel terreno arido piove, e i semi germogliano. Greta è stata la prima ad apparire, un primo c'è sempre, e chi oggi non sa più riconoscere la grandezza e la generosità di un essere umano come lei, vuol dire che forse ha troppa paura di cambiare e cerca dei pretesti, vuol dire che non avrebbe riconosciuto neanche un Che Guevara o un Gandhi, solo per citarne due che mettono d'accordo tutte le persone di buona volontà, vuol dire che il suo spirito sì, è davvero arido.
Speriamo che anche su questi poveri di spirito cada una pioggia vivificante.